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Stellantis Cassino: salari scarsi e nuovi stop

I sindacati chiedono un vertice col governo per le vicissitudini dello stabilimento Stellantis di Cassino

La misura è colma, probabilmente questo quello che pensano adesso i sindacati per lo stabilimento Stellantis di Cassino Plant.

Oggi la fabbrica è tornata in chiusura, sempre per le note vicende della carenza dei microchip di provenienza asiatica.

La crisi dei semiconduttori e le difficoltà di approvvigionamento dalla Cina, da Taiwan e dalla Corea, sono alla base dell’ennesima chiusura della fabbrica di auto dell’Alfa Romeo.

Tra semiconduttori e crisi delle vendite dei veicoli della gamma della casa del Biscione, non è la prima volta che i lavoratori restano a casa a Cassino.

E le buste paga ne risentono. Così i sindacati puntano i piedi.

Stellantis Cassino, i sindacati in campo per difendere gli operai

Alfa Romeo Cassino

Dopo la nuova fermata dello stabilimento di Cassino, i sindacati scendono in campo e lo fanno a piedi uniti.

Il nuovo stop è la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, con zero certezze sul futuro e con lo stabilimento di Cassino di cui poco si parla anche sui progetti futuri.

Le continue fermate abbattono le buste paga dei lavoratori ed i sindacati chiedono con la massima urgenza di essere ricevuti  dal presidente del Consiglio dei Ministri e dal governo.

 

Allarme rosso tra i lavoratori

Con lo stop di lunedì 22 dicembre, siano arrivati già a 5 giorni di chiusura per lo stabilimento Stellantis di Cassino. Già 5 giorni di chiusura nel mese di novembre, con un trend che non da segni di migliorie.

Lo stabilimento Fca di Cassino Plant raggiunge la ragguardevole quota di 80 giorni di chiusura da inizio 2021.

Numeri enormi che rappresentano in pieno le preoccupazioni dei lavoratori e che motivano le iniziative delle parti sociali.

Dalla Fiom un quadro duro ma realistico della situazione

La Fiom Cgil è una delle sigle più rappresentative in ogni stabilimento Stellantis della penisola, compreso Cassino Plant. Il segretario nazionale dei metalmeccanici della Cgil, Michele De Palma, in qualità di responsabile del settore auto della Fiom, ha spiegato bene la situazione.

Infatti, il leader della Fiom, insieme al coordinatore nazionale Fiom del settore Automotive, Simone Marinelli, ha sottolineato l’aumento spropositato del ricorso agli ammortizzatori sociali. E poi, l’assenza di un piano industriale e la mancanza di forniture. Tutte cose queste, che stanno impattando negativamente sui salari. E naturalmente sono cose che stanno andando a determinare una incertezza sul futuro dei lavoratori di Stellantis e delle aziende dell’indotto a partire dalla Marelli.

Propri per questo la Fiom, con le altre sigle di rappresentanza sindacale, chiedono un confronto con il presidente del Consiglio ed i ministri competenti. In altri termini, la Fiom chiede

“un provvedimento straordinario e risorse dedicate per un piano della transizione che promuova l’occupazione e garantisca la riduzione delle emissioni dei veicoli e nel ciclo produttivo accorciando la filiera e impedendo le delocalizzazioni”.

La posizione della Fim Cisl, anche Uliano non nasconde preoccupazione

Come la Fiom, anche la Fim in rappresenta dei metalmeccanici della Cisl, sono seriamente preoccupati.

“La Fim non assisterà in silenzio al declino di uno dei settori industriali più importanti del nostro Paese e al conseguente impatto negativo sull’occupazione. In Italia il già previsto cambio delle motorizzazioni mette a rischio oltre 60.000 posti di lavoro”.

Sono le parole di Fernando Uliano, leader della Fim.

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