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Ferrari V6 e V8: evoluzione dell’abitacolo dalla Dino alla 296 GTB

Ogni step del design Ferrari ha interessato tanto la carrozzeria quanto l’abitacolo, in un perfetto matrimonio di stile.

Ferrari 296 GTB

L’evoluzione stilistica delle carrozzerie, in casa Ferrari, è accompagnata in modo coerente dall’evoluzione del linguaggio espressivo scelto nella definizione dell’abitacolo dei modelli. Per dare forza alla tesi, oggi ci occupiamo delle auto sportive del “cavallino rampante” spinte da motori V6 e V8, che esprimono bene il fil rouge dialettico. Seguiteci in questo appassionante viaggio dal 1968 fino ai nostri giorni.

Dino 206 e 246 GT/GTS

L’abitacolo della Ferrari Dino 246 GT

Apriamo le danze con la Dino 206 GT del 1968 e con le successive Dino 246 GT e GTS, firmate da Pininfarina, che si offrono alla vista con forme eleganti e sinuose. I loro lineamenti morbidi si ritrovano all’interno, con un volume abitabile molto semplice e fluido nell’esecuzione. A dominare la scena ci pensa un cruscotto ad ellisse, al cui interno sono annegati tutti gli strumenti. La coerenza del design è quindi assicurata. Immancabile, fra i sedili, la classica griglia dove scorre la leva del cambio, tipica delle “rosse”, prima dell’avvento degli elettroattuati.

Ferrari 308 GTB/GTS

L’abitacolo della Ferrari 308 GTB

Stessa soluzione per la Ferrari 308 GTB del 1975 e per la successiva 308 GTS, il cui look è sempre sinuoso, ma più affilato, per esprimere in modo diverso la raffinata sportività. Qui il cruscotto diventa più geometrico, con un taglio trapezoidale. Su alcuni esemplari si nota la presenza di un piccolo quadro strumenti aggiuntivo davanti alla piastra selettrice del cambio.

Ferrari 328 GTB/GTS

L’abitacolo della Ferrari 328

Sulle 328 GTB e GTS del 1985, come sulle successive versioni sovralimentate da 2 litri GTB e GTS Turbo del 1986, l’allestimento dell’abitacolo diventa più raffinato nella sua esecuzione stilistica. Non cambia la fisionomia del cruscotto, mentre al centro della plancia spunta una cornice che raccoglie la radio e tre strumenti circolari, per le indicazioni secondarie. Il risultato è un quadro espressivo più possente, in linea con gli interventi apportati sulla meccanica e sulla carrozzeria, ora dotata di paraurti meno snelli di prima.

Ferrari 348

L’abitacolo della Ferrari 348

Con l’arrivo delle Ferrari 348 tb e ts del 1989 (e delle successive declinazioni del modello) la casa di Maranello traghetta sulla vettura più “piccola” della gamma alcuni elementi espressivi della Testarossa, come le griglie laterali alettate e i listelli che coprono i gruppi ottici posteriori. Il look si proietta verso il futuro e segna uno stacco netto con la famiglia delle 308.

L’impressione è di avere di fronte un’auto hi-tech e questo spirito, comunicato dai lineamenti della carrozzeria, trova una valida sponda nel trattamento dell’abitacolo, moderno e ricco di strumenti. Il cruscotto si avvicina di più alla forma rettangolare, mentre fa il suo esordio una consolle centrale di grandi dimensioni, raccordata alla griglia del cambio e arricchita da tasti e indicatori di notevole effetto scenico. Anche in questo caso, la coerenza espressiva è rispettata.

Ferrari F355

L’abitacolo della Ferrari F355

Con la successiva F355 del 1994 si ritorna verso linee esterne più classiche ed eleganti. L’abitacolo adegua il suo look e sposa un’impostazione più intonata alla tradizione del marchio. Torna un piccolo quadro strumenti a centro plancia e tutti gli indicatori guadagnano una cornice cromata, di sapore vintage. Nella versione F1, entrata in produzione nel 1997, l’arrivo del cambio elettroattuato fa sparire la classica griglia di selezione della marce, ma la maggior parte degli esemplari venduti sono ancora con il comando manuale.

Ferrari 360 Modena

L’abitacolo della Ferrari 360 Modena

Lo scenario, invece, si inverte per la successiva Ferrari 360 Modena, scelta quasi da tutti con i comandi a levetta (paddle) dietro il volante. Questa vettura del 1999 segna una grande rivoluzione stilistica, con proporzioni e volumi completamenti diversi, in un quadro espressivo lanciato verso il futuro del marchio. Fra le caratteristiche, anche il motore in bella vista attraverso il lunotto posteriore: idea poi ripresa dai modelli a seguire.

Le linee sono più morbide di quelle delle “rosse” precedenti e l’alluminio diventa il materiale strutturale dominante. Per sottolineare l’importanza di questo “ingrediente”, anche nell’abitacolo la sua presenza è significativa, a partire dall’ampia e sinuosa lastra al cui interno sono incastonati tutti gli strumenti utili per la gestione del mezzo, stretti nell’abbraccio di un labbro in pelle di taglio molto sinuoso, in ossequio alle forme della carrozzeria. Non ci sono più i vecchi fari a scomparsa.

Ferrari F430

L’abitacolo della Ferrari F430

Sulla successiva F430 del 2004 le linee diventano più aggressive e geometriche: l’auto toglie la cravatta dal suo abito da sera e “ruba” alcuni spunti stilistici alla Ferrari Enzo, specie nel trattamento dello specchio di coda. Davanti le prese d’aria si rifanno a quelle della 156 F1. Il cruscotto diventa più tradizionale e mette subito al servizio del pilota le informazioni che servono, a partire dal grosso contagiri centrale.

Al posto dell’avvolgente labbro in pelle c’è una palpebra, nello stesso materiale, che si adatta meglio allo spirito di questo modello. Più raffinato, rispetto alla 360 Modena, lo stile delle bocchette di ventilazione, di matrice ancora più sportiva. Il quadro, nel complesso, ha un profumo lussuoso e racing, ispirato al DNA del modello.

Ferrari 458 Italia

L’abitacolo della Ferrari 458 Italia

Con la 458 Italia il design delle supercar V8 di Maranello diventa più filante. La carrozzeria, infatti, veste quasi come un abito aderente la straordinaria meccanica, in una tela di grande purezza grafica. Il risultato è un piacere autentico per gli occhi. L’innovazione estetica trova applicazione anche nell’abitacolo.

Il quadro strumenti segna un radicale mutamento nel concetto di ergonomia per quanto riguarda l’interfaccia uomo-macchina sulle vetture stradali del “cavallino rampante”. Infatti, i comandi principali della vettura sono raggruppati sul volante, quelli secondari trovano posto su due satelliti che si estendono dalla plancia e la visualizzazione delle schermate di fronte al pilota consente al conducente di concentrarsi al meglio sulla guida, avendo tutto sotto controllo.

Ferrari 488

L’abitacolo della Ferrari 488

Sulle auto della famiglia 488, sbocciata nel 2015, cresce l’aggressività. Numerose le modifiche al frontale e alla coda, ma il cambiamento più appariscente rispetto alla 458 Italia è la vistosa presa d’aria laterale. Nell’abitacolo l’integrazione tra i nuovi comandi a satellite, i diffusori aria inclinati e il quadro rafforza l’effetto di un vero e proprio cockpit cucito attorno al pilota. Fruibilità è la parola chiave attorno alla quale è stata creata un’atmosfera di sportività estrema senza sacrificare il comfort.

Ferrari F8 Tributo

L’abitacolo della Ferrari F8 Tributo

Con l’arrivo della F8 Tributo del 2019 crescono ulteriormente i dati prestazionali, in una tela stilistica ancora più attenta all’efficienza aerodinamica. Il look è forte e muscoloso, ma anche razionale sul piano progettuale. La stessa filosofia trova espressione negli interni della vettura, che mantengono il classico tema di stile a “cockpit”, caratteristico delle berlinette 8 cilindri motore centrale-posteriore, ma ora dotati della nuova generazione dell’interfaccia di comando HMI (acronimo di Human Machine Interface). I sedili sono stilisticamente aggiornati e ogni componente di plancia, pannelli porta e tunnel è nuovo e ridisegnato per questa vettura, la quale beneficia anche dell’introduzione di volante e comandi di nuova generazione.

Ferrari 296 GTB

L’abitacolo della Ferrari 296 GTB

Look morbido, pulito ed evocativo della tradizione, ma in un quadro di grande modernità, per la recente Ferrari 296 GTB. Anche qui la perfetta sintonia fra gli esterni e gli interni è un fatto compiuto. L’abitacolo di questa supercar si sviluppa intorno all’interfaccia full-digital introdotta sulla SF90 Stradale, ed è proprio dalla coerenza estetica con quest’ultima che traggono origine le sue forme. Se tuttavia sulla SF90 Stradale si era evidenziata la tecnologia avanzata e la rottura rispetto al passato, sulla 296 GTB si è voluto assimilare il contenuto tecnico all’interno di una veste raffinata.

La connotazione risultante è pura e caratterizzata da notevole eleganza, nonché coerente con il design degli esterni. Gli interni della 296 GTB rimarcano il concetto di pulizia formale tramite una semplificazione delle forme che integra i contenuti tecnologici all’interno di rivestimenti sobri. Anche i display dell’abitacolo amplificano l’effetto minimalista della cabina, i cui protagonisti indiscussi sono gli arredi. Le finiture, in pregiata selleria italiana, sono impreziosite da materiali tecnici nobili per i componenti funzionali. All’accensione la 296 GTB mostra un’interfaccia moderna, ergonomica e interamente digitale.

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