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E se Alfa Romeo avesse commercializzato la Diva?

Nel 2006 debuttava a Ginevra l’Alfa Romeo Diva, una concept ispirata alla mitica Alfa Romeo 33 Stradale

Alfa Romeo Diva - 1

Dei concept che Alfa Romeo ha prodotto nel passato, uno tra i più interessanti di cui è stata negata la variante di produzione è sicuramente la Diva. La vettura rendeva infatti omaggio alla mitica Alfa Romeo 33 Stradale, forse una delle più belle automobili mai costruite.

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Chiunque abbia mai visto un’Alfa Romeo 33 Stradale si è innamorato della sua bellezza seducente, sperando che magari un giorno Alfa Romeo avrebbe previsto una vettura che gli somigliasse. O volesse reinterpretarla. Una vettura straordinaria quella di Franco Scaglione. L’idea di una papabile vettura che poteva reinterpretare quel tratto iconico della 33 Stradale diventava realtà con l’Alfa Romeo Diva un concept che nelle stanze del Biscione non hanno mai considerato come possibile variante da avviare alla produzione.

Design curatissimo

La gestazione in termini di design dell’Alfa Romeo Diva si deve ad una collaborazione tra il Centro Stile Alfa Romeo e la Espera Sbarro Design School di Franco Sbarro, con sede in Francia. Una scuola dove i giovani designer imparano a definire stilemi e linee delle nuove vetture. L’Alfa Romeo Diva ha un design molto interessante, paragonabile alla 33 Stradale come se questa fosse stata trasposta nel 21esimo secolo. La vettura si presenta con proporzioni ben calibrate, piccola nelle dimensioni e con due grandi portiere che si aprono verso l’alto.

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Molto interessante appare il trilobo anteriore realizzato sfruttando un’ala alta posta sulla linea superiore dello Scudetto Alfa, tanto che sono tanti quelli he paragonano il muso della Diva a quello di una Formula 1. Non rendono merito alle ottime linee i cerchi ruota decisamente datati e fuori da ogni logica Alfa così come gli specchietti retrovisori posizionati in alto. L’Alfa Romeo Diva viene svelata al Salone di Ginevra del 2006 senza però ottenere ottimi riscontri.

Banco di prova

L’Alfa Romeo Diva si è rivelata un interessante banco di prova per diverse innovazioni tecnologiche oltre che per differenti metodi produttivi. Il telaio utilizzato per la Diva era il medesimo su cui poggiava l’architettura della fortunatissima 159. Tuttavia era stato opportunamente modificato e accorciato utilizzando anche elementi in fibra di carbonio, oltre a un sistema sospensivo e freni completamente regolabili.

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La propulsione era affidata all’iconico V6 Busso da 3,6 litri che grazie ad un nuovo elemento di scarico e al cambio a sei velocità di tipo Selespeed permetteva l’erogazione di ben 290 cavalli. Ma molti hanno gridato allo scandalo additando al povero Busso forti critiche. Per molti il mitico Violino di Arese era ormai da destinare alla pensione sebbene fosse ancora in grado di dire la sua in termini strettamente prestazionali. Le maggiori problematiche derivavano dalla difficoltà di poterlo omologare ancora per molto e il peso alla bilancia che costituiva un ostacolo alle prestazioni della futura Diva. Se il peso stimato in fase di calcolo doveva essere contenuto a circa 900 chilogrammi, alla bilancia il risultato parlava di 1.000-1.100 chilogrammi.

La Diva mai divenuta tale

Come nella maggior parte dei casi, quando si parla di concept automobilistici, anche l’Alfa Romeo Diva ha rappresentato un elemento glorioso di ciò che avrebbe potuto essere ma che non è stato. Ora che la 4C ha subito un inesorabile stop produttivo e ora che FCA ha messo da parte le sportive di Alfa Romeo, una pseudo Diva poteva diventare destinataria di qualcosa di magico.

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