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Stellantis: 390 nuovi esodi e 12.000 tagli globali

Accordi per le uscite incentivate, il programma di riduzione di 12.000 unità per Stellantis va avanti

Stellantis

Non è il primo e non sarà nemmeno l’ultimo accordo tra Stellantis e sindacati relativo alle incentivazioni all’esodo.

Ma è esattamente ciò che hanno fatto il 22 settembre scorso, cioè un accordo per nuove uscite incentivate. Non certo il miglior modo per smentire voci sul progetto aziendale che prevede una riduzione di 12.000 unità lavorative.

Il piano di Tavares è sempre quello di contenere i costi di Stellantis

L’ultimo accordo sull’esodo incentivato riguarda i dipendenti che si trovano a non più di 5 anni dalla pensione. Si tratta di 390 lavoratori che adesso lasceranno Stellantis.

Da quando è nato il nuovo gruppo di Stellantis, il trend sulle dotazioni organiche è ormai delineato e parla di riduzioni.

Il numero uno della società nata dalla fusione tra FCA e PSA, cioè il CEO portoghese Carlos Tavares, ha subito detto che in Italia occorreva tagliare i costi degli stabilimenti.

Nonostante le promesse di salvaguardia dei livelli occupazionali Tavares punta a ridurre la forza lavoro italiana di 12mila unità. Questo sembra il piano. Anche per questo pare che Stellantis abbia estinto un vecchio prestito di FCA con garanzia statale.

Un prestito che esponeva FCA e quindi adesso Stellantis, a salvaguardare i livelli occupazionali delle sue fabbriche. Un pegno per l’aiuto dello Stato nell’ottenere il prestito. Prestito estinto e pegno non più vincolante. In termini pratici, via libera per il colosso dell’Automotive, a fare quello che vuole.

Italia particolare come attività produttive, Stellantis non fa eccezione

Probabilmente Carlos Tavares si sarà reso conto immediatamente che c’è una netta differenza tra Francia o Germania e l’Italia in termini di attività produttive negli stabilimenti.

E non parliamo solo dei costi di produzione ritenuti, come detto, più alti.

In Italia intorno alle singole fabbriche di Stellantis, c’è un mondo fatto di piccole attività, picvold fabbriche, che formano l’indotto.

Piccole realtà spesso a conduzione familiare che però danno lavoro a migliaia di lavoratori.

L’indotto lavora sulle commesse di Stellantis. È evidente che venendo meno la produzione della casa madre, i più esposti a rischi sono i lavoratori dell’indotto.

Lavoratori importanti per l’economia della Regioni dove sorgono gli stabilimenti del colosso italo francese, ma forse meno per i vertici aziendali.

E poi in Italia si fa un gran uso di lavoratori provenienti da Agenzie di lavoro interinale. Sono i cosiddetti lavoratori somministrati, che tutto sono tranne che lavoratori stabili e quindi precari assoluti.

La vertenza Sevel dove oltre 300 lavoratori somministrati potrebbero perdere il loro posto di lavoro alla Società Europea Veicoli Leggeri di Atessa , lo dimostra.

I tagli della forza occupazionale parte sempre dai precari. È lì che battevano da sempre i sindacati, chiedendo nello specifico della Sevel di Atessa la stabilizzazione dei tanti interinali che da tempo prestano servizio proprio in Val di Sangro.

Richieste che evidentemente non hanno avuto risposte positive se è vero che adesso oltre 300 di questi somministrati rischiano di non vedersi rinnovare il contratto.

La formula utilizzata da Stellantis è ormai chiara

Fin dai primi giorni di vita di Stellantis il CEO Carlos Tavares ha sottolineato l’esigenza di contenere costi ed eventualmente sprechi negli stabilimenti italiani del gruppo. Tra status quo non più sostenibile, servizi esterni, linee di produzione e delocalizzazione i altri stabilimenti, l’azienda sta adottando tutto quello che inizialmente si temeva.

Tra gli strumenti utili agli obbiettivi dell’azienda, sicuramente gli esodi incentivati. Secondo alcune ricostruzioni e indiscrezioni, come si legge sul Fatto Quotidiano, Carlos Tavares ha in mente di tagliare di 12.000 lavoratori l’organico generale che Stellantis ha in Italia. Oggi l’azienda conta 66.000 unità e sempre in base a ciò che si legge sul giornale, si dovrebbe scendere a 54.000.

Stellanti e incentivi all’esodo, sicuro che siano solo i prossimi alla pensione a sfruttarli?

E l’inizio di quello che a tutti gli effetti è un piano di riduzione della forza organica, parte dai tagli del personale più anziano. C’è da dire però che anche se si tratta di un piano di incentivazione all’esodo per chi si trova a pochi anni dalla pensione, segnalazioni da diversi stabilimenti dove sono stati raggiunti questi accordi, mostrano uno scenario differente.

Sono infatti molti i giovani che di fronte ad offerte allettanti di incentivazione alle dimissioni volontarie, hanno preferito fare cassa e lasciare il lavoro (o stanno meditando di farlo). Soldi per lasciare il lavoro anche per i giovani sono un forte incentivo, anche perché un giovane può oggettivamente, trovare un nuovo lavoro, oppure mettersi in proprio, forte di dotazioni economiche prima non possedute e adesso offerte da Stellantis purchè dimissionari.

Accordi sugli incentivi alle uscite sono stati raggiunti a Melfi, a Mirafiori, per Maserati e per la Teksid. Le mani libere che l’azienda adesso ha, permettono queste iniziative. Il rimborso del prestito a garanzia statale che ne condizionava l’operato, come detto prima, è stato saldato con l’accensione di altre linee di credito ma prive di condizionalità.

In calendario un summit al Ministero dello Sviluppo Economico per il giorno 11 ottobre

 Intanto per il giorno 11 ottobre prossimo è stato messo in calendario il tanto atteso summit con Stellantis da parte dei sindacati. Incontro che servirà a dirimere diverse questioni, in primo luogo quelle dei tagli di personale.

Sarà un incontro che mai come in questa fase appare importante. Sono in effetti troppe le voci relative a delocalizzazione e riduzione delle attività in Italia. È vero che oggi la crisi dei microchip è il motivo principale per cui le fabbriche si fermano continuamente.

Ai lavoratori però interessa sapere pure se l’azienda ha in qualche modo, l’interesse a spostare investimenti, forza produttiva e forza lavoro nei Paesi dell’Est Europa, dove le condizioni di tassazione sono allettanti se si guarda dal punto di vista aziendale.

Basti pensare anche in questo caso alle notizie che provengono dalla Polonia e da Gliwice, dove Stellantis ha riconvertito una fabbrica della Opel in una che costruirà furgoni come in Abruzzo. Concorrenza non propriamente leale che mette paura immaginando che Stellantis possa decidere di punto in bianco di potenziare la produzione all’Est (anche in Slovenia per esempio), tagliando in Italia.

Come al solito sarà un summit ufficiale, con sindacati ed azienda ospiti al Ministero dello Sviluppo Economico, con la presenta del titolare del dicastero, Giancarlo Giorgetti in rappresentanza del governo.

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