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Le 3 Ferrari stradali più potenti degli anni ’90

Forse non sono iconiche come quelle del decennio precedente, ma queste “rosse” fanno sognare ad occhi aperti.

Ferrari F50
Un esemplare della meravigliosa V12 di Maranello

Dopo la sbornia di emozioni degli anni ottanta, Ferrari si è mantenuta ai suoi abituali livelli nel decennio successivo, meno esuberante dell’altro, ma sempre generoso con gli amanti della Dolce Vita e delle cose belle. I modelli più potenti prodotti dalla casa del “cavallino rampante” negli anni novanta portano in dote l’eccellenza del marchio emiliano, in una miscela preziosa di ingegneria, stile, piacere di guida, musicalità meccaniche e passione. Volete scoprire di quali “rosse” si tratta? Non vi resta che continuare la lettura del post.

Ferrari F50

Questa è, senza ombra di dubbio, la “rossa” più esclusiva e prestigiosa degli anni novanta. Prodotta in soli 349 esemplari, ha saputo guadagnare un posto nella storia, con la forza delle sue credenziali. Si tratta di una delle opere del “cavallino rampante” più eccitanti di sempre, anche se l’ingombrante confronto con la spettacolare F40 ha reso più lenta la sua ascesa al vertice della piramide emotiva, che merita a pieni voti.

Questa magnifica creatura appartiene alla famiglia delle supercar in tiratura limitata aperta dalla GTO del 1984. L’espressione più recente della serie è LaFerrari, ora in attesa della sua erede. Rispetto alle altre, la Ferrari F50 ha un connessione più intima con le monoposto di Formula 1. La sua raffinata dotazione comprende la monoscocca in fibra di carbonio, con gruppo motopropulsore imbullonato e collocato posteriormente che, insieme alla trasmissione, svolge una funzione portante.

Una soluzione da Gran Premio, che conferma una connessione esaltata dal motore V12 derivato da quello della Ferrari 640 F1 del 1989, progettata da John Barnard e portata in pista dall’inglese Nigel Mansell e dall’austriaco Gerhard Berger. Una monoposto innovativa, che fece debuttare nel Circus il cambio semiautomatico. Sulla F50 la cilindrata dell’unità propulsiva fu portata a 4.7 litri, per allineare le sue caratteristiche ai bisogni dell’uso stradale. La grinta, le emozioni e le sonorità meccaniche restavano da corsa.

Piacere sensoriale allo stato puro

Difficile trovare un’auto che possa competere con questa “rossa” sul fronte del sound, qui godibile anche en plein-air. La Ferrari in esame, infatti, è una spider con tetto rigido asportabile. Sia aperta che chiusa, la sua carrozzeria regala emozioni stellari, ma è nella prima configurazione che esalta maggiormente, per il fascino esotico e per l’armonia espressiva, che evoca felici ricordi del passato. La nascita di questo modello fu voluta fortemente da Piero Ferrari, che coltivava il desiderio di una “Formula 1 stradale”.

Il suo sogno prese forma a ridosso del cinquantesimo anniversario della casa di Maranello, del 1997, anno in cui si chiuse il ciclo costruttivo della Ferrari F50, giunta sul mercato nel 1995. Di grandissimo spessore le performance del modello che, grazie ai 520 cavalli erogati dal suo motore, a 8500 giri al minuto, bruciava lo scatto da 0 a 100 km/h in 3.87 secondi, per raggiunge il chilometro con partenza da fermo in 21.7 secondi. La velocità massima si spingeva oltre la soglia dei 325 km/h.

Quello che le cifre non raccontano è la finezza di guida di questa “rossa”, che inebria in modo incredibile, con un comportamento stradale di straordinaria piacevolezza. Ai più curiosi diciamo che il primo esemplare della specie fu consegnato al pugile americano Mike Tyson. Tanti i personaggi che si sono innamorati della Ferrari F50, autentica regina del suo tempo. Oggi le quotazioni del modello sono in ascesa ed hanno raggiunto livelli impegnativi anche per i ricchi.

Ferrari 550 Maranello

A questa raffinata berlinetta tocca il secondo posto sul podio delle “rosse” più potenti degli anni novanta. Il suo debutto in società avvenne nel 1996. A tutti piacquero le forme date da Pininfarina alla carrozzeria del modello, ma il paragone con l’esuberanza espressiva e il carisma della Testarossa e delle sue eredi, che andava a sostituire, creava un evidente deficit emotivo. Tanto sfacciata e sportiva la sua antesignana, tanto elegante e (quasi) sobria lei.

Nel suo look si coglie qualche parentela con la 365 GTB/4 Daytona, uscita di produzione nel 1974, della quale riprese, a 23 anni di distanza, la soluzione del motore anteriore, abbandonata per quell’arco temporale dalla casa di Maranello sulle auto più sportive e prestazionali della sua gamma. Ancora oggi, la 812 Superfast, sua discendente ideale, porta i buoi davanti al carro.

La Ferrari 550 Maranello, per la purezza del suo stile, mette tutti d’accordo. Non solo estetica, però. Anche l’efficienza aerodinamica è di ottimo livello, grazie al lavoro condotto da Pininfarina alla galleria del vento. Cuore pulsante è un V12 da 5474 centimetri cubi di cilindrata, che eroga una potenza massima di 485 cavalli a 7000 giri al minuto, con un picco di coppia di 569 Nm a 5000 giri al minuto. Si tratta di un’unità propulsiva completamente diversa da quella della serie Testarossa.

Performance al vertice

Il quadro prestazionale era di riferimento per le granturismo del suo tempo. Le cifre sono molto esplicative: accelerazione da 0 a 100 km/h in 4.4 secondi, scatto da 0 a 400 metri in 12.5 secondi, chilometro con partenza da fermo in 22.5 secondi. Molto alta la velocità massima, pari a 320 km/h. Il moto è trasmesso alle ruote posteriori, con un collaudato schema transaxle. Alle qualità dinamiche della Ferrari 550 Maranello concorrono l’ottimo bilanciamento è la bontà del telaio in tubi d’acciaio saldati, che supporta una carrozzeria in lega leggera.

I freni a disco da 330 mm all’anteriore e da 310 mm al posteriore regalano delle decelerazioni perentorie, con una valida resistenza al fading, nonostante il modello non pesi proprio quanto un fuscello, coi suoi 1690 chilogrammi in ordine di marcia. Alto il comfort elargito da questa “rossa” ai suoi occupanti, avvolti da costosi pellami, in un abitacolo di grande classe, dove la caratterizzazione sportiva si coniuga al fascino della composizione.

Lo spazio interno è superiore a quello delle precedenti berlinette ed anche la visibilità e l’accessibilità sono migliori. Quanto basta a farne un’auto più adatta all’uso quotidiano, anche se meno esotica di altre opere del “cavallino rampante”. Chi amava distinguersi con stile, vivendo le emozioni dinamiche Ferrari, trovava nelle 550 Maranello una degna alleata. Dopo di lei, giunse nel listino la 575M Maranello, che nel 1996 scrisse il suo step evolutivo, in un quadro estetico meno appagante ma con performance ancora migliori.

Ferrari 456 GT e 456 M GT

Occupa il terzo posto sul podio delle “rosse” più potenti degli anni novanta questa granturismo 2+2, che è anche la più bella auto sportiva a quattro posti dell’era moderna. La Ferrari 456 GT fece il suo debutto al Garage Francorchamps, in Belgio, nel 1992, lasciando tutti affascinati per la straordinaria purezza formale del suo design, firmato da Pietro Camardella per Pininfarina. Il genio creativo dell’autore ha dato vita ad una coupé da sogno, i cui tratti morbidi e sensuali hanno segnato un cambio di passo rispetto alla 412, sua antesignana nel listino della casa di Maranello.

Anche in questo caso emerge qualche affinità stilistica con la 365 GTB/4 Daytona. Un omaggio alla storia ben calibrato, che emerge con chiarezza, ma in un quadro espressivo completamente diverso, votato alla modernità. Insomma, per farla breve, si può parlare di citazioni di alta classe, che solo gli intenditori sanno cogliere, perché in realtà nessun dettaglio è stato copiato. Questo è possibile quando la firma di un progetto è di un grande autore.

La Ferrari 456 GT è una vettura di sublime classe, dove l’armonia regna sovrana. Impossibile confonderla con altre auto, per la sua identità caratteriale. Sembra addirittura una sportiva a due posti secchi, ma c’è spazio anche dietro, per altre due persone, cui garantisce una buona abitabilità, in relazione al genere.

Cuore raffinato

La spinta fa capo a un motore V12 da 5474 centimetri cubi di cilindrata, interamente in lega d’alluminio, istallato senza modifiche pure sulla 456 M GT, affinata in altri elementi. Stiamo parlando di un gioiello della tecnica, capace di erogare una potenza massima di 442 cavalli, a 6250 giri al minuto, con un picco di coppia di 550 Nm a 4500 giri al minuto. Questo bialbero, con 4 valvole per cilindro e iniezione elettronica Bosch Motronic M2.7, spinge con grande energia, nonostante le masse in gioco.

L’accelerazione da 0 a 100 km/h richiede 5.2 secondi, per completare i 400 metri ci vogliono 13.3 secondi, mentre per mettere in archivio il chilometro con partenza da fermo devono passare 23.3 secondi. In quegli anni erano delle performance di riferimento per le vetture del suo segmento di mercato. A completare il quadro ci pensava una velocità massima nell’ordine dei 300 km/h. Il tutto condito da musicalità meccaniche degne della tradizione del “cavallino rampante”, che non ha mai deluso su questo fronte, specie con le sue opere a dodici cilindri.

Sulla Ferrari 456 GT, l’energia dell’unità propulsiva viene scaricata a terra con mediante un cambio manuale a 6 rapporti. Disponibile anche una più tranquilla versione GTA, con cambio automatico a 4 rapporti. I collaudatori della casa di Maranello, con questa vettura, riuscirono a completare un giro della pista di Fiorano in 1’35″00: un dato cronometrico di grande spessore per quel periodo storico. Basti dire, per avere un raffronto, che la più estrema 512 TR, per chiudere una tornata del circuito di casa richiedeva lo stesso identico tempo, ma facendo sudare un po’ di più.

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