in

Stellantis Italia: meno modelli e produzioni nel post Marchionne

La prematura morte di Marchionne ha portato alla situazione attuale piuttosto complicata per gli stabilimenti Stellantis Italia.

Stellantis

Nuovi veicoli da produrre nel prossimo futuro a Melfi e una nuova fabbrica di batterie per veicoli elettrici, sempre nel prossimo futuro a Termoli in Molise. Sono questi i due progetti di Stellantis Italia che hanno attutito, anche se non di molto le polemiche che accompagnano le attività negli stabilimenti italiani del gruppo nato dopo la fusione di FCA e PSA.

Progetti futuri, piani industriali lontani nel tempo, perché nel 2024 è la data per le nuove auto elettriche a Melfi e il 2025 per le batterie di Termoli. Al momento invece, ancora cassa integrazione, ancora fermate collettive, ancora incentivi ai licenziamenti e in definitiva, ancora dubbi e incertezze.

Sul quotidiano socialista “Avanti”, vengono approfondite queste criticità ed emergono nuovi dettagli anche sulle scelte aziendali, in primo luogo quella della Gigafactory a Termoli, nel piccolo Molise e non nel popolare Mirafiori in Piemonte.

Una analisi che parte da Sergio Marchionne, l’Amministratore delegato di Fiat prima ed FCA dopo, capace di salvare Fiat Chrysler Automobiles, la cui pesante eredità fa segnare nette differenze con le politiche del nuovo CEO, Carlos Tavares.

Nuovi modelli e batterie in futuro, ma oggi meno modelli e meno produzione, cosa accade a Stellantis Italia

“Meno modelli, meno produzione, meno occupazione”, così apre l’articolo dell’edizione digitale del quotidiano Avanti dove si parla di fabbriche di Stellantis che in Italia annaspano.

Infatti da Fiat a Lancia e ad Alfa Romeo, tutti i grandi marchi di Auto nostrane, tutte dentro il colosso Stellantis, da tempo hanno visto ridursi i modelli. Per Fiat è uscita di produzione la Punto, mentre per Alfa Romeo c’è stato lo stop a Giulietta e Mito. E nel frattempo la Lancia continua a produrre solo la piccola Ypsilon, una inversione di tendenza enorme per una casa passata alla storia per la gloriosa Delta o per la Thema.

Più di una dozzina di vetture, questo ciò che è stato cancellato negli anni alla voce modelli prodotti. Ed in Italia questo ha riguardato tutti marchi che fanno parte di Stellantis oggi ma che prima erano dentro Fiat Chrysler Automobiles.

Stellantis Italia, la politica aziendale va in una strada diversa da quella tracciata da Marchionne

In un quadro desolante come è quello prima prodotto, con una miriade di modelli andati in pensione alcune buone nuove ci sono. Per esempio, è senza dubbio positivo il fatto che la piccola di casa Fiat, la 500, nella sua versione elettrica, vede i natali a Mirafiori, nello storico stabilimento piemontese della Fiat.

In questo caso, più che a Stellantis il merito va a Fiat Chrysler Automobiles, dal momento che è dal 2020 che la Fiat 500 elettrica si costruisce a Torino e fu l’allora FCA a decidere così.

Ma la Fiat 500 E non basta, perché tra crisi pandemica, ritardi, mancanza di investimenti e carenze della componentistica, il calo delle vendite e della produzione in tutta Italia è un dato di fatto.

E le beghe del mercato con il calo delle vendite vede l’azienda reagire come al solito. In altri termini, si passa al ricorso alla cassa integrazione generalizzata in tutti gli impianti della Penisola. Ed alle Cig si aggiungono progetti di incentivazione all’esodo dei lavoratori. A Torino saranno in 800 a dire addio al posto di lavoro. Ed anche se si tratta di lavoratori più o meno prossimi alla pensione, parlare di riduzione di personale non è sbagliato.

Anche perché ai prepensionamenti incentivati non si affiancano programmi di nuove assunzioni. E si va in una strada diametralmente opposta a quella che a suo tempo sembra avesse voluto intraprendere l’Amministratore delegato di FCA, il compianto Sergio Marchionne.

Le rassicurazioni iniziali dei vertici Stellantis in Italia sono state tradite

Nemmeno mise piede a Torino alla prima visita da neo Amministratore delegato del gruppo, che subito fece notizia. Parliamo di Carlo Tavares, CEO del quarto produttore mondiale di auto, colui che rappresenta per Stellantis ciò che Marchionne era per FCA.

Tavares disse subito che in Italia produrre auto era drasticamente più costoso che farlo negli altri Paesi dove Stellantis ha stabilimenti. Ma allo stesso tempo, anche se parlava di contenimento dei costi necessario, assicurò che non sarebbero sopraggiunte chiusure degli stabilimenti e riduzioni dei livelli occupazionali.

Parole a cui fece eco pure John Elkann. Evidentemente parole e promesse che non si potevano mantenere, o almeno non del tutto. E così l’indotto un po’ ovunque è lasciato al suo destino come se non fosse una parte fondamentale delle attività del gruppo.

E al posto di licenziamenti e tagli di personale per ridurre i costi, si pensa a sfruttare gli aiuti dello Stato per mandare a riposo anticipatamente i lavoratori. Gli incentivi ai licenziamenti del personale più vicino alla pensione, prevede l’utilizzo di strumenti come isopensione e contratto di espansione che il governo ha deciso di adottare.

Stellantis Italia: Alfa Romeo e Maserati in crisi

Tavares a gennaio arrivò a garantire l’applicazione del piano d’investimenti di Fca per oltre 5 miliardi di euro negli impianti italiani, e pure alla salvaguardia dei livelli occupazionali che FCA promise al governo in cambio di una garanzia su un prestito.

E Tavares incalzato dai giornalisti, sempre a gennaio scorso, parlò di Alfa Romeo, Lancia e Maserati come dei fiori all’occhiello di Stellantis. Anche in questo caso parole che non si sono tradotte nella realtà, almeno al momento. Infatti a Mirafiori, Grugliasco e Cassino, Maserati ed Alfa Romeo non vivono certo periodi floridi dal punto di vista delle produzioni. A dire il vero si verifica l’esatto opposto con fabbriche che lavorano ben al di sotto del minimo.

La carenza di un preciso piano aziendale su Maserati e Alfa Romeo è eloquente, perché i ritardi nel lancio dei nuovi modelli, che già con FCA era evidente, è rimasto inalterato pure con Stellantis.

Sergio Marchionne, a cui si deve anche il salvataggio di Chrysler che era in bancarotta,  parlava, come si legge sempre sull’Avanti, di “polo del lusso”. Infatti il duo Maserati-Alfa Romeo dovevano rappresentare il top delle auto di FCA, il top del lusso e il lancio di nuove autentiche supercar avrebbe dato lavoro agli stabilimenti italiani.

Il piano di Marchionne per lo meno era chiaro. Un piano che partiva dalla piena occupazione, tanto è vero che sempre al povero AD di FCA va dato il merito di aver portato a Melfi la produzione della Jeep. E si deve alla prematura scomparsa di Sergio Marchionne lo stop all’arrivo dei nuovi veicoli Maserati ed Alfa Romeo. Proprio al ritardo nei nuovi modelli si devono le conseguenze che oggi vediamo chiaramente. Parliamo del continuo ricorso a periodi di casse integrazioni negli stabilimenti di Mirafiori, Grugliasco e Cassino.

Stellantis Italia e la Gigafactory a Termoli

Nelle ultime settimane la cosa che forse ha maggiormente fatto discutere è la collocazione della Gigafactory a Termoli in Molise. In una sorta di derby italiano, Tavares ha scelto lo stabilimento molisano dove oggi si assemblano motori termici, come sede della terza fabbrica di batterie per auto elettriche di Stellantis in Europa.

La notizia positiva è che è stata scelta l’Italia, dal momento che questo non era sicuro. Infatti dopo le prime due Gigafactory in Francia e Germania, l’Italia era in concorrenza con la Spagna per diventare sede della fabbrica. E così si è arrivati al fatto che dal 2025 la Gigafactory vedrà i natali a Termoli.

Una scelta dettata dal fatto che a Termoli lo stabilimento era in grave crisi. Una crisi che in futuro lo sarebbe stato ancora di più visto che di motori diesel e a benzina se ne faranno sempre meno in futuro. La mancata scelta di Mirafiori ha fatto discutere.

In Piemonte parlano di tradimento, anche perché non è facile comprendere il perché si è scelto di spostare lontano dal sito dove si producono le 500 elettriche, la produzione delle batterie che servono proprio anche a quel modello.

Più o meno lo stesso si è avvertito a Melfi, dove si produrranno dal 2024 quattro nuovi veicoli elettrici multimarca. Si tratta di auto sulle quali andranno montate le batterie che potevano essere prodotte in loco, con risparmi sui costi di trasporto.

I fondi dello Stato e del PNRR

Probabilmente alla base delle due decisioni di Tavares (la fabbrica in Italia e precisamente a Termoli), ci sono i finanziamenti pubblici. Finanziament che il governo Draghi ha messo sul piatto e che senza dubbio sono maggiori nel Mezzogiorno che non a Torino.

In effetti grazie ai fondi europei provenienti dal Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr), l’impianto del Molise godrebbe di maggiori incentivi. Si tratta degli incentivi del PNRR che a livello finanziario sarebbero inferiori in Piemonte.

Ma a prescindere da scelte di questo tipo, che hanno avuto come unico risultato, quello di scatenare autentiche guerre fratricida tra stabilimenti italiani, la situazione in Stellantis non è rosea nelle sue fabbriche in Italia.

Tutte le fabbriche italiane di Stellantis vivono una situazione di grande difficoltà,  mentre le fabbriche francesi del gruppo, cioè quelle Peugeot e Citroen vanno molto meglio. E adesso la paura che si materializzi la stessa sorte toccata ad Opel anche per i nostri marchi è salita di livello. Per il marchio tedesco acquisito a suo tempo da PSA, oggi si parla di un taglio di un terzo dei posti di lavoro rispetto al 2017. E non aiuta il fatto che la componente francese in Stellantis è nettamente maggioritaria rispetto a quella italiana.

Lascia un commento