Stellantis ha superato il bivio che tanto atteso era, quello del cambio di produzione dal termico sull’elettrico.
Infatti sembra tutto già organizzato, anche se si parla di 2024/2025.
Infatti ai progetti di investimento futuri, quelli che portano all’elettrico in tutti i brand del Colosso italo francese dell’Automotive, si contrappongono le ripetute casse integrazioni e le riduzioni nette di produzione nelle fabbriche italiane di Stellantis.
Vediamo adesso di riepilogare l’attuale situazione e quello che accadrà in futuro.
Da Fiat ad FCA e poi Stellantis, cambia davvero poco
La cassa integrazione sta ai lavoratori degli stabilimenti italiani di Stellantis come lo era per FCA prima, cioè una costante.
Non c’è stabilimento italiano che lavora a regime. Tutti sotto produzione, con l’azienda che a giustifica parziale di questa situazione, prima parlava di crisi dei microchip, dei semiconduttori.
A dire il vero questa è realtà. Tutte le cose costruttrici mondiali, anche colossi come Volkswagen e Toyota hanno lamentato questo calo di forniture. E poi si è messa pure la crisi di mercato, che da un paio di anni era già in atto prima della fusione tra FCA e PSA da cui è nata Stellantis.
Crisi acuita col Covid naturalmente. E così chiusura delle attività a fasi alterne, riduzioni degli occupati in fabbrica messi in Cig a scaglioni.
Una situazione di cui oggi si parla meno per via delle ferie, ma che dopo l’estate tornerà tristemente in voga.
Le cose che poco si capiscono su Stellantis
La crisi economica che i vertici aziendali adducono come una delle cause degli stop continui alla produzione, si scontra con i dati che proprio la settimana scorsa il CEO dell’azienda ha pubblicato.
Dati degli utili del primo semestre 2021 che Carlos Tavares ha pubblicamente messo in evidenza.
E sono dati che mettono in luce un notevole balzo rispetto al 2020, anno però che ha dovuto fare i conti col Covid.
Nel 2019 le cose andavano meglio, ma la ripresa è evidente.
Un segno più che di scontra vol fatto che nelle fabbriche di viaggia a regimi ridotti.
E poi vi sono stabilimenti dove ad ogni cassa integrazione segue un cospicuo ricorso ai lavoratori interinali, che per molti hanno l’aspetto della beffa.
Il programma futuro di Stellantis, si va verso l’elettrico
Nel frattempo è successo di tutto. A Melfi alla ripresa si farà i conti con il taglio della linea produttiva della Jeep Compass.
Il SUV Jeep finirà sulla stessa linea di Jeep Renegade e Fiat 500X. Un taglio di linea che in località San Nicola di Melfi, sede della più importante fabbrica di auto di Stellantis in Italia, porterà a modifiche per le attività lavorative.
Si tornerà ai 20 turni, o meglio, ai 19,5 turni (20 turni a settimane alterne).
Nella linea tagliata, probabile arrivino attività di assemblaggio oggi appannaggio dell’indotto.
Ed è proprio l’indotto di Stellantis un po’ ovunque che preoccupa e non poco. Piccole fabbriche che però danno lavoro ad una moltitudine di persone e famiglie e che vivono di commesse del colosso Stellantis.
E la politica dei tagli paventata da Tavares in visita a Torino ad inizio anno, mette agitazione proprio sull’indotto.
A poco serve il fatto che si parla di potenti investimenti verso l’elettrificazione.
La riduzione dei costi di Stellantis è il primo obbiettivo per l’Italia
Come detto, Carlos Tavares ha da sempre sottolineato come produrre auto in Italia sia terribilmente meno economico che in altri Paesi.
E per Tavares occorre ridurre i costi, soprattutto alla luce del fatto che con il passaggio all’elettrificazione, produrre auto avrà un incremento del costo anche del 40%.
E in Italia non si può mantenere lo Status Quo, cioè non può rimanere tutto così come è adesso.
Lo ha detto Tavares che continua la sua politica dei tagli.
Nessuno perderà il posto di lavoro, è quanto detto a più riprese da Tavares e soci a chi chiedeva numi sul futuro degli stabilimenti italiani. Detto quindi dell’indotto, ciò che emerge è pure un rischio concreto di riduzione dei livelli occupazionali interni a Stellantis.
Lo dimostra il fatto che ovunque sono scattati i piani di incentivazione all’esodo, prima per i prossimi alla pensione e poi anche per chi volontariamente decide di licenziarsi.
L’azienda, con l’avallo dei sindacati, ha deciso di offrire soldi a chi si licenzia.
Un taglio di personale in piena regola, mascherato da incentivi all’esodo volontario.
Che rientri tutto nella riduzione dei costi aziendali è assai probabile.
Elettrificazione , dal 2024 si inizia?
Nel frattempo, disco verde per il progetto elettrificazione. A Melfi per esempio, dal 2024 si pr vede l’avvio della produzione di 4 nuove auto elettriche.
Una rivoluzione di produzione profonda. Che però non intaccherà la grande mole di auto che il sito produttivo in Basilicata continuerà ad avere. Anche con una sola linea, Tavares sostiene che dalla Basilicata saranno 400.000 veicoli annui ad essere sfornati.
Bisogna ricordare che Melfi è lo stabilimento italiano che storicamente produce più della metà delle auto che già FCA produceva nel bel Paese.
Ma c’è di più perché a Termoli si è deciso di costruire per il 2025 una Gigafactory, una fabbrica di batterie per auto elettriche.
Non a Mirafiori, dove si produce già la Fiat 500 E e nemmeno a Melfi, nell’ex stabilimento FCA dove come detto saranno 4 i veicoli elettrici ad essere prodotti dal 2024. Sarà Termoli, in Molise la sede designata per la fabbrica di batterie.
Forse perché li adesso si producono motori termici presto in disuso. O forse perché proprio per via del calo delle richieste dei motori termici, la fabbrica di Termoli lavora da mesi a basso regime.
Resta il fatto che Tavares e soci hanno scelto nel Molise la Regione dove insediare la terza fabbrica di batterie elettriche in Europa, dopo Francia e Germania.
E rispetto a quello che sarebbe successo a Mirafiori, i fondi pubblici a sostegno dell’iniziativa Gigafactory a Termoli, sarebbero di più.
Per una azienda che mira alla riduzione dei costi, non è cosa da poco questa.