Non ci sono molte definizioni per chiarire la situazione produttiva per Stellantis in Italia. Assistiamo a una crisi e ce lo racconta quello che è successo nel primo semestre 2025. I dati diffusi dalla Fim-Cisl tracciano un quadro a tinte decisamente preoccupanti.
Nei primi sei mesi dell’anno, gli stabilimenti italiani del colosso automobilistico hanno sfornato 221.885 veicoli, con una flessione del 26,9% rispetto allo stesso periodo del 2024. Ancora più marcato il tracollo della produzione di automobili, crollata del 33,6%. Siamo a sole 123.905 unità prodotte. Si salva parzialmente il segmento dei veicoli commerciali, che registra un calo più contenuto: -16,3% (97.980 unità).
Pomigliano resta un baluardo, ma non certo senza ombre. Lo stabilimento campano di Stellantis copre da solo oltre il 60% della produzione italiana del gruppo, trainato dalla Fiat Pandina, che incide per più della metà dei volumi nazionali. Però, anche questo modello ha accusato una battuta d’arresto non da poco. Un bel (brutto) -15%. Un dato preoccupante, secondo la Fim-Cisl, anche in vista dell’arrivo della “Pandona” prodotta in Serbia, potenziale concorrente interna.
La situazione è peggio del previsto. Il segretario nazionale del sindacato, Ferdinando Uliano, ha espresso profonda preoccupazione: “Non ci aspettavamo miglioramenti, ma il calo è stato più grave del previsto”. La Fim chiede un confronto immediato con il nuovo CEO di Stellantis, Antonio Filosa, per discutere un piano industriale solido e salvaguardare i livelli occupazionali in Italia.
Le proiezioni per fine anno parlano chiaro. Infatti, si stima una produzione complessiva di 440.000 veicoli, lontanissima dall’obiettivo di un milione fissato per il 2030. Solo le automobili potrebbero fermarsi a quota 250.000 unità. A pesare sono tanti fattori, molto diversi tra loro e su fronti anche lontani. In primis, la domanda fiacca in Europa, i ritardi nei nuovi modelli (come la 500 ibrida, attesa in produzione solo a novembre), l’incertezza della transizione elettrica e una strategia aziendale che sembra penalizzare gli impianti Stellantis italiani.
Particolarmente critica la situazione a Cassino, Melfi e Modena. La produzione della Maserati è crollata del 34% e la fabbrica di Modena ha prodotto solo 45 auto nel semestre, con un tasso di utilizzo degli impianti sceso al 71,9%. Anche lo stabilimento di Termoli è in attesa di risposte, oltre al progetto della Gigafactory ACC che è ormai da tempo in stallo. Tutta la responsabilità, da parte del governo italiano, viene allora “accollata” a una possibile e salvifica risposta strutturale a livello europeo, data la via definita “impraticabile” del Green Deal.