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Multa per passaggio col semaforo rosso: ora è più difficile vincere un ricorso

Due sentenze della Cassazione a favore dei Comuni

semaforo rosso

Multa per passaggio col semaforo rosso: ora è più difficile vincere un ricorso. Due sentenze della Cassazione a favore dei Comuni. Vero che trattasi di infrazione pericolosissima per la sicurezza stradale, ma talvolta i Comuni non rispettano al 100% le regole. O camminano sul filo del rasoio del Codice della Strada.

Multa per passaggio col semaforo rosso: questione taratura

Per cominciare, la Cassazione ha rinforzato un concetto su cui c’era qualche dubbio: verbale valido senza l’indicazione della taratura dell’apparecchio semaforico (31818/2020). Infatti, il multato aveva fatto e perso il primo ricorso ma vinto l’appello in Tribunale basandosi un principio della Consulta (sentenza 113/2015).

Ecco la base di partenza: tutte le apparecchiature deputate all’accertamento delle infrazioni devono essere sottoposte a verifiche periodiche di taratura, pena l’illegittimità della sanzione, in quanto l’assenza di tali verifiche è suscettibile di pregiudicarne l’affidabilità metrologica e di compromettere la certezza della rilevazione.

Ma la Cassazione la pensa diversamente: il principio della Corte costituzionale vale solo per gli autovelox fissi e mobili di qualsiasi natura, non per le telecamere ai semafori.

Chi fa ricorso deve provare che il semaforo funziona male

Un automobilista sostiene che il semaforo abbia difetti tecnici e ricorre. Sostiene che spetti al Comune provare che il semaforo funzioni bene. Per la Cassazione invece ha ragione il Comune: il Codice della Strada non prevede che il verbale di accertamento dell’infrazione debba contenere, a pena di nullità, l’attestazione che la funzionalità del singolo apparecchio impiegato sia stata sottoposta a controllo preventivo e costante durante l’uso.

Il difetto di costruzione, installazione o funzionalità lo deve dimostrare il multato. Se non lo fa, multa lecita.

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