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Per Piero Ferrari il padre Enzo avrebbe accettato positivamente l’ibrido

Nonostante si pensi spesso il contrario, il Drake pare avrebbe accettato l’ibrido almeno secondo l’idea di suo figlio Piero Ferrari

Piero Ferrari

Domenica al Mugello la Ferrari ha festeggiato il suo 1000esimo Gran Premio, purtroppo condizionato da poche velleità provenienti da una stagione in cui non rimane che arrancare. Le prestazioni della SF1000 non sono quelle che ci si sarebbe aspettati di avere, dispiace quindi non poco ma il blasone rimane e l’importanza di un team unico al mondo non può essere cancellata così.

Ne sa qualcosa Piero Ferrari, figlio del fondatore della mitica Scuderia. Piero ha vissuto infatti per molto tempo le vicende della Scuderia e ancora oggi ne è vice presidente, conosce quindi quelli che sono stati i momenti d’apice e quelli un po’ più bui compreso tragedie che hanno segnato la storia del motorsport a cominciare dalla morte di Villeneuve. Ma la Formula 1 non è una passeggiata: “i 1000 Gran Premi sono un bellissimo numero. Momenti molto complicati ne abbiamo conosciuti tanti, ricordo ad esempio il 1962-1963 e poi il 1973. In Formula 1 si sale e si scende, come la borsa. Ai piloti di oggi posso dire che il vento cambia sempre e quindi cambierà” ha ammesso Piero Ferrari a La Gazzetta dello Sport.

Enzo aperto alle innovazioni

Sebbene il carattere del Drake potesse apparire molte volte scontroso, almeno all’esterno, il ritratto tracciato da Piero Ferrari è più umano e quindi più aperto anche alle innovazioni. Secondo Piero, suo padre si sarebbe trovato comunque bene anche in questa nuova era dove l’elettrico fa sempre più capolino sui motori a combustione interna che sono stati da sempre l’anima delle corse e di quell’odore di benzina e olio bruciati: “dopo Colombo e Lampredi che progettarono i primi propulsori a 12 e 4 cilindri, ci fu il lunghissimo periodo di Mauro Forghieri che era un grande agitatore di uomini. Non dimentico nemmeno Harvey Postlethewaite durante la mia ultima permanenza al Reparto Corse: negli Anni Ottanta fu lui ad aiutarci nel passaggio dai telai tubolari alla fibra di carbonio e quindi al composito. Abbiamo avuto quella tecnologia grazie a lui. Per quanto riguarda invece la scelta dei motori, e del numero dei cilindri, si agiva in accordo col regolamento. Per i nostalgici il suono di un 12 cilindri non può avere paragoni, ma posso dire che anche questi ibridi sebbene siano più silenziosi non sono proprio male. Negli Anni Ottanta mio padre era un grande sostenitore del turbo con potenze che aumentavano di 100-200 cavalli ogni anno. Era molto entusiasta e vi posso dire che oggi avrebbe apprezzato anche l’ibrido” ha proseguito Piero.

Poi ha ammesso di essere molto affezionato alla Ferrari 312 T guidata da Niki Lauda perché “c’ero il giorno in cui vinse il mondiale a Monza con Regazzoni che vinceva il Gran Premi. Mio padre invece non conservava tutte le vetture, nemmeno quelle che avevano vinto”.

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