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Dodge Challenger: ecco un concept ispirato alla Plymouth Barracuda

Un fan della muscle car americana realizza una versione concept ispirata alla pony car di Chrysler

Dodge Challenger Playmouth Barracuda render

Quando Daimler-Chrysler scelse di chiudere definitivamente il marchio Plymouth nel 2001, il motivo fu molto semplice da capire. L’unica auto rimasta nella gamma era la Neon. Una delle vetture più interessanti appartenenti al marchio, però, fu la Plymouth Barracuda.

Si tratta di un’auto prodotta dal 1964 al 1974 e costruita partendo da un telaio molto comune a varie auto Chrysler come la famosa Dodge Dart. Il veicolo è considerato la prima Pony Car al mondo visto che venne lanciata due settimane prima della Ford Mustang.

Dodge Challenger Playmouth Barracuda render

Dodge Challenger: un fan realizza una versione ispirata alla pony car Barracuda

Detto ciò, Igor Alekseev di Artstation ha deciso di pubblicare in rete alcuni render davvero interessanti che mostrano una particolare Dodge Challenger di nuova generazione che riprende alcune caratteristiche della Plymouth Barracuda.

Le modifiche ispirate all’iconico modello, infatti, sono parecchio evidenti, anche se piccole. Ad esempio, sul retro ci sono i fanali ereditati proprio dalla Pony Car che rendono questa moderna Challenger davvero fantastica. Oltre a questo, abbiamo il piccolo spoiler nero che rende omaggio alla Plymouth AAR Cuda del 1970.

Dodge Challenger Playmouth Barracuda render

Sul cofano frontale, c’è una versione modificata della presa d’aria Shaker “rubata” dal modello del ’71 della Barracuda. Soltanto la griglia frontale riprende quella presente sull’attuale Dodge Challenger. Tuttavia, il design a fessura della Plymouth l’avrebbe fatta sembrare sicuramente più aggressiva.

A molti fan piacerebbe rivedere il nome Barracuda. Con la rinascita della Challenger nel 2008, in molti hanno sperato l’arrivo di una versione simile ma purtroppo, almeno per ora, bisognerà attendere. Per adesso dobbiamo accontentarci di render come quelli realizzati da Igor Alekseev di Artstation.

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