L’Alcador di Franco Sbarro è un’auto sconosciuta al grande pubblico, ma ebbe i suoi spazi mediatici negli anni ’90. Il merito di questa visibilità non è tanto imputabile all’appeal della proposta, quanto al fatto che sia nata partendo da una Ferrari Testarossa.
C’è proprio la meravigliosa supercar del “cavallino rampante” dietro (anzi dentro) questa stravagante vettura, nata in soli 3 esemplari. Uno di questi, con telaio FFAA171000075270, è ora offerto alla tentazione dei potenziali acquirenti, in Germania, da Thiesen Berlin GmbH. Si tratta di una interpretazione totalmente diversa sul piano visivo, rispetto alla donor car. La veste è quella di una speedster.
Il processo di revisione fu curato dal designer e costruttore svizzero Franco Sbarro, che si ritagliò il suo periodo di notorietà nell’ultimo decennio del secolo scorso. Alcune sue proposte sfruttavano la meccanica Ferrari. Nessuna di esse ebbe l’avallo ufficiale della casa di Maranello. Fra quelle connesse ad altri marchi, si ricordano proposte dal look discutibile, simili alla Batmobile: prodotti non certo in linea con i crismi dell’eleganza.
L’Alcador si concede alla vista con linee molto sinuose. A mio avviso è goffa, ma c’è a chi piace. A renderla del tutto indigesta agli integralisti come me ci pensa il fatto che per farla nascere si sia sacrificata la magia di alcuni esemplari di Ferrari Testarossa, auto iconica degli anni ’80 e grande capolavoro stilistico di Pininfarina. Qui, come donor car, è stata scelta una vettura di quella famiglia, immatricolata nel 1987.
A volere l’insolita creatura fu un proprietario della supercar emiliana che, a un certo punto, decise di dare un volto completamente diverso al suo gioiello. Difficile sapere per quale ragione. Forse fu la voglia di distinguersi a generare il processo mentale, tradotto in una irrituale visione materica.
Il piano di aggiornamento fu audace e, ancora oggi, fa gridare allo scandalo, almeno i puristi della tradizione come me che, su una Ferrari, non metterebbero neppure un adesivo. Figuriamoci quanto possa essere alto il fastidio per un tuning estremo. A qualcuno, però, la cosa piace. La Sbarro Alcador, figlia come abbiamo detto di una Ferrari Testarossa radicalmente rivisitata, si priva del padiglione e si veste con un abito completamente diverso.
Il telaio è accorciato, nel tentativo di dare un aspetto più svelto alla proposta. Si notano i due vistosi tubi attorno all’abitacolo, che fanno da roll bar, fungendo anche da convogliatori d’aria. Fanno parte della ricerca scenografica le portiere con apertura a forbice: una soluzione esotica, apprezzata dal committente. Per la natura del modello, manca del tutto il parabrezza. Qui ci si spinge oltre la dimensione delle barchette.
Per fortuna il motore non è stato modificato. Sotto il cofano posteriore continua a pulsare il V12 da 4.9 litri, con angolo di 180 gradi fra le bancate, della Ferrari Testarossa, in grado di sviluppare una potenza massima di 390 cavalli. Come sulla sportiva del “cavallino rampante” l’energia giunge al suolo sulle ruote posteriori, col supporto di un cambio manuale a 5 rapporti, dotato del classico quadrante metallico a griglia aperta.
Nell’abitacolo, completamente diverso rispetto all’auto di partenza, si nota anche il differente posizionamento del quadro strumenti, messo ora al centro del cruscotto. La presentazione al pubblico della Sbarro Alcador, sulla scena internazionale, prese forma nel 1995, al Salone dell’Auto di Ginevra. L’esemplare in vendita ha una carrozzeria in grigio metallizzato e gli interni in rosso scuro. Al suo attivo una percorrenza di appena 4.150 chilometri. Il prezzo è su richiesta.




Fonte | Carscoops & Thiesen Berlin GmbH