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Alfa Romeo 8C 2300, Regina di Le Mans

8C, Sportività e eleganza

Progettata dal genio di Vittorio Jano l’Alfa Romeo 8C 2300 primeggiò negli anni ‘30 per ben 4 volte nella corsa francese più famosa al mondo, la 24 Heures du Mans.

Alfa Romeo 8C 2300 Le Mans
Alfa Romeo 8C 2300 Le Mans

Nata vincente

Il suo fu un debutto folgorante. Non alla prima apparizione della Mille Miglia 1931 dove ebbe qualche difficoltà ma già alla successiva Targa Florio iniziò a collezionare vittorie su vittorie. Parliamo dell’Alfa Romeo 8C 2003, soprannominata Monza, per via del suo successo sul tracciato lombardo al Gran Premio d’Italia 1931 con alla guida il duo Campari-Nuvolari. Questa vettura ereditava una tradizione importante. Gli anni venti per Alfa Romeo erano stati fondamentali per vittorie e modelli prodotti. Furono gli anni in cui sulle strade del Mugello, della Mille Miglia o della Targa Florio nomi come quello di Enzo Ferrari, Giuseppe Campari, Antonio Ascari, Ugo Sivocci inziarono ad imprimere nella storia ciò che poi il tempo trasformerà in Leggenda.

Una 8C 2300 Le Mans in pista

Alfa Romeo aveva conquistato grande prestigio nel modo delle corse e per mantenere alto questo status di regina delle competizioni Vittorio Jano ralizzò un capolavoro a metà tra tecnologia e arte, la 8C 2003.Concepita per le corse e prodotta anche in versione stradale doveva il nome al numero  di cilindri e alla cubatura. La C ne indicava espressamente l’uso da competizione. Era spinta da un 8 cilindri in linea da 2.300 cm3 che derivava dal precedente 6C 1750 da cui Jano non cambiò alesaggio e corsa. Il motore, costituito in lega leggera, aveva i cilindri disposti in linea con la distribuzione a doppio albero a camme in testa e il relativo comando sistemato al centro dei due gruppi di cilindri. La potenza, grazie anche all’utilizzo di un compressore volumetrico, era di 155 Cv a 5.000 giri al minuto.

I due gruppi di 4 cilidri
I due gruppi di 4 cilidri

Nel mondo delle corse di quegli anni, oltre alla Siciliana Targa Florio e alla Mille Miglia spiccava per prestigio e appeal internazionale la 24 ore di Le Mans. Alfa Romeo ritenne questa la competizione lo scenario ideale per far correre il proprio nuovo motore anche per via del respiro internazionale che questa corsa vantava soprattutto oltremanica.
Specifica per questa prova viene preparata la versione Le Mans della 8C 2300. Con un telaio a longheroni e traverse d’acciaio la 8C era una torpedo 2 porte dalle generose dimensioni inizialmente nata per ospitare 4 passeggeri. A trazione posteriore, con un cambio a 4 rapporti la 8C aveva un peso abbastanza contenuto, 1200 kg. La poderosa prestazione del motore le faceva  raggiungere i 200 km/h, negli anni 30 una soglia spaventosa. I freni ancora a tamburo, le sospensioni anteriori ad assale rigido con balestra longitudinali e al posteriore a ponte rigido con balestra obliqua, la rendevano tutto sommato maneggevole e guidabile alle alte velocità. Per la sua epoca la 8C 2300 Le Mans era uno dei mezzi più affidabili e prestazionali sia in velocità che in tenuta di strada.

Le Mans, quattro vittorie in serie.

Le Mans è un palcoscenico internazionale straordinario. Alfa Romeo primeggia nella competizione per 4 anni di fila, dal 1931 al 1934. Alla guida della 8C 2300 della prima vittoria a Le Mans c’è l’equipaggio inglese HOWE-BIRKIN si aggiudicò la corsa con l’incredibile media di 125 km/h.

 

La 8C in azione alla "Le Mans" 1931
La 8C in azione alla “Le Mans” 1931

Nel 1932 furono Sommer e Chinetti a confermare la vittoria ottenuta l’anno precedente con una versione potenziata della 8C 2300 in grado di erogare 180 CV. Gli equipaggi Nuvolari-SommerChinetti-Entancelin allungarono a 4 la striscia di successi alla prestigiosa 24 ore francese.

Il legame tra Alfa Romeo e arte

In Italia e non solo il rapporto tra Alfa Romeo e arte è sempre stato molto stretto. Sia per le linee straordinarie, in questo caso opera della Carrozzeria Touring di Milano, sia per le vittorie che mostravano l’eccellenza della tecnica e il coraggio ardito dei piloti, valori cardine delle avanguardie del tempo,  su tracciati privi di qualsiasi misura di sicurezza. Era un’ epoca che pochi anni prima aveva visto sviluppare le idee futuristiche esaltanti velocità, l’industria, l’aggresività e dinamismo e su tutto il culto per il coraggio e per l’audacia. Proprio il manifesto futurista recitava, “un’auto in corsa è più bella della Nike di Samotracia”.

 

Il vincitore della 24 ore di le Mans e il cultore dell’ardire, Nuvolari e d’Annunzio, unirono questi mondi apparentemente diversi. Il poeta regalò una lettera al pilota campione  con all’interno un portafortuna; una piccola tartaruga d’oro. “Per l’ uomo più veloce al mondo, l’animale più lento”, Nuvolari non se ne separerà più e ne fara’ il proprio simbolo.

"All'uomo piu' veloce al mondo, l'animale piu' lento"

 

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