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Il protocollo di sicurezza della F1 non convince i commissari

I problemi di sicurezza, di distanziamento sociale e dei dispositivi annessi preoccupa (non poco) i commissari di gara della Formula 1

Commissario

È chiaro che all’interno di una situazione come quella attuale, la Formula 1 sta pensando a come intervenire in termini di comportamenti preventivi da adottare una volta che si tornerà alle competizioni vere e proprie. Scongiurando quindi la possibilità di introduzione di casi di Coronavirus all’interno del paddock del Circus. È chiaro ormai che si vuole cominciare dal prossimo luglio, dopo quello che era successo in Australia si vogliono infatti escludere ripetizioni di situazioni così plateali. Per fare in modo che tutto giri per il verso giusto si sta pensando di creare un ambiente in grado di isolare tutti gli attori del Circus dal mondo che li circonda. Almeno in quei giorni.

Il discorso però coinvolge anche un gran numero di personale che ruota attorno ad un Gran Premio. Anche gli stessi team stanno provando a capire chi portare realmente sui tracciati e come gestire meglio la cosa.

I commissari non ci stanno

Tra le voci più rilevanti di questo “pacchetto” di donne e uomini c’è il personale che garantisce la sicurezza in pista. I commissari di gara hanno infatti pensato di intervenire introducendo dubbi e incertezze su quello che accadrà nei prossimi mesi. Lo hanno fatto per voce di Dave Smithson che è il responsabile dell’associazione che coinvolge i marshal britannici, ovvero la BMMC: “mi è stato chiesto di quantificare il numero di commissari necessari durante lo svolgimento di un Gran Premio. So bene che alcuni organismi di governo stanno pensando a ciò ma bisogna tener conto che se si stabilisse una riduzione di personale, laddove qualcosa andasse storto sarebbe sicuramente molto tardi. Se non disponi degli uomini giusti quando succede qualcosa, il danno serio potrebbe essere dietro l’angolo”.

Ma c’è da dire che i dubbi della BMMC non si limitano solamente ad un fatto puramente legato al numero di commissari presenti in pista, ma anche alle oggettive difficoltà dell’applicazione del distanziamento sociale: “per quello che riguarda alcuni ruoli e situazioni specifiche non potrà essere rispettata la distanza sociale. Pensiamo alla pit-lane o alle squadre anti incendio sui camion o alle ambulanze e alle strutture mediche. Se dovesse verificarsi un incidente e bisogna estrarre un pilota, non puoi preoccuparti anche della distanza. Se ci dovessero essere fiamme per esempio sarebbe difficile. Bisogna che ognuno sia consapevole” ha proseguito Smithson.

Quindi anche la presenza di ulteriori dispositivi per la sicurezza personale possono creare problemi in caso di intervento tempestivo. Su questo aspetto Smithson ricorda il caso dell’incidente di Hulkenberg ad Abu Dhabi 2018: “i commissari hanno impiegato molto tempo per avere il reale controllo della situazione e farlo uscire dalla monoposto. Con le protezioni extra non so che tipo di impatto si possa avere sullo svolgimento del loro lavoro in maniera rapida ed efficiente” ha concluso. Si aprono quindi parecchie strade, non semplici da percorrere.

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