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Stellantis: 11 ottobre incontro al Mise, cosa chiederanno i sindacati

In calendario l’11 ottobre summit su Stellantis al Mise.

stellantis mise

Sempre al Ministero dello Sviluppo Economico, sulla cosiddetta vertenza Stellantis, il prossimo 11 ottobre è in calendario un altro incontro tra esecutivo e sindacati. Un summit da tempo richiesto proprio dalle parti sociali perché sulle fabbriche italiane di Stellantis sono ancora tanti i dubbi e le perplessità.

Paini aziendali non certo ricchi di chiarezza e evidenti problematiche dei lavoratori sono all’ordine del giorno. E dagli ultimi incontri ad oggi, la situazione se è cambiata, lo ha fatto in peggio. Infatti si è passati dalle promesse di nuovi veicoli elettrici a Melfi o a quelle relative alla Gigafactory di Termoli, alle chiusure per la carenza dei semiconduttori.

In pratica, se qualcosa doveva andare peggio, su Stellantis questo è accaduto. Governo, sindacati e vertici aziendali daranno quindi vita ad un nuovo incontro calendarizzato per lunedì 11 ottobre. E sono molte le richieste che senza dubbio i sindacati caceranno fuori.

Stellantis, sindacati e governo, l’11 ottobre summit presso il Ministero dello Sviluppo Economico a Roma

Stellantis è nato a gennaio 2021 per fusione tra i francesi di Peugeot/Citroen (PSA) e gli italiani di Fiat Chrysler Automobiles (FCA). E dalla sua nascita, piuttosto recente, l’azienda ha già diverse volte incontrato le parti sociali e i rappresentanti delle istituzioni.

Come già detto, gli ultimi incontri, pur se con esiti contraddittori, avevano rasserenato gli animi. Per lo meno erano emerse le intenzioni dell’azienda di non smobilitare in Italia. Nonostante da mesi ormai si parlava sempre del fatto che produrre auto in Italia per Stellantis era nettamente più costoso che farlo altrove.

Per lo meno negli ultimi appuntamenti ufficiali, tra cui uno in cui parlò il Ceo Carlos Tavares (quando pubblicò i risultati del primo semestre 2021), le promesse erano state fatte. A Termoli è stata prevista una Gigafacotry, una fabbrica di batterie per veicoli elettrici che vedrà i natali nel 2025.

A Melfi, nell’ex stabilimento di Località San Nicola in Basilicata, dal 2024 si inizieranno a produrre veicoli full electric di 4 brand tra i 14 del gruppo. Programmi a lungo termine come è evidente, ma nell’immediato si viveva di precarietà, di cassa integrazione e di tagli delle linee produttive (a Melfi da due linee si è passati ad una sola, con quella della Jeep Compass assorbita dalla linea di Jeep Renegade e Fiat 500 X).

La situazione è addirittura peggiorata adesso

Nelle ultime settimane, a causa della crisi dei semiconduttori, la situazione negli stabilimenti italiani di Stellantis è notevolmente peggiorata. Più ore di casa integrazione sono state effettuate nelle ultime settimane.

Diversi gli stabilimenti che hanno posticipato la riapertura post vacanze estive proprio per via della grave carenza di microchip. Un po’ ovunque sono stati allestiti, di comune accordo con i sindacati, piani di incentivazione all’esodo, o del tutto indipendenti dallo Stato, o tramite misure previdenziali offerte dal governo (contratto di espansione, isopensione e così via).

Nel frattempo sono sopraggiunte fabbriche estere in concorrenza con quelle italiane, nonostante siano anche le prime appartenenti a Stellantis. Il chiaro riferimento è alla Sevel di Atessa, fabbrica di furgoni Fiat Ducato, che adesso potrebbero essere costruiti anche nella ex fabbrica Opel di Gliwice in Polonia.

Le richieste dei sindacati

In base alle indiscrezioni e visto lo stato attuale della situazione, i sindacati andranno a chiedere ai vertici aziendali tutti i chiarimenti necessari. E chiederanno al governo di monitorare la situazione e di prendere posizione a fianco dei lavoratori.

 Stellantis quindi dovrà chiarire quali saranno le tempistiche di realizzazione dei nuovi progetti e i piani per quanto riguarda l’occupazione, senza trascurare il fatto che dovranno rassicurare sui dubbi relativi a tagli di personale e delocalizzazione.

La Uilm, branca dei metalmeccanici della Uil, è uscita con una nota a mezzo stampa dove elenca le richieste che probabilmente in via unitaria, i sindacati della triplice presenteranno al Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti e ai vertici aziendali che l’11 ottobre si siederanno al tavolo della trattativa.

La nota dei metalmeccanici della Uil sulla vertenza Stellantis

 “La Uilm chiederà al Governo un sostegno per vigilare sui lanci dei nuovi modelli nelle fabbriche italiane, a cominciare da quelli attesi nei prossimi mesi a Cassino e a Pomigliano, per proseguire il confronto sul futuro piano industriale e sul destino delle società di servizio, confronto avviato con l’accordo di Melfi e con l’annuncio della Gigafactory a Termoli, e per superare il prima possibile la drammatica crisi di approvvigionamento che sta attanagliando il settore”, così le richieste anticipate dalla nota della Uilm.

Ed occorrerà passare dalle parole ai fatti, cioè dalle promesse ai fatti concreti, perché di annunci in questi primi mesi di vita del colosso dell’Automotive, quarto produttore di auto al mondo, ne sono stati fatti tanti.

“In questi primi mesi di attività, l’azienda ha fatto tanti annunci ma solo nel corso dei prossimi mesi inizieremo a vedere i primi frutti del lavoro svolto. Sono in arrivo, infatti, alcuni modelli di nuova generazione che ricopriranno un ruolo molto importante nel futuro come l’Alfa Romeo Tonale e le Maserati Grecale e GranTurismo. Questi tre progetti dovrebbero entrare in produzione tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022. Toccherà a Stellantis confermare le tempistiche di debutto dei nuovi modelli”, questo ciò che si attendono i sindacati l’11 ottobre prossimo.

In pratica, fatti e non parole, perché si dirà basta alle promesse.

La Gigafactory di Termoli, anche su questo occorre maggiore chiarezza

La notizia di qualche settimana fa che la Germania a Kaiserslautern, sede della sua Gigafactory, abbia già messo nero su bianco dotazioni finanziarie atte ad avviare i lavori sulle batterie, ha fatto storcere il naso.

Per la nostra Termoli infatti tutto ancora appeso al semplice fatto che l’azienda ha scelto il Molise per la nuova industria e non Mirafiori o Melfi. Poi più nulla, nessun progetto e nessuna anticipazione.

La  Gigafactory  verrà realizzata a Termoli con una riconversione dello stabilimento. Ma non sono sopraggiunti chiarimenti su quali saranno i livelli occupazionali garantiti dal progetto e se lo stabilimento abbandonerà completamente la produzione di motori nel corso dei prossimi anni.

Tutti gli altri nodi al pettine di Stellantis

La riconversione dai motori alle batterie è confermata, ma non si sa da quando, come e in che modalità si passerà da una produzione all’altra. Domande anche queste a cui si chiederà di dare risposta l’11 ottobre. Così come l’azienda dovrà fugare dubbi sulla delocalizzazione dei furgoni verso la Polonia. Un problema che alla Società Europea Veicoli Leggeri (Sevel) di Atessa, preoccupa molto.

A Gliwice le condizioni economiche per Stellantis, in termini di costi produttivi, sono migliori che in Val di Sangro. Infatti la Polonia ha deciso di agevolare gli investimenti delle aziende, con un piano di agevolazioni sulle tasse. Probabile che venga chiesto qualcosa anche al Ministro dello Sviluppo Economico su questo, perché l’Italia non ha adottato piani di incentivazione come la Polonia.

SI affronterà il nodo di Melfi, dove è stata già tagliata una intera linea di produzione. E parliamo di uno stabilimento che ogni anno sforna più della metà delle auto complessive del gruppo, anche ai tempi di Fiat Chrysler Automobiles.

E non potrà mancare un passaggio sui piani occupazionali dell’azienda. Resta infatti il paventato rischio di riduzione della forza lavoro in molti degli stabilimenti italiani di Stellantis. Rischio confermato dai piani di incentivazione all’esodo avviati da Mirafiori a Melfi.

Si parla con insistenza di un taglio di 12.000 lavoratori. Tagli non coperti da nuove assunzioni. Infatti si parla di operare con la formula 3 x 1, cioè ogni 3 allontanati con gli incentivi, solo un nuovo assunto.

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