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Ursula von der Leyen scatenata: emissioni, limiti più bassi

Dal 1° dicembre 2019, è presidente della commissione Ue: subito vuole un giro di vite 

Ursula von der Leyen, dal 1° dicembre presidente della commissione Ue, si mette subito in luce. Nel mirino, le Case automobilistiche. Vuole un giro di vite in fatto di emissioni inquinanti delle vetture. Eppure, una stretta è appena arrivata. Infatti, in primavera, l’Unione europea ha imposto nuovi limiti: le Case devono ridurre le emissioni medie di anidride carbonica del 37,5% tra il 2021 e il 2030. Ma per Ursula von der Leyen non è abbastanza.

Cos’ha detto Ursula von der Leyen

Ma cosa dice la commissione, ossia Ursula von der Leyen? Intende proporre norme più rigorose sulle emissioni degli inquinanti atmosferici per i veicoli con motore a combustione. Così, proporrà di rivedere entro giugno 2021 la normativa sugli standard in materia di emissioni di CO2 per auto e furgoni. Obiettivo, di garantire un chiaro percorso, dal 2025 in poi, verso la mobilità a emissioni zero.

Emissioni: qual è la situazione attuale

Oggi, i Costruttori di auto devono anzitutto ridurre le emissioni medie di CO2 del 37,5% tra il 2021 e il 2030. Ci deve essere una riduzione intermedia del 15% indicata per il 2025. Quindi, si dovrà scendere in una decina di anni da una media di 95 grammi per chilometro a una media di 60 grammi. Occhio: non è un richiamo. È un obbligo. Per chi non rispetterà i nuovi standard, scattano multe da miliardi di euro. Miliardi, sì.

Emissioni, quali soluzioni

Ma come fanno le Case a raggiungere il target di emissioni medie? Servono auto ibride e soprattutto elettriche. Chiaro che già ora c’è la corsa all’elettrico: tutto diverrebbe ancora più veloce se le idee di Ursula von der Leyen divenissero realtà. Il tutto rientra nell’European Green Deal dell’Unione europea. Che mette parecchio sotto stress le Case auto. Attenzione però: più elettrico significa più investimenti. Se aumentano le uscite, in qualche modo devono calare altre uscite di diverso genere. L’elettrico può portare anche a licenziamenti, pure massicci, se necessari. Parliamo di aziende che devono macinare profitti. Servirà che la commissione europea soppesi le proprie idee anche in prospettiva disoccupazione potenziale.

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