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Stellantis: domani vertice a Roma, ecco alcuni pareri degli operai

Domani 15 giugno il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti riceverà sindacati e vertici aziendali. In ballo, le problematiche dei lavoratori degli stabilimenti italiani, da Melfi a Mirafiori.

Stellantis

È stato messo in agenda l’incontro tra sindacati, azienda e governo sulle vicissitudini di Stellantis e degli stabilimenti italiani. Domani 15 giugno il Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, in compagnia del Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, riceverà i rappresentanti dei lavoratori ed i rappresentanti dell’azienda franco italiana.

Al centro del dibattito restano le problematiche degli stabilimenti italiani di Stellantis, con quello di Località San Nicola di Melfi in testa. Ed è stato proprio questo a spingere il governo, nelle persone di Giorgetti e Orlando, ad accettare l’invito a convocare un summit come i sindacati di categoria da tempo chiedevano.

Ma sul lavoro dei sindacati gli operai ormai credono poco o sono piuttosto scettici. Domani se ne saprà di più, perché c’è attesa sul vertice, ma anche in passato altri vertici hanno goduto dello stesso tasso di attesa, per poi deludere proprio i lavoratori, che sono quelli che maggiormente rischiano per via della strane politiche aziendali che Stellantis dal giorno successivo alla sua nascita per fusione tra FCA e PSA, ha iniziato ad adottare. Politiche che sanno di austerity, tagli e peggioramento delle condizioni di lavoro nelle fabbriche italiane del gruppo, a differenza di ciò che accade nel resto dei Paesi dove Stellantis ha interessi e stabilimenti.

Da un operaio emerge probabilmente lo stato d’animo generale dei lavoratori di Stellantis

Non è la prima volta che riportiamo dichiarazioni dai diretti interessati delle problematiche che parlano di taglio delle linee produttive, di taglio di occupazione e di cassa integrazione. Infatti come si legge sul sito “Basilicata24.it”, a poche ore dal summit (come dicevamo, in programma per domani pomeriggio, dalle 16:30), un operaio non ha lesinato parole dure nei confronti tanto dell’azienda che dei sindacati, che dovrebbero essere quelli in cui riporre la fiducia dal punto di vista degli operai.

 “In Francia faranno 1300 nuove assunzioni, mentre a Melfi non riusciamo neanche a fare i giorni di lavoro necessari a raggiungere il rateo mensile”, così ha iniziato una specie di intervista un operaio all’uscita dalla fabbrica dopo il suo turno di lavoro. Le voci che dicono come altrove Stellantis stia per avviare piani aziendali di investimento e di nuovi addetti da assumere ha fatto il giro dello stabilimento (parlando di Melfi ma lo sanno un po’ ovunque nelle fabbriche del gruppo in Italia).

Purtroppo le uniche cose che arrivano all’orecchio dei lavoratori sono voci, indiscrezioni e ipotesi, perché anche i sindacati accusano l’azienda di non essere chiara e di non parlare tramite i canali ufficiali ma lasciando che le informazioni escano come un “pour parler”.

Alla vigilia dell’atteso incontro di domani, che si terrà a Roma, e dove verranno coinvolti il Governo, i vertici aziendali e le parti sociali, lo stato d’animo degli operai non è di ottimismo e fiducia, ma resta di seria preoccupazione.

Anche su ciò di cui si parlerà al vertice i dubbi sono tanti

Che sia la questione degli stabilimenti italiani ad essere al centro del dibattito lo hanno confermato i sindacati, ma gli operai, a partire da quello dell’intervista del sito Basilicata24.it non ci credono.

“Sa di cosa parleranno domani a Roma, al Ministero dello Sviluppo economico? Parleranno di transizione alle auto elettriche, mentre i problemi concreti di noi operai rimarranno fuori dalla discussione”, questa la preoccupazione del lavoratore.  “Da più di un mese tra cassa integrazione covid, a cui si sommerà a breve quella ordinaria e le ferie forzate, molti di noi non stanno raggiungendo quelle 12, 13 giornate al mese necessarie a maturare il rateo mensile, da cui dipendono tredicesima, premi di produzione e feri”, così si è espresso l’operaio, che ha messo i puntini sulle i sottolineando come il continuo ricorso alla cassa integrazione non sia un bene, anzi.

Nessuno può nascondere che la cassa integrazione può andare bene per brevi periodi, perché può essere un valido strumento di salvaguardia del reddito di un lavoratore, ma in questo modo, con il suo utilizzo costante e duraturo, l’indebolimento delle buste paga è più che evidente.

Ma non c’è solo la cassa integrazione a preoccupare, perché anche in questo caso, avvalorate da voci e indiscrezioni, mai del tutto smentite in via ufficiale ne da sindacati e ne dai vertici aziendali, si parla di tagli di occupazione e tagli di linee produttive ormai imminenti.

 “Da alcuni mesi si parla di ridimensionamento, del taglio di una linea produttiva. Abbiamo fatto due manifestazioni e i nostri sindacati non hanno né confermato né smentito ciò di cui ormai si parla, senza pudore e senza alcun dubbio, tutti i giorni in fabbrica.  Nei comunicati che diramano assicurano che non ci saranno tagli, licenziamenti, né ridimensionamenti della capacità produttiva, ma questa rassicurazione come si concilia con l’annunciato smantellamento di una linea?”, questa la dura accusa del lavoratore verso coloro che invece dovrebbero fare gli interessi dei lavoratori, sempre secondo la base lavorativa degli stabilimenti.

“Ormai lavoriamo a testa bassa, come dei condannati che aspettano impazienti solo l’ora della sentenza”, queste le dure parole dell’operaio che poi chiude anticipando che domani, al vertice in programma nella Capitale, “si discuterà di massimi sistemi, di transizione all’elettrico, e non uno dei temi concreti di cui le ho parlato, emergerà dal tavolo. Scommettiamo?”.

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