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Fusione Fiat-Chrysler il primo “si” non è definitivo

Nella scorsa giornata si è tenuta nell’auditorium del Lingotto di Torino (ex-fabbrica Fiat) l’ultima assemblea degli azionisti Fiat. L’argomento all’ordine del giorni era la discussione e approvazione sulla fusione Fiat-Chrysler. Quella del Lingotto la si può definire l’ultima assemblea perché  in caso di esito positivo della fusione la Fiat e il suo gruppo non esisteranno più legalmente e inoltre le prossime assemblee degli azionisti si terranno in Olanda. Infatti l’Olanda è stata scelta come sede legale ed è li che si terranno tutti prossimi consigli di amministrazione. A questo proposito, il cda sarà composto da John Elkann, Sergio Marchionne, Andrea Agnelli, Tiberto Brandolino D’Adda, Glenn Earle, Valerie A. Mars, Ruth J. Simmons, Ronald L. Thompson, Patience Wheatcroft,Stephen M. Wolf ed Ermenegildo Zegna. Esce invece di scena Luca Cordero di Montezemolo.

Fusione Fiat-Chrysler ecco perché non si può parlare di esito definitivo

Fusione Fiat-Chrysler

Ma come titola il nostro articolo non è prudente parlare della fusione Fiat-Chrysler come una cosa già fatta perché non basta che la maggioranza degli azionisti sia favorevole alla manovra infatti gli azionisti hanno diritto a vendere le loro azioni e la Fiat le ricompra per un prezzo pattuito, peccato che la disponibilità di questa manovra di ri-acquisto di azioni è di soli 500 milioni di euro. E durante l’assemblea è risultato che 501 milioni di azioni erano favorevoli alla fusione e ben 100 milioni contrari e quindi se i proprietari di tutte queste 100 milioni di azioni volessero vendere il budget verrebbe superato ampiamente. Inoltre solo il 52% del pacchetto azionario era rappresentato all’assemblea e quindi i contrari potrebbero crescere ancora ed esercitare il loro diritto di rivalsa. Pertanto anche se media e azionisti danno per già completata la fusione Fiat-Chrysler le variabili in gioco sono molte.

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