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Stellantis: sarebbero 12.000 i lavoratori di troppo in Italia

Stellantis

Niente di ufficiale per carità, ma da inizio anno di ufficiale da parte di Stellantis per gli stabilimenti italiani è uscito ben poco. E le tante voci che in questi mesi si sono rincorse all’interno delle fabbriche il più delle volte tanto lontane dalla realtà non sono andate.

E così, pur se non ufficiale, la voce di 12.000 tagli di personale in arrivo da parte del colosso nato da fusione di PSA con FCA, sta alimentando ansia e preoccupazione.

Ma di cosa si tratta davvero e da dove escono questi potenziali ed ipotetici 12.000 esuberi di personale? Ecco il punto della situazione come si legge sul sito “Tag43.it”.

Stellantis, perché le voci spesso ci azzeccano

Fin dalla sua nascita a gennaio 2021, Stellantis non ha certo avuto nella chiarezza la sua linea direttrice. E le notizie che sono sopraggiunte, le ipotesi di riduzione dei costi aziendali negli stabilimenti italiani, sono state per lo più frutto di indiscrezioni. In pratica, voci e dicerie, che però, per esempio su Melfi e sul taglio di una linea produttiva nello stabilimento Lucano, ci hanno preso in pieno.

Per questo è allarmante ciò che si legge sul sito prima citato dove un articolo parla di “12.000 di troppo”, in riferimento a potenziali esuberi di personale nei poli produttivi italiani. Adesso bisogna vedere se la voce è realtà o se è solo un falso allarme.

Sta di fatto che sul sito si legge che l’ipotizzato largo esubero di personale è contenuto in un documento di Stellantis, che però non è stato ancora reso pubblico dai vertici aziendali. Un fantomatico documento che parla appunto di un netto taglio di circa 12.000 degli attuali 66.000 dipendenti di Stellantis in Italia, cioè un buon 18%.

Dall’azienda le dichiarazioni e le azioni sembrano far propendere verso i tagli più che verso gli investimenti

A dare manforte alla preoccupazione che ormai è arrivata a livelli di guardia, le dichiarazioni di Carlos Tavares, CEO di Stellantis. Dichiarazioni di tanti mesi fa quando Amministratore Delegato fece visita a Torino, ma anche le ultime rese durante la presentazione dei risultati di esercizio dell’azienda qualche giorno fa.

Tavares in visita a Mirafiori e Grugliasco a inizio 2021, partì con l’affermazione che in Italia il costo delle auto prodotte era superiore che in altri Paesi dove Stellantis ha stabilimenti.

Un costo eccessivo e superiore perfino alla Francia, dove comunque gli operai di stipendio percepiscono di più che in Italia. E allora si parlò di tagli ai servizi, di internalizzazione di alcune attività oggi in mano all’indotto e così via dicendo. Tagli di forza occupazionale che però non dovevano riguardare i dipendenti interni di Stelantis. E Tavare su questo fu fermo nel ribadire che Stellantis non avrebbe perso lavoratori.

Pur senza mai entrare nel dettaglio, anche l’altro giorno in occasione della presentazione dei bilanci del primo semestre 2021, Tavares ha confermato la linea iniziale. “In Italia non si può tenere lo status quo”, questa la frase del CEO di Stellantis, finita sotto accusa lo scorso 3 agosto presentando agli analisti i buonissimi risultati del primo semestre 2021.

Stellantis, l’elettrico aumenta i costi, e sui lavoratori che si abbatteranno i tagli?

Anche se con termini particolari, le parole di Tavares sono state affilate. Pur tessendo le lodi ai sindacati ed al governo Draghi, soprattutto sottolineando la proficuità degli ultimi incontri, Tavares ha parlato di un aumento dei costi di produzione dei veicoli elettrici di oltre il 40%.

Ed è qui che il CEO ha incastonato il discorso sullo Status Quo insostenibile, perché se la futura elettrificazione aumenterà ancora i costi di produzione, un manager non può che vedere dove andare a tagliare per ridurre questo aumento.

E le prime iniziative che Stellantis sta prendendo subito dopo aver presentato il piano per l’elettrificazione, sembrano tutte indirizzate verso i tagli di personale. Per carità, non si parla di licenziamenti, primo perché da mesi sono stati bloccati per via del Covid (ma adesso si è tornati a poter licenziare), e poi perché c’è ancora la cassa integrazione da sfruttare, sia la ordinaria che la cassa Covid.

Ma i tagli al giorno d’oggi hanno vie infinite. Gli accordi tra sindacati e vertici aziendali, sugli incentivi ai licenziamenti, e le misure di prepensionamento che il governo ha introdotto in questi anni (parliamo del contratto di espansione e dello scivolo con l’isopensione), sono a tutti gli effetti strumenti che parlano di tagli di personale.

Ed è questa la via che ha preso Stellantis, partendo dai lavoratori vicini alla pensione (5 anni prima dei 67 anni con il contratto di espansione e 7 anni prima dei 67 anni con l’isopensione), ma estendendo l’incentivo ai giovani, perché si parla di cifre vicine ai 70.000 euro lordi pur di dimettersi.

Stellantis e tagli di personale, cosa ci sarebbe scritto nel documento dell’azienda

Ciò che Stellantis avrebbe in cantiere, in un breve spazio di tempo (entro il 2024), sarebbe la fuoriuscita di 12.000 dipendenti. Come detto in precedenza, il 18% dei 66.000 oggi assunti come forza lavoro del Gruppo in Italia. E le indiscrezioni sembrano pure piuttosto dettagliate. Gli esuberi riguarderebbero 7.000 operai e 5.000 impiegati.

Un ostacolo a questo terrificante scenario sarebbe ciò che FCA prima della fusione ha promesso al governo. La salvaguardia dei posti di lavoro, questo ciò che lo Stato italiano chiese di garantire ad FCA quando l’azienda bussò al governo nostrano per chiedere una garanzia statale su un prestito che FCA chiese.

Un prestito da 6,3 miliardi che pare Stellantis sia in grado ed abbia intenzione di restituire per avere così libertà di azione. In pratica, debito restituito e promessa che può essere non mantenuta.

 Stellantis, da un prestito all’altro

Che Stellantis senza battere ciglio riesca a dare indietro i 6,3 miliardi a chiusura della garanzia Sace sul prestito che Banca Intesa erogò ad FCA, non è ipotesi azzardata. Infatti proprio i vertici aziendali hanno pubblicizzato in maniera eloquente la notizia di aver avuto una nuova linea di credito da 12 miliardi di euro, da un pool di 29 banche, tutte importanti.

Un nuovo finanziamento in sostituzione del precedente, che verrebbe cessato insieme alla promessa di salvaguardare i livelli occupazionali in Italia. Ed una volta estinto il vecchio prestito contratto prima della nascita di Stellantis da FCA, l’azienda si sentirebbe libera di adottare i suoi provvedimenti, compresi i licenziamenti.

 Il piano di ristrutturazione aziendale in Italia parte dall’organico

Ricapitolando, sbloccati i licenziamenti, accordi sugli incentivi all’esodo e fine della promessa di salvaguardia dei posti di lavoro, aprono a tagli di personale in linea con l’indiscrezione che vuole 12.000 esuberi in arrivo da oggi al 2024 in Stellantis. E nel frattempo, ferie lunghe, chiusure della produzione negli stabilimenti e cassa integrazione sono prassi consolidata in Stellantis.

Tagli che non hanno eguali negli altri Paesi dove Stellantis ha altri siti produttivi anche importanti come Francia e Spagna. I sindacati c’è da giurarci, se la notizia fosse confermata e se davvero il documento di Stellantis uscisse fuori ufficialmente, faranno muro.

Anche perché i risultati del primo semestre da parte di Stellantis, almeno come utili di esercizio, non inducono certo a considerare in crisi o fallimentare l’azienda. Anzi, il trend è in miglioramento ed il piano di elettrificazione, è piuttosto ambizioso.

Anche il fatto che la Gigafactory è stata programmata a Termoli però, potrebbe non andare considerato del tutto positivamente. È vero, si è scelto di costruire la nuova fabbrica di batterie per veicoli elettrici in Molise e in uno stabilimento già in crisi per via della produzione di motori a combustione presto obsoleti e fuori mercato.

Ma la scelta potrebbe essere dettata dal fatto che in Molise è più facile prendere aiuti dallo Stato e questi aiuti a Termoli sarebbero superiori che a Mirafiori. Trucchi aziendali belli e buoni, che da un lato hanno ammorbidito i sindacati che poi hanno sottoscritto dappertutto accordi sulle incentivazioni agli esodi volontari. Ma che nascondono l’obbiettivo reale dell’azienda, cioè il taglio dei costi partendo dal taglio dell’occupazione.

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