Gestire un portfolio con ben 14 marchi nell’automotive è come allevare una cucciolata affamata. Difficile impedire che ci siano “scontri” per la sopravvivenza o, meglio, che perdano slancio rispetto alla concorrenza. Per Stellantis, questi non sono tempi facili, e il nuovo CEO, Antonio Filosa, si trova di fronte a un labirinto di problemi globali. Ma è in Europa che si staglia il dilemma più spinoso, tra gli altri, uno è cosa fare di uno dei suoi marchi premium più problematici, DS.
Il 2024 è stato un anno decisamente nefasto il brand francese: le vendite sono crollate del 27%. Nel suo mercato chiave, la Francia, il declino è stato del 26%, lasciando la sua quota di mercato a un misero 1,06%. Per un produttore che si posiziona fieramente al di sopra di Peugeot, Citroen, Opel e Fiat, questo volume di immatricolazioni è, a dir poco, un imbarazzante campanello d’allarme.
La verità è che DS non ha mai funzionato come previsto. Il suo unico vero successo in termini di volume è stato il modello iniziale, la DS 3, che, con mezzo milione di unità vendute (tra il 2010 e il 2019, combinando le versioni Citroen e DS), ha impedito al marchio di tornare a essere solo un “nome del passato” basato sul leggendario squalo.
La notizia più dolorosa, che sa di vera e propria resa, riguarda i modelli futuri. Il successore dell’attuale DS 3, il cosiddetto DS N°3, che avrebbe dovuto essere lanciato nel 2028 come crossover urbano elettrico imparentato con le future Peugeot e-208 e Opel Corsa, non arriverà. Il progetto è stato bloccato in una fase così precoce da non causare, fortunatamente, un impatto finanziario significativo sui conti di Stellantis. Anche la sostituta della DS N°4, prevista per la prima metà del 2029 e basata sulla piattaforma STLA Small, sembra essersi arenata. In altre parole, i due modelli che avrebbero potuto generare i maggiori volumi per DS nei prossimi anni sono stati cancellati per il resto del decennio.
La strategia di Stellantis è ora quella di concentrarsi sui modelli di fascia più alta, la DS N°7 e la futura DS N°8. Questa mossa è dove il marchio riversa tutto il suo orgoglio nazionale, come dimostrato dalla seconda in allestimento Présidentielle personalizzata per Emmanuel Macron con la bandiera francese sulla carrozzeria.
Ma è davvero l’inizio della fine per DS? Il CEO Xavier Peugeot, in una dichiarazione che suona come un tentativo di controllo dei danni, ha definito il tutto una “ristrutturazione di un marchio che genera profitti per il gruppo”. E in effetti, questa ristrutturazione ha un senso per l’ecosistema Stellantis: mantenere i modelli più grandi fa esattamente l’opposto di ciò che fa Citroen, che si concentra sui modelli più compatti ed economici. In questo modo, Citroen si assume l’onere di ridurre l’impronta di CO2 del Gruppo, mentre DS opera in un segmento di nicchia a più alto margine di guadagno.


