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Stangata carburanti, aumenti accise dal 2021

Il Governo rincara le clausole di salvaguardia sulle accise: tra il 2021 e il 2024, ben 5,3 miliardi

Stangata carburanti dal 2021. Il Governo ha presentato l’emendamento unico alla manovra in commissione Bilancio al Senato: qui,  rivede gli aumenti delle accise sui carburanti a partire dal 2021. È la modifica alla clausola di salvaguardia sulle accise: comporta maggiori entrate per 868 milioni di euro per il 2021, 732 milioni per il 2022, 1,522 miliardi nel 2023 e 1,243 miliardi nel 2024. Più tasse per dare ossigeno allo Stato. Totale, ben 5,3 miliardi. Qui oggi serve una montagna di quattrini…

Stangata carburanti e clausola di salvaguardia

Ma che cos’è la clausola di salvaguardia? La clausola di salvaguardia è una norma che prevede misure fiscali di maggior gettito. Obiettivo: assicurare il rispetto dei saldi di finanza pubblica. Queste misure scattano solo se necessarie. Invece non scattano qualora le risorse affidate all’operare delle clausole possano essere reperite con altri interventi. Tradotto: se lo Stato non ha soldi, scattano.

Prezzi carburanti e accise: bel guaio

La proposta emendativa parla anche di accise sul gasolio commerciale (articolo 76), stabilisce che i veicoli di classe Euro 3 siano esclusi dal beneficio fiscale della riduzione dell’accisa sul gasolio per autotrazione utilizzato in alcune tipologie di automezzi per il trasporto di merci e passeggeri, a decorrere dal primo luglio 2020 (anziché dal primo marzo 2020). Oggi, sul diesel, ci sono meno tasse che sulla benzina. Domani, non più. Anche in virtù del dieselgate e del fatto che il gasolio è nel mirino degli ambientalisti. Proprio una stangata carburanti completa.

Aumenti accise: Salvini attacca

L’ultima novità è demenziale: 800 milioni di accise su benzina e gasolio, dice Salvini. Duri i presidenti dei gruppi della Camera e Senato della Lega Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo: parlano di Governo delle bugie e delle tasse. Ma non erano loro che si erano accordati per non toccare le clausole di salvaguardia e non aumentare le tasse? Questa la domanda retorica dell’opposizione.

D’altronde, sono anni che si parla di aumenti delle accise con le clausole di salvaguardia. Finalizzate a salvaguardare il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica definiti dal Governo per gli anni in cui le variazioni diventano efficaci. In teoria, sono misure di maggiore entrata a efficacia differita, normativamente operative nell’anno per il quale sono previste ma per le quali vi è un impegno programmatico a individuare misure alternative.

Sterilizzazione delle clausole di salvaguardia

È che la politica non ce la fa più a sterilizzare le clausole di salvaguardia. E la ragione numero uno sono le spese stesse della politica, i costi dei politici. Lo Stato necessita di soldi. In passato,  ci sono stati interventi volti a impedirne, totalmente o parzialmente, l’entrata in vigore al fine di evitare un potenziale effetto recessivo sull’economia. Ossia le clausole sono sterilizzate, disattivate. La sterilizzazione costituisce pertanto una misura di politica di bilancio di segno espansivo in quanto volta a neutralizzare quella di segno restrittivo operata dalla clausola.

Clausole di salvaguardia e IVA

Ma questo è niente. Abbiamo parlato solo di accise sui carburanti. A breve, tornerà di attualità l’aumento del’IVA (oggi al 22%), che colpirà parecchio anche gli automobilisti: su prezzi di auto, accessori, ricambi, benzina, diesel. Non c’è niente da fare: se la politica non trova soluzioni per diminuire le proprie spese, aumenta i carichi fiscali. Saranno dolori.

Le accise carburanti oggi

Se ti chiedi perché il pieno alla pompa costa così tanto, ecco la risposta. Sul carburante, ci sono le accise, più l’IVA, l’imposta che si paga in più. Grosso modo, su 100 euro di pieno, 66 euro vanno allo Stato. Che paga le pensioni e cerca così di far quadrare i conti. Vediamo le accise:

  • 1,90 lire (0,000981 euro) per il finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936
  • 14 lire (0,00723 euro) per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
  • 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963;
  • 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966;
  • 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;
  • 99 lire (0,0511 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976;
  • 75 lire (0,0387 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980;
  • 205 lire (0,106 euro) per il finanziamento della guerra del Libano del 1983;
  • 22 lire (0,0114 euro) per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
  • 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
  • 0,005 euro per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005;
  • 0,0051 euro per far fronte al terremoto dell’Aquila del 2009;
  • da 0,0071 a 0,0055 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
  • 0,04 euro per far fronte all’arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
  • 0,0089 euro per far fronte all’alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011;
  • 0,082 euro (0,113 sul diesel) per il decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011;
  • 0,02 euro per far fronte ai terremoti dell’Emilia del 2012.

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