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Fca Pratola Serra, l’appello: “Basta produrre solo diesel”

Lo dicono i sindacati alla luce del crollo nelle vendite

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La Fiom Cgil ribadisce preoccupazione per il futuro dell’impianto produttivo di Fca Pratola Serra. Ad allarmare l’associazione gli ultimi dati rilevati dal settore automobilistico: nel mese di agosto, le vendite di vetture alimentate a gasolio sono crollate del 34 per cento rispetto allo stesso periodo di dodici mesi prima e, a settembre, hanno perso ulteriormente colpi (-13 per cento) in rapporto allo stesso mese del 2018.

I preoccupanti numeri comunicati da Energy&Strategy (E&S) Group del Politecnico di Milano riguardano il mercato automotive in Italia. Questa riduzione è stata compensata da un forte incremento dei veicoli a benzina, le cui immatricolazioni, aumentate rispettivamente del 45 e del 14 per cento ad agosto e settembre 2018, superano quelle dei veicoli diesel.

La gamma a metano risulta maggiormente in crescita, di circa il 186 per cento in confronto allo scorso mese. I mezzi elettrici puri, arrivati a 1.253 unità registrando un incremento rispetto a settembre 2018 pari a più 156,8 per cento, dopo il più 181,1 in confronto ad agosto.

Fca Pratola Serra, sempre meno diesel: “Riconvertire l’economia”

“Dopo la settimana di mobilitazione sul clima, che per l’alto livello di partecipazione, soprattutto dei giovani e del movimento dei Fridays for future – con oltre un milione di persone in 180 piazze italiane -, è stata per noi motivo di enorme soddisfazione, si parla ora, anche a livello europeo, di riconversione ecologica dell’economia ha dichiarato Simona Fabiani, dell’area politiche per lo sviluppo Cgil, ai microfoni di RadioArticolo1 -. Il new green deal è diventato un argomento all’ordine del giorno anche del nuovo governo, che ha dedicato al tema alcuni capitoli della nota di aggiornamento del Def. Bisogna vedere, però, se dalle parole si passerà ai fatti con la legge di bilancio 2020.

Un altro tema rilevante è costituito da un fondo di investimenti pubblici espressamente diretti verso la riconversione ambientale, l’efficienza energetica, le ‘rinnovabili’ e la riqualificazione urbana. “Si parla di 50 miliardi, però su un orizzonte pluriennale non ben specificato. Così come rimangono quasi 18 miliardi di sussidi alle fonti fossili, sotto forma di aiuti agli autotrasportatori, di differenziale sui costi delle accise fra diesel e benzina.

Mentre non si parla a sufficienza di mobilità sostenibile, nel senso che occorrerebbe incentivare il passaggio dal trasporto individuale al tpl. Insomma, nel Def ci sono solo accenni, ma la consistenza delle risorse è irrisoria e una vera svolta verso la tutela ambientale in termini anche di lotta al dissesto idrogeologico, messa in sicurezza del territorio, qualità delle acque, recupero delle perdite idriche, ancora non si vede”, ha spiegato la dirigente sindacale.

Il tempo scorre

“Oltretutto, sono tutti settori che, se fossero sostenuti da investimenti reali, sarebbero a grande intensità di manodopera, e quindi darebbero una risposta importante – oltre che alla tutela del territorio e alla prevenzione -, alla domanda di lavoro che c’è nel Paese. Sono tutti lavori che devono comunque essere portati avanti, tenendo conto che il pianeta ha risorse limitate, la popolazione cresce, al pari delle diseguaglianze, le risorse devono essere ripartite in modo più equo, per arrivare a una contrazione della produzione e dei consumi.

E in questa grande transizione da portare avanti il governo deve coinvolgere tutto il mondo del lavoro e del sindacato, protagonista diretto del cambiamento da attuare in tanti settori produttivi. E occorre fare in fretta, perchè non c’è più molto tempo: secondo gli scienziati, abbiamo solo undici anni a disposizione per cambiare modello di sviluppo e salvare il pianeta, ha concluso la sindacalista.

“Sbagliato realizzare solo motori diesel”

Alla Sevel lo stabilimento Fca di Pratola Serra fornisce 160mila motori ogni anno, ma ciò non tranquillizza gli animi. “Il nostro timore – ha affermato Giuseppe Morsa, segretario provinciale della Fiom Cgil – è che si tratti di una sostituzione dei motori che attualmente si producono in Irpinia e non di un’aggiunta. Purtroppo ciò conferma le nostre preoccupazioni: la scelta di realizzare a Pratola solo motori diesel non è vincente, proprio in un momento così particolare. C’è un’evoluzione della motoristica, ormai tutte le principali case automobilistiche sono orientate verso un’alternativa al diesel”.

Sarà un altro anno di sofferenza per l’Irpinia. Chiediamo alla Fca – ha sottolineato Morsa – di non far pagare la crisi soltanto ai lavoratori. Ormai a Pratola si va avanti con gli ammortizzatori sociali da ben dieci anni. La Fca dovrebbe fare degli investimenti, garantire agli operai un salario uguale a come se lavorassero. La Regione Campania, invece, dovrebbe realizzare un piano di sostegno al reddito così come fece Bassolino nel 2010, grazie ai fondi europei. Ed impegnarsi anche sul versante delle politiche attive, puntando sulla formazione. Non dimentichiamo che i lavoratori in difficoltà in provincia di Avellino sono tantissimi”.

Le problematiche di Pratola Serra quindi persistono. “C’è questa politica di lotta al diesel che penalizza aziende come quella irpina. Dovrebbe essere una scelta graduale, atta a garantire un passaggio graduale da un modello di produzione ad un altro. Se si disincentiva il diesel e, nel frattempo, non si offono alternative, la Fca rischia di chiudere almeno per un anno. Basti pensare che negli ultimi dieci anni a Pratola Serra si sono prodotti un milione e ottocentomila motori in meno. La cosa più brutta è che non ci sono prospettive di lunga gittata. La nostra proposta di produrre motori diesel elettrici è rimasta lettera morta”.

Fca Pratola Serra: incontro coi sindacati

Fca-Sevel e le segreterie nazionali e territoriali Uilm, Fim, Fismic, Ugl, Aqcf e componenti del Comitato Esecutivo Sevel hanno organizzato un incontro ieri, martedì 8 ottobre, a Torino. La comunicano la UILM Chieti Pescara e la RSA UILM Sevel.

“La Uilm al tavolo ha chiesto:

  1. Legare la nuova turnistica (10+2 e 5 di notte) strettamente alle esigenze di mercato, quindi se la produzione scende, si deve poter tornare a lavorare dal lunedì al venerdì su 10 turni.

 

  1. Riconoscere una voce economica che retribuisca in modo specifico il lavoro di sabato svolto in regime ordinario.

 

  1. Concordare misure che riducano la permanenza in fabbrica il sabato, in particolare per il secondo turno.

 

  1. Prevedere per il turno di notte volontario meccanismi di alternanza, qualora il numero dei richiedenti superasse le disponibilità.

 

  1. Definire un percorso di stabilizzazione occupazionale per i colleghi in somministrazione e staff leasing, qualora i volumi produttivi della Sevel saranno consolidati.

Inoltre, abbiamo ribadito la richiesta di rivedere in tutta Fca il trattamento economico del lavoro prestato nel giorno libero da parte del personale professional. L’azienda si è detta disponibile a discutere i temi a patto che non si contesti quanto già riconosciuto da Tutti compresa la Fim, in Commissione paritetica nazionale, vale a dire che l’Azienda può adottare la nuova turnistica in base alla legge e al contratto. La Fim Cisl, presente solo il segretario nazionale, ha dichiarato che non era in grado di proseguire e ha chiesto l’annullamento dell’incontro. Ne abbiamo preso atto”.

“Accordo ancora lontano”

Amedeo Nanni della Fim Cisl ha però commentato: “L’incontro previsto per questa mattina a Torino tra Fca e le segreterie nazionali/territoriali e il comitato esecutivo di Sevel sostanzialmente non si è svolto, assenti gli esecutivi Fim in quanto hanno ritenuto insieme alle proprie segreterie nazionali e territoriali non esserci le condizioni per fare un accordo sindacale. Siamo meravigliati delle dichiarazioni fatte da altre organizzazioni sindacali su eventuali aperture aziendali e se realmente fosse stato così, capire perché non hanno sottoscritto l’accordo, avendo i numeri per farlo”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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