Cautela con quanto leggete online sulla riforma fiscale auto. Non è vero che ci sarà. In realtà, esiste solo un ordine del giorno. Nessun disegno legge né bozza di decreto. Il Governo si impegna a valutare la possibilità di allineare la percentuale di detraibilità dell’IVA e della deducibilità dei costo delle auto aziendali ai livelli europei. Al fine di incentivare e sostenere le partite IVA che utilizzano le auto ai fini lavorativi. E per incentivare le aziende che usufruiscono delle flotte aziendali fortemente colpite dall’emergenza Covid.
Intenti lodevoli. Ma è solo un ordine del giorno, un impegno generico. Si vedrà. Se il Governo si occupa di un aspetto, poi la strada è lunghissima. Serve un eventuale disegno legge. O una bozza di decreto. C’è la discussione politica, e quindi alla fine si capisce dove si va a parare.
Giustamente, l’obiettivo a più riprese evidenziato dall’Aniasa autonoleggio è annullare definitivamente il regime di proroga praticato da oltre 30 anni rispetto alle Direttive europee. Che consentono la detraibilità totale dell’IVA e la deducibilità del costo di acquisto e di gestione dell’auto aziendale.
Riforma fiscale auto: per eliminare le disparità
C’è un disallineamento. Che diventa una minor competitività specialmente per l’export. I numeri. Su una vettura aziendale media (valore 30.000 euro) il totale di detrazioni e deduzioni fiscali in Italia ammonta a 5.778 euro: meno di un quinto di quanto riescono a scaricare le aziende tedesche e spagnole. E un quarto di Francia e Gran Bretagna.
Il recupero di questo gap, che supera il 400%, permetterebbe una maggiore diffusione dell’auto aziendale, che con il suo più rapido turn-over contribuirebbe a ridurre l’età media del parco circolante. A favore delle auto elettriche. E a bassissimo impatto ambientale.
Infatti, proprio l’elettrico e l’ibrido plug-in prende piede nelle flotte aziendali. Che possono anche essere una sorta di laboratorio dove sperimentare queste tipologie di macchine.
Siamo tutti d’accordo. Ora la parola passa al Governo.