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Gigafactory Termoli: “Resta da stabilire l’occupazione”

Un esponente della Fim-Cisl si dice sicuro che il progetto della Gigafactory di Termoli andrà in porto, ma permangono dubbi sull’occupazione.

Gigafactory Termoli

Marco Laviano, fresco di ingresso nella segreteria interregionale di Abruzzo e Molise della Fim-Cisl, esprime fiducia a proposito del progetto Gigafactory di Termoli. La locuzione Dare Forward 2030 crede renda bene l’idea dell’ambizione del piano strategico a lungo termine illustrato da Carlos Tavares, amministratore delegato del gruppo Stellantis, martedì scorso ad Amsterdam.

Gigafactory Termoli: posti di lavoro ancora da definire

Gigafactory Termoli

Pur esprimendo delusione per la mancata conferma il 1° marzo, durante la presentazione dei piani del conglomerato italo-francese, conoscono bene il modus operandi della nuova realtà, emersa dalla fusione tra Fiat Chrysler e PSA. La filosofia applicata non è la stessa della vecchia FCA, di conseguenza non si aspettavano commenti specifici riguardo alla Gigafactory di Termoli.

Non crede occorra farne un dramma, poiché sono consapevoli che, al di là delle notizie avute per canali interni, l’accordo con le autorità governative è definito. Rimane giusto da delineare la partnership con la nuova società ACC, basata sull’intesa tra Stellantis, Total e Daimler-Mercedes, la mamma del progetto. A onor del vero, non ha nessun tipo di aspettativa neppure per il tavolo ministeriale organizzato fissato a giovedì 10 marzo. Se fosse per lui getterebbe lo sguardo oltre.

Sede Stellantis

La Gigafactory di Termoli si farà e non ha dubbi in merito. Tuttavia, resta da comprendere a pieno quali saranno i confini occupazionali. A questo desidera si presti importanza. Stanno subendo delle forti contrazioni di mercato, a causa della crisi del settore automotive, ma anche per via delle criticità inerenti all’approvvigionamento delle forniture e dei componenti. Nell’area produttiva del motore T4, che fino poc’anzi era sfruttato al massimo potenziale, oggi si lavora poco a causa dei pezzi che non arrivano dal Messico e stanno facendo un passo indietro.

Ma domani – si è chiesto Laviano -, nel momento in cui l’endotermico verrà meno, al 50 per cento entro il 2030 e il 100 per cento nel 2038, quali saranno le ripercussioni sulla transizione ecologica? Dal canto loro, non hanno chiaro quale sia l’esatto piano industriale. Non è stato finora localizzato dove e come fare le produzioni.

 

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