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Stellantis Melfi: aria di mobilitazione anche nell’indotto

La situazione nello stabilimento lucano di Melfi è in via di esplosione, nell’indotto persi decine di posti di lavoro, e si lavora 5 giorni al mese.

Stabilimento Stellantis di Melfi

Riunioni, assemblee, comitati e summit sono all’ordine del giorno per la situazione del polo produttivo Stellantis a Melfi. Non è buona la situazione che regna all’interno di quella che resta l’area produttiva più importante di Stellantis in Italia.

Nel polo produttivo dove storicamente FCA e adesso Stellantis costruiscono oltre la metà delle auto del gruppo prodotte in Italia, la crisi si sente. Cassa integrazione continua, solo 5 giorni di lavoro al mese e posti di lavoro in fumo. Sono queste le cose a cui i lavoratori dell’area industriale lucana subiscono quotidianamente.

Ed a poco servono le promesse future di portare a Melfi la produzione di 4 nuovi veicoli elettrificati dal 2024. Intanto vengono tagliati decine di posti di lavoro nell’indotto e grazie a incentivi all’esodo e programmi previdenziali nazionali, molti lavoratori scelgono di licenziarsi e lasciare l’azienda.

Nelle ultime assemblee sindacali e negli ultimi incontri con le istituzioni locali, si evidenzia che la misura sembra colma. C’è aria di mobilitazione, c’è aria di scioperi e azioni da parte dei sindacati, le cui assemblee sono molto partecipate.

Da un incontro istituzionale, esce fuori l’unione di intenti tra sindacati e amministratori

È un novembre pieno di incontri ed iniziative, perché alle ultime assemblee sindacali tenutesi in fabbrica a Melfi, vanno aggiunti incontri istituzionali non meno importanti. Lo stabilimento di località San Nicola di Melfi rappresenta per la Basilicata e per le aree limitrofe la principale fonte di Pil e reddito. Sono tantissime le famiglie della zona che vivono grazie al polo produttivo della Basilicata.

Inevitabile che la crisi che sta attraversando lo stabilimento, si ripercuota anche sulla vita delle persone. E per esempio, il 5 novembre scorso presso il Comune di Melfi, si sono riuniti amministratori locali, sindacati e perfino rappresentanti della chiesa.

Segno indelebile che occorre unione di intenti ed occorre fare quadrato intorno alla precaria situazione di Melfi e del suo stabilimento. Nel summit nella sala consiliare dell’Ente, il sindaco della cittadina lucana ha convocato tutte le sigle più rappresentative del comparto metalmeccanico, cioè Fim Cisl, Uilm, Fiom Cgil, Ugl e Fismic. Hanno partecipato tutti i sindaci del comprensorio ed il Vescovo di Melfi.

I tre punti cardine sul da farsi per Stellantis Melfi

Stellantis

Dal summit ha preso forza la volontà di costruire insieme il futuro della fabbrica e di monitorare l’operato dell’azienda, che come si sa ha un occhio sempre verso l’utile e verso gli azionisti, spesso a discapito dei lavoratori. Come già da tempo sostengono i sindacati metalmeccanici, serve aprire un tavolo permanente al Ministero dello Sviluppo Economico a Roma.

Tutti i sindacati a livello nazionale chiedono questo, perché ciò che si vive a Melfi non è differente da ciò che succede a Mirafiori, a Cassino, a Pomigliano e così via. Un tavolo permanente al MISE di Roma che serve sempre di più adesso che ci sarebbero da dividere le dotazioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Sono stati evidenziati tre punti cardine di ciò che occorrerebbe fare per salvaguardare Melfi.

In primo luogo, come si legge sul sito “Basilicata24.it”, occorrerebbe “definire linee ed iniziative di consolidamento del complesso Stellantis. Oltre ad una diversificazione possibile in nuove filiere, quali l’allestimento dei mezzi ferroviari, attrattive verso un indotto di media dimensione secondo filoni di promozione e di facility connesse alla Zes”.

Poi, in materia di transizione elettrica, occorre “riempire il tutto con programmi produttivi afferenti alla componentistica, idonei a preparare le nuove frontiere produttive e ad integrare l’impiego della manodopera”. E l’importanza di Melfi deve essere messa in risalto, non si può fare diversamente. Occorrerebbe “rendere più attrattivo il polo di Melfi con la realizzazione in tempi brevi di una fitta rete di infrastrutturazione materiale ed immateriale, qualificando le esternalità dell’area, la logistica, la definizione a raggiera di connessioni veloci verso i corridoi Adriatico-Tirrenico e sul versante Jonico”.

A Melfi proseguono le assemblee sindacali, soprattutto per l’indotto

Proseguono quindi gli incontri e le assemblee dei lavoratori dello stabilimento Stellantis nella zona industriale di San Nicola di Melfi. Incontri che hanno nei sindacati la loro matrice.

Infatti si tratta di assemblee dei metalmeccanici di Cgil Cisl e Uil.

Per esempio l’altro giorno Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm hanno incontrato i rappresentanti dei lavoratori dipendenti dell’indotto.

“Questa crisi sta dentro una visione programmatica in questa fase della transizione. Noi dovremo utilizzare bene le risorse che avremo a disposizione nei prossimi anni perché Melfi, Stellantis ed il suo indotto hanno una grande potenzialità”, questo l’appunto mosso da Angelo Summa della Cgil.

La questione dell’indotto continua a tenere banco inevitabilmente. Questo perché se la crisi dei chip shortage (i famosi semiconduttori) contagia le attività della fabbrica centrale, limitandone le attività, ancora peggio va per l’indotto. Che non ha, dal punto di vista delle tutele, alcun paracadute per i lavoratori.

Cosa è emerso nell’assemblea a Melfi

Serve una comunione di intenti tra istituzioni, sindacato e lavoratori.

“Anche per questo motivo è fondamentale che la Regione, insieme al sindacato e le istituzioni, siano in grado di definire l’allocazione delle risorse. Perché qui ci sono grandi competenze e nella transizione energetica dovremo saper valorizzare questo aspetto”, questa la linea guida dei sindacati.

Per esempio Giovanni Ottomano, sindacalista dei metalmeccanici Cisl, ha sottolineato che “l’anello debole della vertenza Stellantis è proprio l’indotto dove si sono persi già decine di posti di lavoro. Qui oggi si lavora non più di cinque giorni al mese. E sebbene grazie al tavolo voluto dalle segreterie nazionali siamo arrivati ad avere un piano industriale che prevede la produzione di 4 modelli elettrici a Melfi il problema è come arrivare al 2024 senza perdere altra occupazione. La Regione sia parte attiva di questa trattativa”.

Un autentico appello quello lanciato da Ottomano ai vertici regionali.

A Stellantis a pagare sono sempre i lavoratori

Purtroppo è una situazione che si protrae da tempo ed i sindacalisti lo hanno rimarcato ai lavoratori. Sono sempre i lavoratori a pagare il prezzo più alto.

“Chiediamo a Governo e Regione Basilicata l’apertura ed un confronto vero con sindacato e imprese. Non si può pensare che i lavoratori paghino sempre il prezzo più alto ogniqualvolta siamo difronte ad una crisi. Questo è un territorio che negli anni ha dimostrato di avere grande competenza e produttività al contrario va premiato e non penalizzato”, questo per esempio il pensiero di Giorgia Calamita del direttivo Fiom della Basilicata.

E non poteva mancare all’assemblea il riferimento all’incontro del 5 novembre  voluto dal primo cittadino di Melfi.

Ci ha pensato Marco Lomio della Uilm. “Il 5 novembre scorso da quel proficuo tavolo è venuto fuori un documento fondamentale che si riassume nella richiede di attenzione massima da parte della Regione Basilicata. All’assessore Cupparo chiediamo di riaprire il tavolo sulla vertenza Stellantis in tempi brevissimi”.

Appello cui si è sposato Giuseppe Maglione, sindaco di Melfi. “Mi sento vicino a tanti lavoratori che vivono un momento davvero difficile. Per questo motivo trovo importante anche il ruolo svolto dalle forze sindacali che proprio in questi giorni stanno svolgendo delle assemblee davanti i cancelli di ingresso delle fabbriche dell’indotto Stellantis”.

Il primo cittadino di Melfi ha voluto porgere la spalla ai lavoratori e allo stesso tempo, congratularsi con l’operato delle forze sindacali.

Tra l’altro nell’incontro convocato il 5 novembre proprio da Maglione, dove arrivati alle 3 richieste di cui abbiamo trattato nella prima parte dell’articolo.

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