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Stellantis Melfi: gli operai passano da 7 mila a 3.500?

Presso lo stabilimento di Melfi la forza lavoro potrebbe subire un notevole ridimensionamento, passando da 7 mila a 3.500 operai.

stellantis melfi

Da settimane si rincorrono ormai le voci riguardo a un presunto piano tacito determinato dall’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, che finirebbe per colpire pure lo stabilimento situato a Melfi. Nello specifico, la ‘linea’ stabilita dal top manager prevedrebbe un dimezzamento vero e proprio della forza lavoro, la quale passerebbe da 7 mila unità a poco più di 3.500. Le voci a tal riguardo sarebbero rimbalzate dalla dirigenza del conglomerato, nato dalla fusione tra FCA e PSA, ai quadri aziendali, sino ai vertici e rappresentanti sindacali della zona.

Stellantis Melfi: il piano tacito di Tavares

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Gli indizi emersi sembrerebbero portare in una direzione precisa. Quello più eclatante è il ridimensionamento e la riduzione ad appena una linea, dove, da alcuni mesi, scorrono Fiat 500X, nonché le Jeep Renegade e Compass attraverso la tecnica del mix produttivo, una sequenza delle stesse vetture senza un ordine prestabilito. A pagarne le conseguenze gli operai, per cui sarebbe complicato “programmarsi”. I ritmi sono sempre più spediti, tanto da superare la soglia dei 400 veicoli a turno da fabbricare.

Aggiungiamoci poi gli incentivi. A lasciare il complesso di Melfi sono stati 390 operai lo scorso autunno, mentre altri 500 accetteranno la buonuscita entro la stagione estiva. Da qui un primo corposo sfoltimento delle maestranze. Ma c’è di più: sarebbe, infatti, allo studio un intervento per incrementare, sebbene di poco, la somma messa sul piatto affinché in futuro pure altri operai optino per l’uscita volontaria. E l’internalizzazione di certi servizi all’insegna del risparmio conferisce ulteriore credito ai rumors trapelati.

Stellantis

Da un po’ si mormora di trattorini e tagliaerba da acquistare da parte dell’azienda per ricorrere a solo una minima parte di operai e di indirizzarli, previa formazione, dalla linea ai campi adiacenti. E poi c’è l’aspetto della transizione elettrica. A partire dal 2024, il centro di Melfi sarà contraddistinto da quattro nuovi modelli e da un sistema che rinuncerebbe ad alcune ‘operazioni’ meccaniche, in grado di lasciare a piedi diverse unità produttive.

Se uniamo i puntini è evidente come il millantato tradimento non sia per nulla fantasioso. Ecco perché alcune sigle sindacali avrebbero delle rimostranze, deluse dal futuro, non conforme aagli accordi sottoscritti dodici mesi fa.

 

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