Nelle scorse ore ha fatto scalpore la notizia del maxi investimento di Stellantis negli Stati Uniti. Il gruppo automobilistico guidato dal CEO Antonio Filosa ha annunciato 13 miliardi di dollari di investimenti nei prossimi 4 anni per rilanciare le attività dell’azienda negli USA con nuovi modelli, nuovi posti di lavoro e alcuni stabilimenti che tornano così alla vita come ad esempio quello di Belvidere fermo da tempo. Questa notizia ha fatto molto piacere in Nord America ma come era prevedibile dalle nostre parti si registrano i primi malumori. La Fiom non sembra aver gradito questa notizia dato che qui da noi in Italia invece la produzione è quasi del tutto ferma negli stabilimenti di Stellantis.
La Fiom critica Stellantis che non investe in Italia ma si concentra negli Stati Uniti
“Stellantis ha annunciato investimenti per 13 miliardi di dollari negli Stati Uniti, mentre in Italia non si registrano piani analoghi,” hanno dichiarato Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil, e Samuele Lodi, segretario nazionale e responsabile del settore mobilità. Questo sarà il tema principale dell’incontro di lunedì 20 ottobre a Torino con il CEO Antonio Filosa. I sindacati sottolineano l’urgenza di nuovi investimenti in Italia per mettere in sicurezza gli stabilimenti, rilanciare la produzione — in particolare quella di massa — e salvaguardare l’occupazione, in un contesto di forte calo produttivo e crescente ricorso agli ammortizzatori sociali.
Per questo, spiegano De Palma e Lodi, è necessario confrontarsi “per definire un accordo per il futuro di Stellantis in Italia”. I due sindacalisti sottolineano che “il Governo non può continuare a restare alla finestra: Palazzo Chigi deve assumersi la responsabilità di affrontare la vertenza automotive”. Aggiungono inoltre che “non servono ulteriori bonus per l’acquisto di auto, ma incentivi destinati solo a modelli eco, di massa, accessibili ai lavoratori e prodotti in Italia o in Europa”. “In assenza di queste condizioni,” concludono, “è inaccettabile usare denaro pubblico per favorire i profitti delle multinazionali.”