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Citroën C1: 20 anni di vita per l’innovativa citycar francese

Certi compleanni non sono festeggiati coi giochi pirotecnici, ma meritano riguardo.

Citroen C1
Foto di wydawca da Pixabay

La Citroën C1 compie 20 anni. Non è una ricorrenza da urlo, come accade per certe auto da sogno, ma guadagna comunque una certa dose di interesse. Diversi patentati custodiscono nel cuore questa vettura, per i ricordi legati al suo uso, quando la loro età anagrafica era più bassa. La superutilitaria francese, nata per offrire una nuova opzione di scelta alla clientela, seppe accontentare i bisogni urbani e quelli di mobilità di ampie fasce di popolazione. Il prezzo contenuto abbatteva le barriere di ingresso, aprendo le porte dell’acquisto anche ai giovanissimi.

Buono il successo commerciale, testimoniato dai circa 1.2 milioni di esemplari prodotti tra il 2005 e il 2022. Molto apprezzata anche dal pubblico femminile, la citycar del “double chevron” si muoveva in scioltezza in città, grazie alle dimensioni compatte. Lunga 3435 mm e larga 1630 mm, non poneva particolari problemi neppure in fase di parcheggio, anche in virtù della buona visibilità. Inserirla in uno stallo era un gioco da ragazzi. Ovviamente lo è ancora di più oggi, in un mondo dove le misure delle auto sono cresciute in modo evidente.

Sorella della Peugeot 107 e della Toyota Aygo, la Citroën C1 fu assemblata nella Repubblica Ceca. La condivisione delle piattaforme con le altre due fu il frutto di una scelta strategica, orientata alle sinergie produttive, per abbattere i costi, con economie di scala. Una strada seguita anche da altri. La collaborazione progettuale di PSA con Toyota, però, aveva una valenza più globale, almeno sul piano geografico. Rispetto alle sorelle differiva nel frontale e nello specchio di coda.

Il debutto in società della C1 prese forma al Salone dell’Auto di Ginevra del 2005, dove fu accolta con una certa dose di curiosità. La citycar del “double chevron” fu offerta sia in versione a 3 porte che in versione a 5 porte. Su quest’ultima, ovviamente, migliorava l’accessibilità a bordo verso i due posti collocati dietro. Gli occupanti godevano di buoni volumi abitabili, specie in relazione alla media del segmento. Un valore aggiunto di non poco conto, soprattutto per chi bada alla funzionalità. Purtroppo il bagagliaio ne pagava dazio. Un problema superabile quando il divano posteriore non era completamente occupato.

Citroen C1
Foto di wydawca da Pixabay

L’allestimento interno, per quanto essenziale, offriva note di brio e creatività, nel solco della tradizione del marchio. Come le altre auto nate nell’ambito della stessa joint-venture, la Citroën C1 sfruttava schemi meccanici semplici ma efficaci sul piano dinamico. Inizialmente i motori disponibili furono due. L’unità a benzina era a 3 cilindri da 998 centimetri cubi, in grado di sviluppare una potenza massima di 68 cavalli. Quella diesel era a 4 cilindri turbodiesel common rail da 1398 centimetri cubi, capace di erogare 54 cavalli.

L’energia giungeva al suolo tramite un cambio manuale a 5 rapporti. In alternativa era disponibile anche una trasmissione robotizzata 2-Tronic a 5 rapporti. Quattro i livelli di allestimento offerti alla scelta della clientela, cui se ne aggiunse qualcuno speciale, per target mirati. Non pochi per la specifica tipologia di prodotto. La scelta divenne ancora più ampia nel 2007, quando la Citroën C1 implementò la gamma con altri tre allestimenti.

L’anno dopo giunse il restyling del modello, per tenerlo sulla cresta dell’onda. Il look non fu stravolto, ma gli interventi di piccola chirurgia seppero dare una rinfrescata al corpo grafico, offrendo una visione d’insieme diversa. Anche l’abitacolo fu investito dai cambiamenti, che si focalizzarono sui materiali, di qualità superiore. Nel 2010 la line-up produttiva perse la versione a gasolio. Rimasero in listino solo le auto a benzina, per le quali la richiesta si mantenne sostenuta.

Quando il flusso del tempo introdusse nel 2012, un nuovo restyling prese forma sulla Citroën C1. La piccola del “double chevron” ricevette un frontale reinterpretato e più grintoso, ma anche più pesante e meno armonizzato con il resto della carrozzeria, che si orientava ad una maggiore leggerezza visiva. Fu il canto del cigno. A quel punto, la citycar francese si avviò al suo congedo di mercato, per lasciare spazio alla seconda generazione del modello, con lo stesso nome. Ma quella è una storia diversa.

Citroen C1
Foto di 👀 Mabel Amber, who will one day da Pixabay