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Stellantis, USB Melfi: “luglio e agosto fermi, a settembre una linea”

Dura accusa dell’Unione Sindacale di Base per lo stabilimento Stellantis di Melfi e per quello che accadrà lì nell’immediato futuro.

stellantis

Continua ad imperversare la polemica su quello che sarà il futuro dello stabilimento ex FCA di Melfi. Il polo produttivo di Località San Nicola a Melfi non vive giornate tranquille, perché sono ricorrenti le voci sulla destrutturazione dello stabilimento, con un cambio di tipologia di produzione che inciderà anche sull’indotto.

Da quando c’è stata la fusione tra PSA ed FCA, non si fa altro che parlare di taglio di una linea produttiva nello stabilimento dove, prima Fiat e poi FCA (con l’acquisizione di Chrysler da cui nacque Fiat Chrysler Automobiles), hanno prodotto circa la metà dell’intero parco auto costruite in Italia.

Il cambio radicale di impostazione che i vertici di Stellantis sembra abbiano interesse ad adottare, non può non preoccupare i lavoratori per ipotetici tagli di occupazione futura.

E l’operato dei sindacati è contestato anche dagli stessi operai. Se da un lato i vertici dell’azienda ed anche i sindacati confermano che non ci saranno perdite di posti di lavoro, nessuna comunicazione ufficiale è mai arrivata in questo senso e non sono pervenute smentite riguardo al taglio di una linea produttiva (quella della linea 2 dove a Melfi producono la Jeep Compass).

E le voci che si rincorrono non sembrano portare a nulla di buono, se è vero che come anche noi di ClubAlfa abbiamo più volte scritto, al posto della linea di produzione della Compass, Stellantis vorrebbe portare all’interno l’area assemblaggio, che adesso è assegnata ad aziende dell’indotto. Tutto fa pensare che le voci sui tagli non siano così distanti dalla realtà, a meno che ci sia qualcuno che non considera importante a livello occupazionale l’indotto.

Sul sito “Basilicata24.it” oggi arriva l’accusa che l’Unione Sindacale di Base (USB) fa all’intero sistema, compresi gli altri colleghi delle altre sigle sindacali che tra l’altro sono stati più volte interessati da summit e incontri con i vertici aziendali. E USB arriva ad anticipare quali saranno gli scenari futuri, già quelli della prossima estate.

Stellantis Melfi, a luglio e agosto via ai lavori e ci si ferma

 “Luglio e agosto fermi per lavori, a settembre tutti su unica linea di produzione”, questo ciò che anticipa un comunicato dell’Unione Sindacale di Base. “Nessuno ha il coraggio di dire le cose come stanno”, questa la reprimenda dei sindacalisti che accusano anche i loro stessi colleghi delle altre sigle di rappresentanza, di non dire la verità.

In pratica ciò che viene messo nero su bianco è il fatto che sono solo gli operai direttamente a dire le cose come stanno, a mettere in luce voci e attività, quanto meno sospette, che lasciano presagire quelli che saranno i futuri scenari nello stabilimento e in tutto il grande polo produttivo lucano.

“Luglio e agosto fermi per lavori ed a settembre tutti su un’ unica linea di produzione, le ultime voci degli operai dallo stabilimento Stellantis di Melfi. Lo sanno tutti ma gli unici a dirlo esplicitamente sono gli operai. Il processo di destrutturazione dello stabilimento Stellantis di Melfi è ormai in via di definizione. Sembra che però nessuno abbia il coraggio di dire le cose come stanno realmente, come se allertare gli operai rispetto ad un futuro, molto vicino, ancora più buio sia sbagliato”, questa l’accusa del sindacato che sottolinea come nessuno “ abbia intenzione di disturbare il lavoro che Stellantis sta portando a termine.

Perché nessuno dice il vero, nemmeno i sindacati aziendali

E le altre sigle sindacali pare vengano accusate addirittura di essere in combutta con i vertici dell’azienda. Tra l’altro anche i meno addentrati nelle problematiche aziendali e nelle dinamiche dei rapporti tra sindacati e azienda, sarà balzato agli occhi che anche negli ultimi incontri istituzionali a cui hanno partecipato i vertici di Stellantis, la politica e anche naturalmente i sindacati, questi ultimi hanno spuntato solo la condizione che l’azienda avrebbe dovuto informare i rappresentanti dei lavoratori delle iniziative intraprese.

E molti operai hanno visto in questo solo l’ottenimento dei personali interessi dei sindacati nella vicenda, senza che sia stata data alcuna rilevanza alle preoccupazioni egli operai.

“C’è ancora troppa complicità tra le parti perché si possano denunciare le cose per come stanno realmente, intanto i giorni passano. Allora lo diciamo noi di Usb, per conto anche di quegli operai che non ce la fanno più ad essere considerati una parte marginale della discussione”, questo si legge sul sito di informazione locale della Basilicata prima citato.

C’è movimento in fabbrica, ecco cosa sta accadendo

A pochi non è balzato agli occhi ciò che sta succedendo già oggi in fabbrica. “In questi giorni molti operai assegnati alla linea Jeep Renegade e 500X vengono spostati sulla linea della Compass per fare addestramento, altri fanno il percorso inverso, così da rinfrescarsi la memoria su postazioni in cui avevano lavorato in passato. Fino alla fine di giugno molti operai dovranno saper assemblare i particolari di tutte e tre le vetture, così che possano lavorare su un’unica linea di produzione, quella dove oggi transitano soltanto Renegade e 500X”, questo ciò che accade oggi come sottolineano i sindacalisti di USB.

“Ovviamente ci sono delle difficoltà pratiche poiché non tutte le lavorazioni potranno effettuarsi su un’unica linea, qualcuna di queste , poche in realtà, rimarranno sulla linea della Compass ma questo è un dettaglio quasi irrilevante. Si sanno addirittura i volumi produttivi che da Settembre si effettueranno su una sola linea, 430 vetture a turno. Non si sa che tipo di turnazione si farà, evidentemente ancora non è stato deciso. Non si sa quanti operai saranno impegnati, riducendo le postazioni inevitabilmente non potrà che ridursi anche la forza lavoro necessaria”, questo l’allarme di USB, che, naturalmente, mette in evidenza dei fatti oggettivi, che bocciano con le rassicurazioni che i vertici aziendali hanno dato in materia di salvaguardia dei livelli occupazionali e che i sindacati con cui l’azienda tratta, hanno preso per buone.

Non può essere che si chiude una linea di produzione e si salvaguardano i posti di lavoro. È oggettivamente impossibile. Inoltre se davvero si sposterà all’interno di Stellantis l’assemblaggio oggi appaltato all’esterno e quindi all’indotto, il rischio che si salvaguardi l’occupazione diretta di Stellantis, a scapito di quella esterna ma collegata dell’indotto, sarebbe sempre un problema.

Il problema dell’indotto non è secondario, e manca lo Stato italiano

Anche l’indotto ha i suoi tanti operai, anche l’indotto è importante per un polo di produzione di auto che per la Basilicata e forse, per le Regioni vicine, rappresenta un importante aspetto del Pil totale di aree del Mezzogiorno dove alternative occupazionali latitano, specie adesso che siamo in piena emergenza epidemiologica ed economica per via della pandemia.

“Proprio sulla pandemia verte un altro allarme che USB ha esposto nel suo comunicato. “Non si sa come verranno accorpate le postazioni di due linee su una, difficilmente la catena di montaggio potrà essere allungata, di conseguenza è presumibile un sovraffollamento, con tutti i rischi legati alla pandemia e le difficoltà legate alle lavorazioni gomito a gomito. Consapevoli dell’immobilismo e inutilità dei sindacati aziendali, gli operai iniziano ad organizzarsi autonomamente, come è accaduto sabato scorso davanti i cancelli di Melfi e come accadrà sabato prossimo, in videoconferenza con i colleghi degli altri stabilimenti Stellantis italiani e degli indotti. Perché hanno capito che nessuno si salva da solo”, così hanno chiuso il comunicato quelli dell’Unione Sindacale di Base, allargando le preoccupazioni anche agli altri, tanti stabilimenti di Stellantis in Italia. Perché ciò che accade a Melfi non è tanto distante da ciò che accade a Mirafiori, a Cassino, a Pomigliano e così via dicendo.

Lo dimostra il costante ricorso alla cassa integrazione  che in tutta Italia, Stellantis sta adottando, giustificando il tutto con la carenza di componentistica, con la vicenda dei microchip mancanti. E fa specie che anche la politica, nonostante anche dagli esponenti di tutti i partiti, continuino ad arrivare rassicurazioni. Il fatto che lo Stato italiano non abbia deciso di entrare con una partecipazione in Stellantis, come ha fatto lo Stato francese, è più di un semplice campanello di allarme.

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