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Stellantis: stop produttivo per altre due fabbriche italiane

Altri due stabilimenti produttivi Stellantis italiani scontano un nuovo blocco, mentre all’orizzonte si addensano nubi minacciose.

Stellantis

La produzione italiana di Stellantis continua a riscontrare disagi. Gli ultimi impianti ad aver dovuto fronteggiare lo stop sono stati quello di Melfi, in Basilicata, nelle vicinanze di Potenza, dove vengono assemblati i modelli Jeep, e il Sevel di Val di Sangro. In ambedue i casi il gruppo italo francese ha disposto il fermo per via dei soliti problemi di approvvigionamento di componenti. In particolare, si tratta dei semiconduttori, anche se il problema è di maggiore portata, in grado di compromettere le normali operazioni di diverse Case automobilistiche di ogni angolo del pianeta.

Stellantis: si fermano altri due impianti italiani e le prospettive inquietano

Sevel Atessa

Contattato dal Corriere della Sera, un operaio addetto al montaggio linea plance di Pomigliano d’Arco, Gerardo Giannone, sottolinea come la mancanza di materiale sia ormai cronica. Non si riferisce esclusivamente a centraline e microchip, ma anche a pezzi senza alcuna pertinenza con l’elettrico quali staffe, molle, traverse, tubi benzina e portapacchi.

Inoltre, il blocco Covid di qualche mese fa ha intasato il porto di Shanghai, in Cina. Dunque, scarseggiano, ad esempio, pure la parte delle alette per mettere la freccia o accendere i fari e i devia sganci.

Chi paga pegno sono i lavoratori, che oltretutto rischiano di ritrovarsi presto oggetto di ridimensionamento. Difatti, Stellantis prevede di ridurre di circa 1.800 unità il numero di dipendenti, scendendo dai 50.800 del 2021 a circa 49 mila entro la fine del 2022, e programmando di scendere ancor più nel 2023, a 48 mila.

Pomigliano

Quanto ai singoli impianti, il sito di Cassino si sta per trasformare in un grande hub logistico e di componentistica. Invece, in ottobre si potrebbe aumentare da uno a due turni lavorativi a Pomigliano d’Arco, con operai previsti in trasferta da Melfi, Cassino e dalla Serbia. Proprio nel Paese dell’Est Europa sorgerà forse la Fiat Panda dal 2024.

Carlos Tavares porta i risultati, e ciò importa agli azionisti; tuttavia, – conclude Giannone – non vedono solo nuvole all’orizzonte: è in arrivo una tempesta. Quindi, un pensiero al compianto Sergio Marchionne: lui e i colleghi lo ricordano. Era amato e odiato allo stesso tempo, ma rappresentava il punto di riferimento a difesa del Made in Italy.

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