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Stellantis, sarà estate piena di fermate e Cig, ma autunno risalita

Ancora cassa integrazione in Stellantis ma pare che in futuro la situazione dovrebbe migliorare, sempre che le piccole aziende dell’indotto reggano adesso.

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Prima Melfi, poi Pomigliano, Termini e adesso anche Cassino. Per gli operai italiani di Stellantis non c’è pace. Il ricorso continuo alla cassa integrazione sembra peggio degli ultimi tempi prima della fusione tra FCA e PSA. Eppure è nato un gruppo aziendale enorme, che è il quarto produttore mondiale di auto e che ha ben 14 marchi all’interno.

Tutto ciò che di buono pareva portare la creazione di un autentico colosso dell’Automotive quale è Stellantis, si sta scontrando con la dura realtà. E così il ricorso a cassa integrazione e ammortizzatori sociali in genere, non fa sconti, probabilmente con motivazioni aziendali che vengono mascherate dalla carenza di componenti quali i microchip e dalla grave crisi economica multi settore per via della Pandemia da Covid-19.

Il 27 maggio a Cassino, in uno degli stabilimenti Stellantis del Centro Italia, è stato l’ultimo giorno di lavoro per diversi operai che sono stati messi in cassa integrazione.  E si ipotizzano già nuove fermate per giugno, con uno sguardo all’estate che non lascia presagire nulla di buono. Ma si lascia trapelare la notizia che dai vertici aziandali sostengono che in autunno ci dovrebbe essere una risalita ed una ripresa che oggi, dal punto di vista degli operai, appare distante anni luce e non solo qualche mese.

Cosa sta accadendo nelle fabbriche

E se di Melfi noi di ClubAlfa abbiamo già a più riprese trattato di evidenti spostamenti di operai tra un turno e l’altro e tra una postazione e l’altra, che lasciano presagire come il taglio di una linea produttiva sia pressoché certa, anche a Cassino la situazione non è buona. Come si legge sul sito di informazione locale “Ciociariaoggi.it” infatti, ieri 27 magio è stato “l’ultimo giorno di lavoro del mese di maggio nello stabilimento Fca Cassino Plant”.

I vertici aziendali di Stellantis hanno già annunciato e fatto partire il massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali. Cancelli dello stabilimento che chiudono quindi venerdì 28 maggio e lunedì 31 maggio. Ma si tratta solo di una prima serrata, perché oggi dovrebbero essere confermate le chiusure anche per il mese di giugno, a partire già da martedì primo giugno.

In attesa che l’azienda ufficializzi ciò che accadrà a giugno, è assai probabile che si ritornerà in fabbrica solo il 3 giugno. Una settimana di cassa integrazione quindi, con tutte le ricadute reddituali sui lavoratori.

Se il trend è questo, le fermate collettive e le casse integrazioni dovrebbero poi continuare fino alla pausa estiva di agosto, e quindi, come prima detto, sarà una estate di ammortizzatori sociali e piuttosto massicci a Cassino.

Il fatto che sia in programma il lancio della produzione dei Suv Grecale però, fa ben sperare perché tale avvio di produzione è previsto dopo l’estate, nel primo autunno, quando anche i vertici aziendali credono che la situazione migliorerà da molti punti di vista.

Il nodo principale resta l’indotto

Anche a Cassino come a Melfi a preoccupare è l’indotto. Piccole aziende che tirano avanti pressoché unicamente con le commesse Stellantis che se mancano perché le fabbriche sono in pausa, mettono in ginocchio queste piccole realtà che però hanno migliaia di operai tanto a Cassino quanto a Melfi.

Purtroppo arrivano segnalazioni dagli operai, che spiegano come dentro gli stabilimenti ci siano dei movimenti e delle prove che sembrano spingere a considerare come la riduzione dei costi di cui l’azienda da tempo parla, riguarderà proprio lo spaccato dell’indotto.

Molte delle attività oggi demandate all’indotto infatti, sembra che saranno portate all’interno di Stellantis. A partire per esempio dalle aziende che, con turni assai particolari, si occupano della manutenzione e della pulizia dei macchinari. Oppure di quelle che si occupano di assemblaggio e di fornire agli addetti alle linee dirette, tutti i componenti del caso che poi questi ultimi devono montare sulle auto.

I sindacati sono preoccupati e contestano anche le ultime scelte del governo, che sbloccando i licenziamenti come pare si stia facendo a Roma, metteranno davvero a rischio i lavoratori dell’indotto, che notoriamente hanno meno tutele rispetto agli operai di Stellantis.

A rischi quindi migliaia di lavoratori delle aziende del settore Automotive soprattutto quelli dell’indotto Stellantis.

“Un anno fa, in piena pandemia tutti riconoscevano il lavoro decisivo del lavoro manuale. A distanza di un anno, ora che ci sono anche i soldi da redistribuire, torniamo al fatto che il lavoro deve essere precario e che addirittura si può liberalizzare tutto perché è il mercato da solo che ti risolve i problemi? Una cosa così per noi non è accettabile”, questo per esempio è il pensiero del leader CGIL e FIOM, Landini che è stato protagonista insieme agli altri, del presidio davanti alla sede della Regione Lazio in materia sicurezza sui luoghi di lavoro.  

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