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Stellantis, ancora contratti di solidarietà e 1.000 lavoratori a casa

Il 2022 continua a riservare notizie non certo positive per i lavoratori di Stellantis nelle fabbriche italiane.

Gigafactory Termoli

Ancora problemi per Stellantis e ancora lavoratori in esubero o a cui si chiederà di lavorare meno del solito. Sono gli effetti dell’applicazione del contratto di solidarietà, che è quello difensivo. In pratica, con questa tipologia di contratti, ai lavoratori vengono ridotte le ore di lavoro e spalmate tra più operai e addetti. Una soluzione votata alla salvaguardia occupazionale naturalmente. Ma come si legge sul sito “primonumero.it”, alcuni lavoratori, circa 1.000, resteranno a casa per tutto l’anno 2022, con un incremento pure delle uscite volontarie.

Cosa c’è dietro la notizia che 1.000 lavoratori di Stellantis resteranno a casa fino a fine dicembre 2022

Un accordo che l’azienda ha sottoscritto con i sindacati, con validità che parte dal 16 maggio e finisce il 31 dicembre, riguarda da vicino l’operatività nelle fabbriche italiane. Infatti si tratta di un accordo sui contratti di solidarietà. Tutto parte dalla solita, annosa, questione della carenza di microchip. I semiconduttori di provenienza asiatica che hanno ingessato la produttività in Italia come nel resto del mondo, in tutti i settori compreso l’Automotive, continua a fare danni.

E l’accordo fra azienda e sindacati pala proprio di necessità dovuta dalla carenza dei semiconduttori. Non potevano mancare però le critiche di alcune organizzazioni sindacali, come per esempio i metalmenccanici della Cgil. Infatti la Fiom ha provveduto a richiedere a Stellantis, di fare chiarezza su diversi aspetti ancora oscuri. Uno di questi è relativo ai tanti, troppi, incentivi all’esodo che da mesi l’azienda ha avviato. E poi appesa c’è la questione della terza fabbrica di batterie per veicoli elettrici del Gruppo in Europa. La Gigafactory italiane, dopo quelle, francese e tedesca, è ancora ferma ad un progetto e ai finanziamenti promessi anche dallo Stato ma non ancora messi in terra.

La Gigafactory di Termoli e l’accordo Stellantis sindacati

Stellantis Termoli

A Termoli in Molise, nascerà la prima fabbrica di batterie elettriche di Stellantis in Italia, la terza europea dopo quelle di Douvrin in Francia e Kaiserslautern in Germania. La Gigafactory è uno degli argomenti che necessitano di chiarimenti da parte di Stellanti, almeno secondo i rappresentanti sindacali della Fiom Cgil. Anche perché ad oggi le uniche certezze restano i 1.00 lavoratori che a Termoli, rischiano di restare a casa fino alla fine del 2022. Il contratto di solidarietà difensiva infatti spinge in questa direzione. La sottoscrizione di questo ammortizzatore sociale che interviene in casi di gravi crisi aziendali, sfocia inevitabilmente in esuberi. Con precisione, il contratto di solidarietà, come si legge sul sito prima citato, riguarda  1056 dipendenti, ma già si parla di un numero che potrebbe arrivare a 1.300.

COsa succede a Termoli adesso tra solidarietà e esodi incentivati

Anche i sindacati hanno avallato l’accordo, soprattutto perché c’è sempre la crisi dei semiconduttori a rallentare la produzione a Termoli come in tutti gli altri stabilimenti italiani del colosso dell’Automotive che da gennaio 2021 ha visto i  natali dopo la fusione tra i francesi di Peugeot e gli italiani di Fiat Chrysler Automobiles.

Un accordo che sono stati gli stessi sindacati territoriali della Uilm, Fim Cisl, Fismic, Ugl e Aqcf a confermare. Come si nota, nessun avallo però dalla Fiom Cgil.

La nota dei sindacati

“Si è concluso l’incontro tra Stellantis, le segreterie territoriali e il comitato esecutivo per discutere della grave crisi che sta attanagliando tutto il settore auto e nello specifico le aree Fire e Cambi dello stabilimento di Termoli. Nel suddetto incontro sono state analizzate tutte le problematiche legate alla crisi di approvvigionamento dei semiconduttori che stanno condizionando pesantemente tutto il comparto auto”, questa la nota che conferma tutto.

Manca la Fiom come dicevamo, anche se solo in una parte dell’accordo. Su Primonumero.it infatti, viene sottolineato che i metalmeccanici della Cgil ha ritenuto opportuno sottoscrivere solo l’accordo dei contratti di solidarietà facendo inserire nell’accordo la maturazione dei ratei per tutte le lavatrici e i lavoratori mettendo in sicurezza i livelli occupazionali interessati. Una salvaguardia pretesa almeno per non far perdere ai lavoratori anche i ratei oltre che alla parte di reddito che durante gli ammortizzatori sociali viene perduta.

Le parole dei sindacati che hanno avallato l’intesa

Come sottolinea Francesco Guida, della Uilm molisana, i lavoratori Stellantis che saranno interessati dal contratto di solidarietà sono 1.320. Nel dettaglio, 979 dell’Unità motore e 341 dell’Unità cambi. Ma secondo Guida, questo particolare ammortizzatore sociale non è da buttare via. Infatti è l’unica soluzione utile a mantenere l’occupazione e non arrivare a tagli ed esuberi.

Un accordo che il sindacalista considera inevitabile visto il perdurare della carenza di semiconduttori che in questo momento vengono prodotti solo da tre Paesi al mondo. E si tratta di Cina, Thailandia e India, da cui anche l’Italia e Stellantis si approvvigiona ma che adesso mandano all’estero poco e niente privilegiando le loro produttività interne.

Il contrato di solidarietà difensivo

Il contratto di solidarietà può essere attivato per espandersi, cioè per assumere nuovi lavoratori riducendo l’orario di quelli già in servizio. Ma non sembra questo il caso di Stellantis. Infatti qui il contratto di solidarietà scatta per spalmare agli operai le ore di lavoro rimaste dopo tagli di turni e riduzione degli orari di lavoro.

Dal punto di vista salariale, con questo tipo di ammortizzatore sociale, l’effetto immediato per i lavoratori è il taglio del 20% del reddito. Infatti, come per la cassa integrazione, lo stipendio con i contratti di solidarietà si assesta intorno all’80% del totale.

Esodi incentivati per i prossimi alla pensione

Ma ciò che stride ancora di più è che nell’intesa sui contratti di solidarietà c’è anche un potenziamento degli incentivi all’esodo. Nell’accordo pare ci sia anche la possibilità di ulteriori uscite con dimissioni a pagamento, per chi si trova a 4 anni dalla pensione. Circa 80 nuove uscite quindi.

Non tutti credono che questi incentivi all’esodo siano collegati alla riconversione dello stabilimento di Rivolta del Re a Termoli, cioè collegati alla Gigafactory. Molti critici parlano come al solito di tagli di personale mascherati da uscite incentivate. Anche perché la stessa cosa sta accadendo da Nord a Sud, da Mirafiori a Melfi, tanto per citare altri stabilimenti di Stellantis nelle Penisola.

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