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Stellantis: 30.000 lavoratori in ansia, Cgil in allarme

Lavoratori della ex FCA di Termoli e della Sevel di Atessa, ma anche indotto, a rischio molti operai Stellantis

Stellantis

C’è il concreto rischio di un colpo di spugna alla storia dell’industria automobilistica in Italia. Lo sostiene a gran voce la Cgil parlando di Stellantis per quanto concerne Abruzzo e Molise.

In ansia oltre 30.000 lavoratori di fabbriche e indotto Stellantis, tanto nella ex FCA di Termoli che alla Sevel di Atessa.

Due stabilimenti diversi per produzione ma accomunate dal fatto di essere di Stellantis e di essere in una fase di grande preoccupazione per il futuro.

La Cgil infatti, ha prodotto un monito al governo, ai parlamentari ed ai rappresenta della politica locale abruzzese per la Sevel e molisana per Termoli.

Secondo il sindacato, la politica deve muoversi per spronare Stellantis a garantire la salvaguardia dei posti di lavoro.

Soprattutto in vista della presentazione da parte del gruppo Stellantis del piano industriale. Una presentazione che dovrebbe arrivare entro il prossimo primo marzo.

Termoli

Senza piano industriale a rischio il futuro

Un piano industriale che non è ancora stato presentato da parte di Stellantis, è alla base delle nuove richieste dei sindacati. E i lavoratori di tutti e due gli stabilimenti e di tutte le fabbriche dell’indotto di Termoli ed Atessa sono in agitazione.

Soprattutto alla luce delle continue casse integrazioni che tanto in provincia di Chieti per la Sevel, che a Termoli per l’ex FCA, si continuano ad assegnare. La carenza dei semiconduttori di provenienza asiatica è il problema. Un problema che accomuna sia lo stabilimento di Termoli che quello di Val di Sangro in provincia di Chieti (ma anche altri stabilimenti Stellantis italiani e tutti gli altri competitor del Gruppo).

Nessuna differenza da questo punto di vista tra furgoni e auto quindi. E dalla Cgil sono tante le osservazioni che vengono fatte.  Come si legge sul sito dell’associazione “primonumero” dove vengono riportate le dichiarazioni di due rappresentanti delle camere del lavoro territoriali del sindacato. Sono Paolo De Socio e Franco Spina, rispettivamente segretario generale Molise e segretario generale di Chieti.

Termoli con la Giogafactory ancora in attesa e Atessa con la concorrenza della Polonia

I due hanno prodotto alcune osservazioni, la prima relativa alla orma famosa Gigafactory di Termoli. Si tratta, come i due spiegano, del progetto Gigafactory a Termoli per la produzione di batterie per auto elettriche. Un progetto ambizioso che Stellantis ha deciso di portare in Molise, che diventerà la terza sede di una fabbrica europea dedita a queste produzioni, dopo le due in Francia e Germania (Douvrin e Kaiserslautern per precisione).

Termoli è stata prescelta quindi per essere una delle 5 fabbriche di batterie per veicoli elettrici del Gruppo (e 5 ne sorgeranno anche nel Nord America). Ciò che stride secondo i due sindacalisti è la mancanza di un piano industriale che dia conferma di questa strategia. Si resta infatti alla promessa fatta per il Molise, nel luglio 2021, quando fu assegnato il progetto Gigafactory a Termoli. E solo un progetto è rimasto al momento.

Ciò che interessa alla Cgil è il lato occupazionale, perché quando finalmente il piano verrà presentato (sembra a inizio marzo come confermato dal CEO Carlos Tavares), si dovrà per forza di cose parlare di proposte riferite ai livelli occupazionali coinvolti dalla riconversione dello stabilimento molisano dai motori alle batterie per auto elettriche.

Stellantis deve guardare ai 30.000 addetti tra indotto e azienda che operano tra Molise e Abruzzo

Alla Sevel si vivono momenti simili e forse anche peggiori. In tutto tra Abruzzo e Molise sono circa 30.000 i lavoratori impegnati tra Stellantis e suo indotto. E sono questi i lavoratori che secondo la Cgil vivrebbero in ansia.

E se a Termoli il problema è la mancanza di chiarezza rispetto ad un progetto già promesso per il Molise, alla Sevel di Atessa si pensa alla nuova concorrenza proveniente dalla Polonia. Alla Società Europea Veicoli Leggeri dove Stellantis produce i veicoli commerciali come il Fiat Ducato, sono già molti i lavoratori somministrati a cui il contratto non è stato riconfermato.

Si, perché se la cassa integrazione è un evidente disagio per migliaia di lavoratori, lo è anche il contratto cessato per chi da anni lavorava alla Sevel  come precario e proveniente da Agenzie per il lavoro interinale.

Questo perché nonostante parliamo di un prodotto (i furgoni leggeri ndr), piuttosto richiesti, la carenza dei microchip ha portato la Sevel a lavorare a regime ridotto. E se si lavora poco, i primi a pagare dazio sono i lavoratori precari, di cui non c’è più necessità. Inoltre, molti lavoratori trasfertisti alla Sevel di Atessa, sono stati rispediti agli stabilimenti di assegnazione, e sono tornati in cassa integrazione.

La concorrenza di Gliwice

Dietro l’angolo a Stellantis verrà chiesta chiarezza anche di fronte alle voci di delocalizzazione della produzione dei furgoni verso la Polonia. A Gliwice Stellantis ha deciso di portare la produzione di furgoni. Nella ex Opel di Gliwice infatti si passa dalla produzione di berline a quella di veicoli commerciali leggeri.

E dal momento che il governo polacco ha deciso di alleggerire il carico fiscale delle aziende, c’è chi vede nell’accelerazione di questa riconversione (era prevista per aprile 2022 e invece si parte da febbraio), un indizio sulla volontà del Gruppo di andare a investire in Polonia.

Le smentite più o meno ufficiali che Stellantis ha dato a queste voci, non hanno certo tranquillizzato i lavoratori. Anche perché alle smentite si susseguono le fermate degli stabilimenti italiani.

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