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Sevel ha riaperto, ma i dubbi restano, ecco il punto

Sevel Atessa

La Sevel di Atessa da ieri è tornata in produzione. Società Europea Veicoli Leggeri, cioè la più grande fabbrica d’Abruzzo (è a Val di Sangro, provincia di Chieti), forse la più grande fabbrica Europea di furgoni.

Aveva fatto scalpore la notizia che la fabbrica fosse stata fermata. La crisi di microchip di provenienza asiatica aveva impattato pure sulla Sevel.

Nel frattempo però, notizia dell’ultima ora, a Gliwice in Polonia hanno sfornato il primo furgone.

E la concorrenza polacca si era affiancata alla crisi dei semiconduttori ampliando le preoccupazioni.

Ma da ieri sera la Sevel ha riaperto. Emergenza finita? Sembrerebbe di no, almeno stando alle ultime.

Tutte le ombre che accompagnano ancora la Sevel di Atessa e tutti gli altri stabilimenti di Stellantis

Una fornitura di semiconduttori ottenuta ha dato ossigeno alla Sevel di Atessa. Questa è la novità più rilevante delle ultime 24 ore per quanto concerne la fabbrica di furgoni abruzzese.

La fabbrica di furgoni leggeri del gruppo Stellantis dopo giorni di serrata, grazie alla fornitura di microchip ottenuta a sorpresa, da ieri sera ha riaperto le attività. Una riapertura che evidentemente è notizia ottima, ma che non spegne le polemiche e non sembra sia una apertura definitiva.

Resta la massima allerta perciò. I microchip continuano a scarseggiare e non è detto (anzi, è assai probabile) che non si richiusa di nuovo. La fornitura che ha consentito un ritorno alle operazioni di fabbrica, al momento è un unicum. La crisi dei semiconduttori, come anche i vertici di Stellantis ribadiscono, dovrebbe durare ancora per mesi.

Il fatto conclamato della riduzione dei turni da 18 a 15 è ancora lì a preoccupare. Così come il futuro di molti lavoratori tra interinali, trasfertisti e dell’indotto.

Infatti resta aperta la vicenda degli oltre 300 lavoratori somministrati che rischiano il posto. SI tratta di lavoratori che non hanno ad oggi le giuste tutele nonostante molti siano addirittura a tempo indeterminato.

Lavoratori provenienti da Agenzie di lavoro interinale, largamente utilizzati alla Sevel, che rischiano ilsncati rinnovo del loro contratto. E ancora, i 600 lavoratori in prestito alla Sevel da altri stabilimenti Stellantis, che rischiano di tornare a casa e in cassa integrazione.

La stabilizzazione dei lavoratori somministrati è da mesi un cavallo di battaglia dei sindacati, che continuano a richiederlo all’azienda, interessando anche il governo a prendere posizione.

La Polonia si muove sui furgoni e fa concorrenza alla Sevel di Atessa

Come se non bastasse tutto questo, anche la concorrenza della Polonia è lì a preoccupare.

A Gliwice sorge una fabbrica del gruppo PSA (quindi Stellantis dopo la fusione tra Fiat Chrysler Automobiles e Peugeot).

La fabbrica che era Opel e dedita alla produzione delle Astra, è stata riconvertita ai furgoni leggeri.

E ieri è emersa la notizia che hanno prodotto in Polonia il loro primo furgone.

Il fatto che da febbraio la fabbrica di Gliwice sarà pienamente operativa, lascia pensare che Stellantis abbia intenzione di delocalizzare.

Anche perché in Polonia il governo ha introdotto agevolazioni e detassazione per le imprese. Cosa questa che inevitabilmente fa gola a società (come Stellantis) che investono.

I sindaci dell’area Sevel preoccupati come i sindacati

Una fornitura di microchip dall’Asia quindi, ha ridato ossigeno alla Sevel di Atessa che torna al lavoro. Ieri sera dopo due settimane di stop lo stabilimento ha riacceso i motori.

Sindacati e sindaci dei Comuni della zona restano in vigile attesa per la mancata conferma di 950 operai tra interinali e trasfertisti. Senza considerare poi la paura sull’indotto.

Le piccole fabbriche che lavorano sulle commesse Stellantis, se si ferma la fabbrica principale sono praticamente senza lavoro.

Ultime notizie positive dalla Sevel

In Val di Sangro producono il Fiat Ducato e Stellantis per sedare le preoccupazioni ha già detto che l’intenzione è di estendere la produzione ad altri furgoni.

Nel frattempo una partita di microchip è stata recuperata dalla Sevel che da ieri sera ha riaperto con il turno delle 22:15.

Nonostante ciò,  dopo la lunga chiusura dovuta proprio alla mancanza di microchip, dopo i sindacati, anche i sindaci polemizzano.

Ben 52 primi cittadini dei Comuni abruzzesi e non interessati dalla Sevel, hanno chiesto l’intervento del governo.

Dopo la mancata conferma di 300 lavoratori somministrati che alla Sevel erano stati assunti come staff leasing, i sindaci hanno tuonato. Preoccupati anche loro dalle notizie provenienti dalla Polonia.

Una fabbrica gemella quella in Polonia, appartenente sempre a Stellantis e dove si andrà ad avviare la produzione di furgoni commerciali, compreso il Fiat Ducato, anche se sembra, solo quello a passo lungo.

A poco sono servite le rassicurazioni del CEO di Stellantis, Carlos Tavares che ha fatto visita ai primi di settembre proprio alla Sevel di Atessa. E tra l’altro ma visita del manager portoghese, Amministratore delegato di Stellantis è coincisa con l’ultima settimana di apertura della produzione in Val di Sangro.

Per la fabbrica di Atessa necessario in incontro e un tavolo permanente, lo chiedono sindaci e sindacati

Non sono certo poche le iniziative che i sindaci del comprensorio hanno avviato. Prima hanno scritto al governo e al Ministero dello Sviluppo Economico chiedendo, come anche i sindacati, l’apertura di un tavolo sulla vertenza Sevel. Adesso hanno scritto pure a Stellantis, chiedendo un incontro urgente.

E si sono mossi pure i rappresentanti dei lavoratori somministrati. Per 300 degli oltre 700 interinali alla Sevel, è certo che da ottobre non ci sarà il ritorno in fabbrica.

E NiDil-Cgil, Felsa-Cisl e UilTemp hanno già allarmato i lavoratori con una loro nota unitaria.

“A Stellantis a pagare sono i più deboli. La notizia non può che destare grande preoccupazione e profondo sdegno perché, ci troviamo di fronte alla consueta modalità per la quale questa categoria viene messa alla porta, senza preavviso e con estrema facilità, nonostante abbiano contratti e missioni a tempo indeterminato e nonostante siano quella parte operativa senza risparmiarsi”, questa una parte della nota polemica dei rappresentanti dei lavoratori somministrati.

“Siamo pronti a fare la nostra parte e non ci rassegniamo all’idea che i primi a pagare queste decisioni unilaterali siano i somministrati che danno il massimo tutti i giorni. E facciamo notare che il sistema della somministrazione contempla la possibilità di fare ricorso agli ammortizzatori sociali previsti proprio per far fronte a situazioni contingenti”, questo ciò che chiedono i sindacati.

Serve estendere le tutele degli ammortizzatori sociali anche ai somministrati quindi.

Sui somministrati Stellantis pare irremovibile

Le azioni dei sindacati e dei sindaci sono importanti soprattutto alla luce del fatto che Stellantis non considera preoccupante la cosa.

La conclusione di una parte dei contratti di somministrazione rientra nelle normali attività di gestione della forza lavoro del gruppo in tutti gli stabilimenti europei nell’ambito di questi momenti di instabilità”, questo sembra abbiano detto da Stellantis.

Sembra quasi che la vicenda venga considerata come una specie di danno collaterale minimo in una fase di instabilità dovuta ai microchip.

Una cosa evidentemente inaccettabile questa, perché anche i somministrati non possono essere considerati numeri.

In pratica, quasi come un effetto collaterale inevitabile e necessario, molti lavoratori potrebbero essere lasciati a casa. Le rassicurazioni dei vertici di Stellantis sono state fin dall’inizio imponenti.

Nessun lavoratore perderà il posto di lavoro, nessuna volontà del gruppo di delocalizzare dall’Italia. Il discorso che Stellantis ha prodotto fin dall’immediato post fusione tra PSA ed FCA evidentemente riguardava i lavoratori interni di Stellantis e pure della Sevel. Ma come sindacati e sindaci continuano a ribadire, c’è uno spaccato dei vari poli produttivi di Stellantis, da non lasciare solo a se stesso.

Indotto e somministrati sono stati per anni parte integrante dei processi produttivi, già con Fiat e poi con Fiat Chrysler Automobiles. Ecco perché anche per loro l’attenzione deve essere massimale.