Quando si parla di auto elettriche, una delle prime criticità che emergono si chiama disoccupazione. Siccome le vetture a batteria hanno meno componenti di un mezzo termico, allora servono meno addetti, con ripercussioni negative in Europa e nel mondo. Ma l’amministratore delegato del Gruppo Volkswagen a livello globale, Herbert Diess, reputa contenuto l’impatto dell’elettrico sull’occupazione.
Per il grande capo VW, colosso che sta scommettendo fortissimo sull’elettrico, gli scenari negativi che a volte vengono disegnati sono esagerati. In un’intervista all’agenzia tedesca DPA, Diess definisce eccessive le preoccupazioni sollevate da esponenti automotive, politici e sindacalisti sulle conseguenze dell’elettrico. Che si faranno sentire ancor più nei prossimi anni vista la pressione Ue, intenzionata a far produrre solo elettriche dal 2035.
Diess, com’è nel suo stile, è preciso: “Noi rimarremo una Casa automobilistica anche tra dieci anni. Per costruire molte auto, ci sarà bisogno di molte persone nelle linee produttive anche nel 2030 e tanti lavoratori svolgeranno attività molto simili a quelle di oggi”.
Va anche detto che le macchine saranno sempre più automatizzate. Eppure, “essenzialmente le attività manifatturiere non spariranno”, sostiene Diess. “Cresceremo nell’area software con nuovi dipendenti. Tuttavia, a differenza di altri settori, il cambiamento nell’industria automobilistica richiede molto tempo: per noi due cicli di vita di un solo modello valgono 15 anni”.
Auto elettriche: in cerca di equilibrio
Diess evidenzia che quanto si perde in un settore, si recupera in un altro. se continuiamo a seguire un percorso positivo, possiamo tranquillamente salvare gran parte dei posti di lavoro, crescere in alcune aree e ridimensionarci in altre.
In quanto ai fornitori, Diess dice che il 70% sta attraversando questa trasformazione come se non ci fosse. Perché? Perché i sedili rimangono sedili, l’acciaio rimane acciaio, le ruote rimangono ruote, i freni rimangono freni.
Ma tutto muta nei propulsori. Questi cambiamento è sopravvalutato, evidenzia Diess, perché già oggi non è l’area a più alta intensità di dipendenti. “Da noi un motore ha un tempo di produzione di circa un’ora, rispetto alle 20-30 dell’intero veicolo”.