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Fiat Chrysler Serbia: la morte di Sergio Marchionne influenzerà le operazioni di FCA nel paese?

In molti si chiedono se la morte di Marchionne influenzerà le operazioni di Fiat Chrysler in Serbia

Fiat Chrysler Serbia
Fiat Chrysler Serbia

Fiat Chrysler Serbia si interroga sul suo futuro in questi giorni dopo la scomparsa improvvisa avvenuta a luglio dell’ex numero uno Sergio Marchionne. In Serbia, FCA nel 2018 ha prodotto circa 35 mila veicoli nei primi 7 mesi dell’anno. Al posto di Marchionne è stato nominato come CEO del gruppo italo americano l’inglese Mike Manley che avrà il compito di portare a compimento il lavoro di Marchionne. In Serbia la morte di Marchionne è stata accompagnata da un totale silenzio mediatico. La cosa ha stupito non poco, visto che il governo è partner di FCA con una quota del 33 per cento in FCA Serbia. 

Fiat Chrysler Serbia: dopo la morte di Sergio Marchionne nel paese ci si interroga sul futuro di Kreagujevac

E’ stato proprio Marchionne a portare Fiat Chrysler in Serbia. Nel 2008, la Fiat è tornata a Kragujevac dove è stata costruita una delle fabbriche più moderne dell’intera Europa sorta dalle ceneri dell’ex fabbrica di automobili Zastava. Nel 2008 l’allora CEO del gruppo italo americano cercava un paese nell’est Europa dove realizzare un nuovo stabilimento. Sebbene Marchionne fosse in contatto con i governi dell’Ungheria, Bulgaria, Romania, Slovacchia e Russia alla fine la scelta cadde proprio sulla Serbia grazie ad un accordo molto conveniente con il governo del paese. 

Nei primi mesi del 2008, la Serbia ratificò l’Accordo di stabilizzazione e associazione con l’Unione europea, creando così condizioni per l’esportazione duty-free di prodotti dalla Serbia al mercato dell’UE. Questo ha permesso a Fiat Chrysler di investire nello stabilimento di Kragujevac. Adesso ci si chiede se la morte di Marchionne possa cambiare qualcosa. Lo scorso anno si era vociferato di un possibile disimpegno di FCA che avrebbe spostato la sua produzione in altri paesi dove avrebbe avuto maggiori aiuti dai governi e un costo della manodopera più basso. Al momento però queste voci non hanno trovato alcun fondamento. 

 

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