Nelle fabbriche italiane di Stellantis succede di tutto in questi ultimi tempi. Chiusure delle attività per la cronica mancanza di semiconduttori. Chiusure di intere linee produttive. Lavoratori precari a cui non viene rinnovato il contratto e lavoratori a cui vengono offerti incentivi, sia statali che dell’azienda, per le dimissioni volontarie.
Ma come se non bastassero già tutte queste problematiche, ecco che emergono tutte le cattive modalità di comunicazione che l’azienda adotta con i diretti interessati delle stesse comunicazioni, cioè i lavoratori.
Anche le chiusure degli stabilimenti finiscono con l’essere comunicati ai lavoratori solo all’ultimo momento, cosa intollerabile questa secondo i sindacati e noi aggiungiamo, secondo logica. Melfi come Mirafiori, Pomigliano come Grugliasco. Non ci sono stabilimenti dove la situazione vada meglio di un altro.
Le ultime notizie sullo stop alle attività riguardano Cassino e lo stabilimento di Piedimonte San Germano, sedi di un polo produttivo Stellantis molto importante.
La situazione a Cassino Stellantis è all’esasperazione, dure critiche dei sindacati all’azienda
L’azienda ha appena diramato la chiusura dello stabilimento di Cassino Plant fino all’11 ottobre. Fin qui niente da dire, perché Cassino segue ciò che sta accadendo a Melfi, alla Sevel di Atessa ed un po’ in ogni stabilimento di Stellantis in Italia. La crisi dei microchip è ormai in pianta stabile nell’attualità delle fabbriche italiane del colosso nato da fusione italo francese tra FCA e PSA.
Ciò che i sindacati lamentano su quello che accade a Cassino, è il metodo utilizzato dall’azienda per comunicare queste chiusure.
“Gli stabilimenti italiani di Stellantis, sono fermi al 90%, non hanno lavorato mediamente per più di 5-6 giorni nel mese di settembre”, così inizia una autentica reprimenda da parte del segretario nazionale della Fim Cisl Ferdinando Uliano.
Poco lavoro a settembre nello stabilimento di Cassino, ed è lo stesso anche a Melfi, nonostante in Basilicata parliamo della fabbrica italiana di Stellantis che produce più della metà delle auto del gruppo nel Bel Paese.
Ma oggi appare ancora più evidente che in Stellantis si vada avanti alla giornata, come lo stesso Uliano sottolinea. Con il concreto rischio che i lavoratori finiscano con il perdere i loro diritti, molti dei quali maturano solo con le giornate di lavoro effettivamente svolte.
“Le comunicazioni ufficiali riguardanti lo stop alla produzione e, quindi, l’attivazione dei contratti di solidarietà per gli operai, giungono meno di 24 ore prima. In alcuni casi nella stessa giornata, come accaduto giovedì scorso”, questo l’assurdo, con lavoratori che manca poco e vengono informati delle chiusure mentre sono in auto i sul bus, cioè mentre si recano a lavorare.
Lavoratori e sindacati sbottano, perché la situazione è diventata insopportabile
La cronaca di quanto successo oggi 7 ottobre è eloquente. Alle ore 12:30 di oggi infatti, l’azienda ha comunicato che da domani lo stabilimento di Cassino Plant andrà in pausa sempre per la solita questione della carenza di componentistica.
Ritorno alle attività di fabbrica solo lunedì 11 ottobre, anche se restano seri dubbi riguardo ad una ipotetica prosecuzione dello stop alle attività.
La modalità comunicativa adottata dall’azienda, non va giù ai sindacati e ai lavoratori. Ormai appare chiaro e si tratta delle stesse cose che da settimane vengono ripetute dai rappresentati degli operai. E sicuramente sarà una cosa di cui si parlerà alla riunione convocata proprio per lunedì 11 ottobre al Mise, alla presenza del Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, quando sindacati e azienda torneranno a sedersi al tavolo delle trattative.
“Non è possibile che in un colosso come Stellantis ci si riduca a lavorare alla giornata come fosse un’azienda a conduzione familiare”, questo ciò che sottolinea il segretario della Fim Cisl.
L’incontro dell’11 ottobre servirà per fare arrivare le lamentele direttamente a chi dovrebbe essere interessato
“Gli stabilimenti italiani di Stellantis, sono fermi al 90%, non hanno lavorato mediamente per più di 5-6 giorni nel mese di settembre. Stessa situazione, anche se meno accentuata, si registra anche negli stabilimenti Stellantis in Francia e Germania con chiusure nell’ordine del 50-60% della capacità produttiva”, questo il quadro presentato da Uliano.
Il fatto che le previsioni nel breve periodo non propongono nulla di buono, è allarmante. Infatti pare che se qualcosa migliorerà, questo accadrà solo a marzo o aprile 2022. Quindi, ancora lunghi mesi di aperture (poche) e chiusure (tante). Ed il prezzo più alto lo pagano, come è naturale che sia, i lavoratori. Costretti continuamente alla cassa integrazione.
E lo stesso sta accadendo dappertutto per Stellantis in Italia. Allo stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano quindi, sarà un venerdì di chiusura, come già confermato dalla stessa azienda,anche se in maniera tardiva come abbiamo accennato in precedenza.
La direzione ha comunicato il fermo produttivo per domani, venerdì 8 ottobre, a causa della mancanza di componenti. Ed anche a Piedimonte San Germano si farà ricorso ai contratti di solidarietà. Nello stabilimento laziale venerdì sarà il secondo giorno di stop dopo quello di lunedì scorso, in una sola settimana.
Molto di più si una semplice crisi quindi anche per lo stabilimento in provincia di Frosinone dove una volta la Fiat prima ed FCA poi, sfornavano la Ritmo, la 131, e poi le Alfa Romeo Stelvio. Solo lunedì probabilmente si potranno avere chiarimenti su cosa accadrà anche nel Lazio per gli stabilimenti Stellantis.
L’attenzione è rivolta tutta verso il summit in programma a Roma al Mise.