L’amministratore delegato del gruppo Stellantis, Carlos Tavares, ha sottolineato a più riprese l’importanza per la società degli stabilimenti produttivi italiani, che, però, nel periodo attuale non se la stanno di certo passando bene. A soffrire sembra essere soprattutto l’impianto di Melfi, in Basilicata. Difatti, già nelle scorse settimane i problemi di approvvigionamento dei microchip avevano spinto il conglomerato italo francese ad ordinare il maggior numero di stop dell’interom colosso automotive. Della serie “piove sul bagnato”, ora si è aggiunta la scadenza degli ammortizzatori sociali prevista per il prossimo 7 agosto. L’ennesimo ostacolo, che ha convinto il Governo a organizzare un summit.
Il ministero del Lavoro guidato da Andrea Orlando ha convocato per il 20 luglio prossimo un incontro con azienda e sindacati al fine di tenere un confronto su nuovi ammortizzatori sociali. Oltre la data del 7 agosto non è possibile rinnovare il contratto di solidarietà di cui traggono vantaggio più di 6.700 dipendenti. Il dialogo fra le parti era stato invocato a gran voce dalle organizzazioni metalmeccaniche, le quali hanno fatto fronte comune per trasmettere il messaggio.
Melfi: appuntamento in agenda per parlare degli ammortizzatori sociali
Il Corriere della Sera ha evidenziato nell’edizione odierna come da Fiom e Cgil siano giunte delle pressioni affinché l’esecutivo dia rassicurazioni sulla tenuta occupazionale e sulle prospettive, nonché di intervenire per contenere l’impatto sui salari. Dal canto loro, Fim e Cisl hanno discusso della richiesta di Stellantis di ulteriori ammortizzatori sociali straordinari, funzionali alla transizione del complesso di Melfi verso la realizzazione di 4 nuovi modelli elettrici a partire dal 2024.
Del resto, tergiversare è un lusso che non ci si può concedere. A segnalarlo i recenti numeri raccolti sulla situazione di Stellantis, ben lungi dal definirsi positiva. Difatti, nel primo semestre dell’anno in corso la produzione ha accusato una flessione del 17 per cento nel confronto col 2021, mentre, in rapporto al 2019, si è addirittura perso il 38,7 per cento di veicoli.
Sulla base delle rilevazioni eseguite dagli stessi sindacati, nel corso del 2022 non si raggiungeranno i valori produttivi dello scorso anno, sicché si aggirerà intorno alle 150 mila unità globali, di gran lunga inferiori del massimo ottenibile in relazione alle potenzialità della struttura.