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Stellantis: come vuole trasformarsi in “azienda tecnologica”

Il CTO di Stellantis, Ned Curic, spiega come intende muoversi il gruppo relativamente all’innovazione tecnologia nei prossimi anni.

Stellantis logo

Amazon, Waymo, la più grande azienda di elettronica di Taiwan, Foxconn… Della serie, chi ne ha più ne metta. Che Stellantis sia orientata al futuro è acclarato, ma da simili operazioni viene fuori lo spirito all’avanguardia del conglomerato italo francese, nato dalla fusione tra Fiat Chrysler e Peugeot Groupe. Il colosso dei motori ha intenzione di assumere un ruolo da autentico protagonista nei prossimi anni. La strategia illustrata da Carlos Tavares è eloquente sulle forti ambizioni coltivate e per avere qualche chance è fondamentale sottoscrivere le partnership con dei giganti tecnologici.

Come raccontato dagli stessi dirigenti del Costruttore, abbiamo assistito a un forte scossone: qualche anno fa la prospettiva era di società hi-tech in procinto di compiere il salto nell’industria dei motori, ora siamo dinanzi allo scenario opposto. Se Apple e Google sono due delle poche realtà con i mezzi (economici) e la ferrea volontà di coronare i propri obiettivi, in tante hanno gettato la spugna.

Troppo complicato entrare in un business simile. Ciò ha consentito ai brand automotive di stringere collaborazioni proficue. Nelle moderne vetture le strumentazioni di infotainment e di sicurezza recitano un ruolo chiave. Lo dimostra un fatto: la clientela attuale, soprattutto le nuove generazioni, pretendono il massimo da questo versante. Magari chiuderanno un occhio altrove (anche se la qualità della produzione generale nega l’opportunità di “vivere di rendita”), non qui. Non sugli strumenti di infotainment e sicurezza messi a disposizione dal Costruttore.

Stellantis: “comunicato bomba” in arrivo

Ned Curic

In una corsa senza sosta per il progresso, ci sono realtà del calibro di Stellantis determinate a lasciare un’impronta indelebile. Ben consapevole che maturare tutto il know-how necessario richiederebbe anni, il colosso dell’automotive ha stretto e sta stringendo varie intese. Per trasformare gli obiettivi in realtà ha aperto diversi tavoli con alcune delle maggiori realtà specializzate nell’hi-tech. I portavoce hanno annunciato ai media molteplici iniziative per affrontare l’importanza evoluzione della filiera. Ad accomunarle la cura con cui viene individuato un partner potenzialmente appetibile. L’imperativo è di affidarsi esclusivamente alle imprese leader, dotate del giusto bagaglio di conoscenza ed esperienza per trasformare i propositi in azioni concrete.

Per capire meglio la filosofia, i principi e le prospettive di Stellantis, il magazine Echos ha intervistato Ned Curic, Chief Technology Officer (CEO) della creatura guidata da Carlos Tavares. Partendo dal fondo, un’operazione di notevole entità bolle in pentola. Dopo le tante alleanze sottoscritte, siamo in presenza dell’ennesimo “comunicato bomba”. Naturale interrogarsi sull’esatta natura della sinergia, ma manco fosse un agente segreto di professione Curic ha fatto spallucce.

Si è limitato a dare la propria parola circa il valore della partnership in via di definizione. Sarà l’ennesimo colpaccio realizzato. Si tratterà di un elemento chiave nello sviluppo delle loro piattaforme future, ha, dunque, aggiunto. Su chi sia “l’altra metà della mela” toccherà attendere, ma nemmeno troppo. Salvo eventuali slittamenti, l’annuncio ufficiale avverrà entro un mese, promette il leader della divisione tecnologica.

Ned Curic, l’uomo della provvidenza

Il prezioso contributo apportato alla causa lascerebbe presumere che Ned Curic sia approdato tra le fila di Stellantis da anni. E, invece, non ne è passato nemmeno uno. Per la precisione è sbarcato nel conglomerato un’estate fa. Correva il mese di agosto quando divenne a tutti gli effetti un membro del personale. Il suo è stato un passaggio decisamente coraggioso, frutto di una personalità dinamica, pronta ad abbracciare le sfide del domani. A quei tempi ricopriva il ruolo di Vice Presidente di Alexa Automotive di Amazon.

La svolta in carriera lo ha indotto ad accettare la scommessa su sé stesso e la realtà di Tavares. In qualità di CTO, ha l’onere di riferire all’amministratore delegato e di gestire qualsiasi risorsa attinente alla tecnologia per il gruppo. Da parecchio è un esperto rinomato nel panorama internazionale, con comprovate fortune conseguite dal 2017 in Amazon da numero due di Alexa Automotive, al comando dell’organizzazione commerciale e tecnologica della linea di business della mobilità.

Dal 2015 al 2017 ha assolto alla funzione di EVP (Empoyer Value Proposition) presso Toyota Connected, con controllo diretto di ingegneri programmatori, designer e data scientist. In precedenza, è stato CTO del dipartimento nordamericano della Casa delle Tre Ellissi, a capo della pianificazione e dell’attuazione delle soluzioni avanzate, dell’innovazione e del piano di trasformazione digitale, di dati, marketing digitale, ciclo di vita del cliente, di piattaforme per veicoli e tecnologie per auto connesse, di architettura d’impresa e servizi associati.

La missione affidata da Tavares

Insomma, nel momento di reclutarlo il CEO Tavares era consapevole del valore che avrebbe apportato a Stellantis. Un valore dettato sia dalle capacità decisionale, sia dei buoni uffici con i principali attori dell’area informatica. Il rispetto guadagnato dal professionista ha rafforzato l’immagine del conglomerato stesso. Le ambizioni erano grosse e per darne prova serviva una figura di spicco, tipo Curic. Che ha capitalizzato il network di contatti per finalizzare parecchi accordi.

Dal canto suo, Tavares gli ha affidato una missione alquanto complessa: trasformare una Casa automobilistica in una “società di mobilità”. Andare a sondare le opportunità fuori dal core business. Forte degli apprezzamenti ricevuti da Microsoft e Toyota nel corso del rispettivo mandato, il dirigente ha le credenziali adeguate a raggiungere l’obiettivo in questione. Ma la strada è lunga, tortuosa e piena di ostacoli. Perché è importante orientarsi verso la guida libera, sviluppare strumentazioni hi-tech e piattaforme software, inventare servizi inediti, pensare alla raccolta dei dati…

Allo scopo di raggiungere le mete prestabilite in contemporanea, Stellantis ha approvato la sottoscrizione di alleanze con nomi illustri dell’hi-tech. Una mossa giustificata da due pro, altrettanto rilevanti: condividere investimenti e beneficiare delle migliori competenze. Resta da scoprire se i sodalizi siglati fungeranno da canale di accesso per i player desiderosi di ottenere una quota del valore aggiunto del comparto. Di sicuro, Ned Curic è ben lungi dal definirsi uno sprovveduto, una persona salita al potere per puro caso. Al contrario, dispone delle basi idonee per accelerare la trasformazione di Stellantis.

Stellantis: l’importanza della cooperazione

Stellantis

 

Secondo Curic è essenziale fare leva sulla cooperazione. La prima domanda da porsi è per quali materie e in quali circostanze è opportuno cercare di unire le forze insieme a terze parti. Consiste in una priorità assoluta. Avere un’ampia panoramica delle mosse commerciali è cruciale, ma è altresì da preservare il controllo della proprietà intellettuale. Occorre mantenere il punto della situazione, altrimenti il rischio è di rimetterci in molteplici aspetti. Oltre alle manovre sopra menzionate, Stellantis si è dato il via libera per inaugurare una promettente start-up, grazie alla recente creazioni di un fondo di investimento di 300 milioni di euro. L’idea è di integrare le innovazioni in un breve lasso di tempo. Trarranno beneficio degli sforzi della proprietà per dare un’accelerata al piano. Solo nel 2022 hanno messo in preventivo dai 10 ai 20 investimenti.

L’evoluzione avverrà pure all’interno delle fila di Stellantis, con diversi accorgimenti nelle tecniche di lavoro. Con i passi in avanti compiuti sul fronte dell’innovazione e del software, lo stesso programma di rilascio è più rapido. Il team di ingegneri ha il compito di pensare in tempi stretti e “in grande”, è spronato ad alzare gli standard e osare, senza badare troppo ai possibili fallimenti. Il modus operandi rispettato per lo sviluppo del veicolo e i cinque anni di attività prima di raggiungere i risultati completi non si applica ai software. Non hanno in mente di scendere a compromessi in termini di qualità, bensì di confermarla di volta in volta.

La relazione è accompagnata da elogi a Stellantis, pieno di dipendenti in gamba, provvisti delle basi tecniche e delle abilità degne della posizione di leader. Certo, può sembrare una mera banalità, in fondo qualsiasi manager ricorre a determinati convenevoli. Tuttavia, tiene a precisare il giornalista di Echos, l’opinione manifestata da Curic sembra sincera, con sentiti complimenti allo staff francese. Nella sua squadra di lavoro, ha due giovani ingegneri che operano all’unisono sull’innovazione e sulle attrezzature. Stanno prestando un servizio straordinario. E non sono nella Silicon Valley, ma in Vélizy, ha esclamato il CTO. I dipartimenti di ricerca e sviluppo in loco, addetti a svolgere le mansioni affidate in un centro compatto, avranno di che dirsi onorati.

 

 

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