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Sciopero taxi contro la legge Concorrenza 2021: Uber nel mirino

Categoria sul piede di guerra per la decisione del Governo Draghi: sciopero taxi contro la legge Concorrenza 2021

taxi sciopero

L’articolo 8 del disegno legge Concorrenza 2021 scatena la furia dei tassisti: così, si prevede lo sciopero taxi mercoledì 24 novembre 2021. Al cui confronto il vecchio sciopero del 22 ottobre sarà nulla. Ma qual è il problema? Il riordino dei servizi di mobilità urbana non di linea. C’è Uber nel mirino dei tassisti: la celebre app del taxi alternativo.

Sin dalla nascita di Uber, specie a Milano e a Roma ci sono state contestazioni fortissime. Stando ai tassisti, le auto di Uber dovrebbero partire da una rimessa. Non potrebbero circolare in città.

Se il disegno legge Concorrenza 2021 diverrà realtà, a 6 mesi dall’entrata in vigore, il Governo Draghi adotterà un decreto legislativo. Che garantisce la promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, al fine di stimolare standard qualitativi più elevati. L’Esecutivo apre alla concorrenza. Dà una maggiore possibilità di scelta agli utenti con regole più stringenti per i servizi di taxi e NCC (Noleggio con conducente), come Uber. Questo, dicono i tassisti, li danneggia.

Il disegno legge ridefinisce la disciplina dei servizi pubblici locali, al fine di rafforzare la qualità e l’efficienza. E per razionalizzare il ricorso da parte degli Enti locali allo strumento delle società in house. Anche attraverso la previsione dell’obbligo di dimostrare le ragioni del mancato ricorso al mercato. Il Governo vuole disciplinare il trasporto pubblico non di linea, anche al fine di adeguare l’assetto regolatorio alle innovative forme di mobilità.

Sciopero taxi: quale richiesta

Nicola Di Giacobbe, segretario nazionale di Unica Cgil Taxi, è duro: il Governo Draghi deve bloccare le multinazionali (come Uber) che stanno deregolamentando il trasporto pubblico locale non di linea, ha detto. Secondo: il disegno legge non risponde all’urgenza e all’emergenza in atto nel settore.

Serve un riordino delle app tecnologiche. Inoltre, dicono i tassisti, serve un intervento che sospenda le attività delle multinazionali che, non dimentichiamocelo, sono intermediari tra domanda e offerta in Italia, ma pagano le tasse in altri Paesi.

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