Quando un’azienda globale come Stellantis decide di spostare la produzione, si scatena sempre il (almeno) un dramma industriale. Non possono mancare lacrime sindacali, storie, verissime per carità, di promesse politiche infrante e, inevitabilmente, la minaccia di un’azione legale. Questa volta, l’epica saga vede contrapporsi il governo del Canada e, appunto, il colosso Stellantis, con l’oggetto del desiderio che è la catena di montaggio della Jeep Compass.
Il Canada, con la sua proverbiale cortesia ora trasformata in forte indignazione, ha inviato una lettera infuocata al CEO di Stellantis, Antonio Filosa, minacciando apertamente di ricorrere alle vie legali. Il motivo è appunto la decisione del colosso di spostare la produzione della Jeep Compass dal Canada agli Stati Uniti, in particolare in stabilimenti che beneficiano degli ingenti investimenti e, si sospetta, delle migliori condizioni di mercato offerte oltre confine.
Il casus belli ruota attorno a un investimento massiccio e progetti strategici precedentemente concordati. Stellantis, infatti, aveva promesso importanti fondi per riattrezzare lo stabilimento di Windsor, in Ontario, e creare un centro di Ricerca e Sviluppo per l’elettrificazione. Il Canada aveva risposto con incentivi significativi, scommettendo sulla lealtà del produttore e sul futuro della manifattura automobilistica locale. Ora, a fronte dello spostamento della produzione di un modello cruciale come la Jeep Compass, Ottawa si sente tradita, o peggio, derubata del suo futuro industriale.
Il CEO Filosa ha risposto alle crescenti tensioni inviando una comunicazione interna per sottolineare che le decisioni difficili sono necessarie a causa dell’attuale “dinamica di mercato”. In soldoni, i dazi doganali statunitensi e la necessità di resilienza costringono a chiudere e riaprire dove conviene di più, e in questo momento, gli States hanno offerto un pacchetto benefit migliore.
Dietro la minaccia canadese di azione legale si nasconde la frustrazione per gli ingenti investimenti e le risorse pubbliche riversate nel settore, che ora rischiano di migrare al vento degli incentivi americani. Si teme, però, che lo spostamento della Jeep Compass sia solo la punta dell’iceberg, con ripercussioni a catena sugli stabilimenti di Windsor e Toluca (in Messico), già soggetti a sospensioni temporanee di produzione. Si parla di migliaia di posti di lavoro a rischio in Canada, e la promessa canadese di un futuro da hub per la transizione all’elettrico rischia di suonare vuota.