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ANFIA chiede di rifinanziare ancora una volta gli importanti incentivi

In un’annata complessa per il comparto automotive italiano l’importanza degli incentivi è rimasta importante, per questo ANFIA chiede una reintroduzione

Cassino Plant

In un’annata particolarmente complessa per il comparto automotive italiano (e non solo), la boccata di ossigeno messa in pratica dall’immissione sul mercato di specifici incentivi ha sicuramente condotto il comparto verso una condizione meno disastrosa di quella effettivamente ragionata.

Non è un caso se ora l’associazione che rappresenta la filiera automobilistica, l’ANFIA, sia tornata a chiedere un ripristino di quei provvedimenti utili per rimpolpare il settore dell’auto: “siamo di fronte a numeri che parlano da soli. È evidente l’importanza che può avere, per uno dei settori chiave dell’economia nazionale, un immediato rifinanziamento di queste misure a sostegno del mercato, in attesa di condividere con il governo un serio piano di politica industriale per affrontare la transizione ecologica e produttiva del comparto automotive”, ha infatti ammesso l’ANFIA in una nota.

Se le immatricolazioni hanno comunque respirato qualche boccata di ossigeno, comprendere oggi gli effetti economici sull’intera filiera non è di certo semplice. Per questo motivo ANFIA ha analizzato i dati di Invitalia sulle vendite di vetture e veicoli commerciali grazie agli incentivi proposti con la Legge di Bilancio 2021 producendone una precisa quantificazione dei benefici.

Contributi interessanti in certi casi

Per quanto riguarda infatti la fascia di emissione compresa fra 61-135 g/km, il contributo è consistente se relazionato alla componentistica. Su 166.282 vetture immatricolate con incentivi e vendute a prezzi nell’ordine dei 16mila euro, un quinto di queste sono state prodotte presso stabilimenti italiani ovvero il 21% del totale che equivale a oltre 34mila vetture.

Tali valori sono stati ottenuti con fondi di circa 250 milioni esauriti in circa tre mesi che comunque hanno dato una spinta di certo non negativa al sistema. La componentistica prodotta in Italia, e presente sulle vetture destinatarie degli incentivi, produce in media 5.474 euro per ogni vetture introducendo un fatturato che supera i 136 milioni di euro anche grazie ai contributi statali. C’è poi tutto quel comparto dei componenti prodotti nel nostro Paese che vengono installati su vetture assemblate all’estero, in quel caso l’analisi di ANFIA fissa a 142 milioni di euro il dato complessivo. Il totale ammonta quindi a 280 milioni di euro per un quadro complessivo che col gettito d’IVA derivante dal volume d’affari dei costruttori italiani viene quantificato in 883 milioni di euro.

L’analisi dell’ANFIA rende noto anche l’impatto industriale per quegli incentivi destinati alla fascia 0-60 g/km di CO2 visto che l’avvio di produzioni destinate a vetture elettriche o ibride plug-in anche in Italia produce effetti altrettanto positivi. Delle poco meno di 40mila vetture appartenenti a questa classe che hanno comunque beneficiato degli incentivi previsti, il 23% viene prodotto in Italia. in questo comparto il fatturato medio dei costruttori sale a 1,3 miliardi di euro e il gettito d’IVA è di 290 milioni di euro.

I veicoli commerciali leggeri, su un totale di 10.636 immatricolazioni, venduti con gli incentivi e prodotti in Italia sono poco meno del 20% del totale. Ma i vantaggi, secondo ANFIA, vanno al di là dei numeri grazie al fatto che diversi veicoli incentivati ma prodotti all’estero vengono allestiti da Pmi italiane.

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