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Alfa Romeo Giulietta Sprint Zagato, leggerezza ed eleganza a quattro ruote | Video

Nel 1956 Zagato decide di ricostruire in alluminio la Giulietta Sprint dopo una Mille Miglia disastrosa. Ne esce un’auto molto diversa.

alfa romeo giulietta sprint zagato

Dall’alto della splendida cima di Mary’s Peak, in Oregon, Alex Hogland e Amy Howland ci accolgono con la loro Alfa Romeo Giulietta Sprint Zagato del 1960. È solo una delle oltre 200 vetture che compongono la collezione Howland, ma oggi è la protagonista assoluta di un nuovo episodio del canale Everyday to Exotic.

Cosa accade non è difficile immaginarlo dalle prime immagine. Qui si vuole raccontare la storia, il design, la meccanica e le emozioni dell’auto immersa tra le bellezze e io panorami dell’Oregon, negli Stati Uniti. Qualsiasi “voto” otterrà (come accade nella puntata caricata su YouTube) non è importante: per noi è già il massimo di stile ed eleganza.

alfa romeo giulietta sprint zagato

La storia di questa meraviglia italiana, si racconta nel video, inizia nel 1910 a Milano, con la fondazione dell’ALFA – “Anonima Lombarda Fabbrica Automobili”. Pochi anni dopo, nel 1915, l’azienda viene rilevata dall’ingegnere Nicola Romeo, da cui prende il nome attuale: Alfa Romeo. E qui abbiamo appena tributato il mito del Biscione con le sue origini. Ma in pochi decenni tanto accade e diversi modelli sconvolgono il pubblico europeo e oltreoceano.

Nel 1954 nasce la Giulietta Sprint Coupé, una coupé elegante firmata da Franco Scaglione per Bertone. È spinta da un motore 1.3 litri in alluminio con doppio albero a camme, una configurazione all’avanguardia per l’epoca. Il successo è immediato: è la perfetta unione di ingegneria da corsa e design accessibile. A questa versione si aggiungono presto la Giulietta Berlina a quattro porte e la Spider scoperta firmata Pininfarina. L’apprezzamento dei piloti privati porta Alfa a introdurre versioni potenziate come la Sprint Veloce, la Spider Veloce e la Giulietta TI. Ma c’era ancora un limite: il peso della carrozzeria in acciaio.

alfa romeo giulietta sprint zagato

Nel 1956, il pilota Massimo Derralamo Leto di Priolo danneggia la sua Sprint Veloce durante la Mille Miglia. Decide allora di affidarsi a Zagato, celebre carrozziere milanese, per farla ricostruire in alluminio. Ne esce un’auto radicalmente diversa: più leggera, più aerodinamica, più veloce. Nasce così la prima Giulietta Sprint Zagato (nota anche con l’aggiunt dell’acronimo SZ).

L’auto si dimostra subito competitiva. Zagato ne costruisce altre 17, e nel 1957 arriva la prima vittoria. Alfa Romeo si convince: affida a Zagato la produzione ufficiale di una piccola serie destinata alla competizione. La SZ vince nel Campionato Internazionale GT nella categoria 1.3 litri nel 1962 e 1963. Durante la produzione, la coda viene ridisegnata in due versioni: la “Coda Tonda”, più tondeggiante, e la “Coda Tronca”, con coda tagliata, più efficiente aerodinamicamente. Ne vengono prodotte solo 217 unità in totale, di cui appena 30 “Coda Tronca”.

L’esemplare mostrato da Alex e Amy nel video è proprio la rarissima, la Giulietta Sprint Zagato Coda Tonda del 1960, completamente restaurata in Italia e poi spedita negli Stati Uniti. L’auto è stata aggiornata con un motore più potente da 1.6 litri e freni a disco, per migliorarne la guidabilità su strada, ma conserva tutti i componenti originali per un eventuale ritorno allo stato originale.

alfa romeo giulietta sprint zagato

La carrozzeria è un capolavoro dell’epoca Zagato: snella, aerodinamica, interamente in alluminio, montata su un telaio tubolare leggerissimo. Solo il parabrezza è in vetro: il resto è in plexiglas per risparmiare peso. Zagato montava i vetri senza guarnizioni in gomma, incollandoli e rifinendoli con bordature in alluminio per un profilo più pulito.

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All’interno della Giulietta Sprint Zagato, tutto è semplice e funzionale. E quindi, sedili leggeri firmati Zagato, volante grande per manovre lente, cruscotto in metallo verniciato, con leve fisiche, freno a mano laterale e accensione a sinistra (come le vetture da Le Mans), bagagliaio rivestito in alluminio, con ruota di scorta, batteria e tappo carburante bloccabile. Neanche a dirlo l’abitacolo è però molto compatto: le persone alte hanno difficoltà a entrare. Niente aria condizionata, ma una buona ventilazione naturale con i finestrini. Però, va detto, non importa quasi nulla di tutto questo su una classica di simile valore e prestigio.