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Stellantis, Landini: “Problema non è green deal, non vendono nemmeno le termiche”

Il segretario della Cgil punta il dito contro Stellantis, denunciando il crollo della produzione nel nostro Paese

Stellantis Mirafiori

Un duro attacco di Maurizio Landini scuote il settore automotive italiano. Il segretario della Cgil punta il dito contro Stellantis, denunciando il crollo della produzione nel nostro Paese e sostenendo che la responsabilità non è del Green Deal europeo. Secondo Landini, il Gruppo guidato da Antonio Filosa non vende nemmeno i modelli non elettrici perché non li ha progettati, e gli investimenti mostrano un evidente ritardo. Il rischio, avverte, è concreto, soprattutto considerando le poche auto termiche ancora sul mercato, a benzina, ibride e diesel.

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Duro attacco di Maurizio Landini a Stellantis: a rischio l’automotive in Italia

Le dichiarazioni del sindacalista arrivano dopo che Stellantis ha chiesto all’Unione Europea una revisione urgente delle norme sul settore auto. Il CEO Filosa e il presidente Elkann contestano il divieto di vendita di nuove auto termiche entro il 2035, giudicandolo irrealistico, e propongono alternative come il rinvio al 2040 o la proroga selettiva per veicoli commerciali leggeri. L’azienda chiede inoltre incentivi mirati per le piccole citycar e l’adozione del principio di neutralità tecnologica, includendo biocarburanti e motori ibridi evoluti, per offrire più libertà di scelta ai clienti, come accade negli Stati Uniti.

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Landini ha incontrato la segretaria del Pd, Elly Schlein, lanciando un vero allarme sul futuro dell’industria automobilistica italiana: “A fine 2025 la produzione sarà inferiore alle 300 mila auto, contro una capacità nazionale di 1,5 milioni”. La Manovra 2026, secondo lui, non prevede investimenti pubblici, aggravando la situazione.

Fiat 500 Ibrida Mirafiori

Non sono mancate le reazioni politiche: Carlo Calenda, leader di Azione, ha criticato Landini, sostenendo che la sua improvvisa durezza nei confronti di Stellantis abbia più motivazioni politiche che industriali. Lo scontro tra sindacato, azienda e politica mette in luce tensioni profonde, con il futuro dell’automotive italiano al centro di un acceso dibattito.

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