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Stellantis: le piattaforme Stla non saranno solo per l’elettrico

Le piattaforme Stla faranno parte del futuro di Stellantis, ma non saranno una esclusiva delle auto ad alimentazione elettrica.

Stellantis

Anche senza pandemia e guerra di mezzo, decifrare le strategie del mondo automotive è un’impresa. Figurarsi poi in questi giorni, con l’emergenza da Coronavirus e il conflitto in Ucraina a trasformare completamente il mondo in cui viviamo. Il susseguirsi degli eventi (uno più negativo dell’altro…) ha messo in allarme chiunque. Anche lontani centinaia e centinaia di chilometri da Kiev, il clima respirato non è esattamente dei migliori. Vedere la luce in fondo al tunnel richiede uno sforzo perché, in caso contrario, saremmo completamente immersa dallo sconforto. Senza andare ad affrontare temi socio-politici, pure nell’ambito dei motori la serenità è poca. E ciò vale per qualsiasi brand e gruppo industriale, Stellantis compresa. Nonostante le buone nuove arrivate dalla dirigenza in tempi recenti, riguardanti la produzione in Italia (e soprattutto l’edificazione della Gigafactory di Termoli), gli interrogativi abbondano.

Oltre ai problemi succitati, ci sono un paio di questioni pressanti. Nella fattispecie, la crisi dei semiconduttori e il programmi Fit for 55, attraverso il quale le istituzioni Ue intendono vincolare lo stop alla commercializzazione di mezzi di trasporto spinti da propulsore tradizionale entro il 2035.

Il discorso assume le sembianze di un ultimatum: o ci si adegua oppure scompari. Vie di mezzo non sembrano essercene. I piani di riserva scarseggiano: ormai si è pressoché obbligati a muoversi in uno scenario piuttosto nebuloso. Come hanno dichiarato alcuni dei maggiori capi d’industria, quella che si prospetta è probabilmente la maggiore rivoluzione fin dai tempi dell’invenzione dell’auto. Per restare a galla, serve una strategia adeguata. E al più presto.

Stellantis: la centralità degli stabilimenti italiani

Carlos Tavares

Ecco, quindi, che la conferenza stampa detenuta dall’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, ha avuto un significato non irrilevante.

Al termine di un incontro con le organizzazioni sindacali, avvenuto lo scorso 31 marzo a Torino, il manager ha sottolineato la centralità degli stabilimenti italiani. Secondo la testata Automotive News Europe le nuove piattaforme Stla di Stellantis sono state principalmente sviluppate per veicoli elettrici alla spina. Ciononostante, sono in grado di fornire idoneo supporto alla varianti di motorizzazione a combustione, dove il mercato lo richieda. Gli sviluppi del comparto cambiano, infatti, in base alla particolare situazione territoriale.

Mentre scriviamo, manca, infatti, un’uniformità nei ritmi di sviluppo della mobilità green. Mentre il Vecchio Continente si trova piuttosto avanti coi lavori, in varie zone del pianeta il passo rimane ancora lento. Sembra di assistere a una doppia velocità, che diventa triple o quadrupla se vengono prese in analisi le realtà che si collocano esattamente in mezzo. Pensiamo agli Stati Uniti e alla discrepanza da uno Stato all’altro.

Svolta sì, ma entro certi limiti

La tesi di ANE darebbe l’impressione di contraddire quanto affermato da Stellantis negli ultimi nove mesi. Tuttavia, non è così, sebbene la novità sia notevole. L’accelerazione impressa dalle autorità comunitarie verso i modelli a basse o zero emissioni ha recentemente dato ai grandi player un deciso scossone. Si sono posti dinanzi a una strada apparentemente priva di vie secondarie. La prossima generazione di vetture alla spina di ampia diffusione dava la parvenza di sorgere esclusivamente su piattaforma modulari concepite ad hoc per tale scopo. Dunque, pensate fin dal principio sulla base dei ridotti ingombri del propulsore elettrico. E poi con un abitacolo dal pavimento che non ospita organi meccanici, bensì solo le batterie, a tutto vantaggio dell’estensione. Così si sarebbe centralizzato il peso nella zona compresa tra gli pneumatici anteriori e posteriori.

In soldoni, si prefigurava uno schema “nativo elettrico”, dal quale non si può chiaramente ricavare un mezzo con motore a scoppio o ibrido. Tra i giganti del business, Volkswagen Group è stato il primo a prendere questa strada, seguita a ruota da Renault. Entrambi mirano ad ampliare la gamma EV pure alle citycar entro il 2025. Se la direzione verso l’auto elettrica dovesse, però, subire dei rallentamenti, risulterebbe conveniente una strategia differente.

Ad esempio, quella realmente stabilita dal CEO Tavares, con le piattaforme Stla di Stellantis fin qui annunciate appositamente in forma elettrica. Invece, stando alle informazioni raccolte e condivise da Automotive News, si sarebbe verificato un cambio di rotta. Un approccio meno radicale si tradurrebbe nella possibilità di gestire qualsiasi deviazione o ritardo. Ciò poiché i pianali sarebbero appropriati pure per una generazione intermedia a motorizzazione endotermica. Si tratterebbroe, ovvero, di soluzioni multienergia. Ad una verifica in toto delle comunicazioni dell’azienda, Stellantis non si è mai tirata indietro.

Le parole dei capigruppo

Stellantis logo

Ergo, in occasione dell’evento Ev Day andato in scena l’8 luglio 2021, Stellantis avrebbe illustrato giusto una porzione del mosaico, quello “only green”. Il pianale Stla Small permetterà 500 km d’autonomia, la Medium 700 e la Large 800; destinata ai pick-up, Stla Frame con telaio separato assicura, a sua volta, 800 km di autonomia. Ciascuno di essi è configurabile per la trazione integrale, anteriore e posteriore, con batterie aventi un range di capacità tra 37 e 200 kWh. Mostrando il nuovo piano industriale Dare Forward 2030, l’ad Tavares ha paventato lo scorso 1° marzo vendite annuali globali per cinque milioni di veicoli a batteria entro la fine del decennio.

Nell’ottobre scorso, il Country Manager di Stellantis Italia, Santo Ficili, chiariva, dal canto suo, che le quattro piattaforme in oggetto sono state ideate con un grande livello di flessibilità e ognuna di esse saprà supportare la fabbricazione di 2 milioni di auto all’anno. Se la matematica non è un’opinione, esiste perciò un margine pari ad almeno 3 milioni di vetture, non elettriche. Stando ad Automotive News, il lancio di Stla Small è in programma in apertura del 2026 con il successore del suv compatto Jeep Renegade ora in commercio.

La anticiperà Stla Medium, previsto nel 2024 con un crossover full-size a marchio Ds, mentre Stla Marge si manifesterà con una nuova muscle car prestazionale di Dodge sempre nel ’24; in concomitanza, Stla Frame sosterrà il lancio di un nuovo pick-up Ram. Tutto ciò, naturalmente, con un’enorme possibilità di riallineare la fabbricazione dei mezzi a motore tradizionale in caso di ulteriori cambiamenti di scenario, finora non favorevoli all’elettrico.

 

 

 

 

 

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