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Marelli: la sua crisi? E’ colpa di Stellantis

Il flop di Marelli? Colpa di Stellantis secondo Kkr

Marelli
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Marelli come sappiamo è al centro di un caso relativo alla possibile chiusura dello stabilimento di Crevalcore, chiusura che è al momento è stata sospesa. Il fondo americano Kkr ha però manifestato la sua delusione davanti al ministro del Made in Italy Adolfo Urso coinvolgendo esplicitamente Stellantis, da cui nel 2018 ha comprato Magneti Marelli per circa 6 miliardi di euro, ottenendo con questa operazione una plusvalenza di 1 miliardo distribuita subito agli azionisti. Il rimprovero che la dirigenza di Marelli fa al gigante dell’auto nato dopo la fusione con Psa è infatti di aver optato «di lavorare su piattaforme ex Peugeot e non ex Fiat».

Il flop di Marelli? Colpa di Stellantis secondo Kkr

Non è una sorpresa, almeno per chi segue da tempo questa situazione. La stessa accusa era stata fatta finora dai sindacati. È una novità, invece, che a dirlo sia stata la dirigenza della Magneti Marelli, il cui fatturato è sempre stato legato prima a Fiat, poi a Fca e infine al gruppo Stellantis, che nei conti incide per il 49 per cento delle commesse.

Ma se Stellantis favorisce la Francia e, per risparmiare, vuole accorciare le filiere, ecco che in Italia si rischia quella desertificazione industriale temuta da più parti. E l’ultimo bilancio di Magneti Marelli Europe con le sue perdite per 465,5 milioni di euro ne sarebbe, dicono dall’azienda, in parte la prova o comunque avvertimento di quello che rischiamo.

Marelli logo

La crisi della Magneti Marelli di Crevalcore nasce lì dove si producono pressofusi di alluminio e collettori di aspirazione, componenti per i motori endotermici ma non per quelli delle auto elettriche. Il problema è che se Stellantis, impegnata nella transizione ecologica, nel ristrutturare la propria filiera guarda ad altri fornitori in altri Paesi, molti stabilimenti qui in Italia rischiano di non avere più un futuro. Da qui la comunicazione del 19 settembre con la quale la proprietà ha fatto sapere la volontà di chiudere lo stabilimento, con il licenziamento di 230 lavoratori e lavoratrici.

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