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Codice della Strada preistorico: l’Italia non migliora la sicurezza

Urge una riforma delle regole della circolazione, attesa da anni

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Niente auto elettriche né smartphone, silenzio su app, car sharing, taxi alternativo come Uber. Il Codice della Strada, del 1993, è preistoria. Norme così vecchie e anacronistiche da essere interpretate male soprattutto dai giovani.

Lo sa bene il legislatore, che attraverso un centinaio di decreti ha cercato di mettere pezze qua e là. Ma alla fine il Codice della Strada è diventato come le vie delle nostre città: piene di rammendi, colatine di asfalto, con crepe che si riaprono ai primi freddi. 

Più volte, si è cercato di cambiare una norma chiave. L’articolo 173 vieta  al conducente di far uso durante la marcia di apparecchi radiotelefonici ovvero di usare cuffie sonore. È consentito l’uso di apparecchi a viva voce o dotati di auricolare purché il conducente abbia adeguate capacità uditive a entrambe le orecchie (che non richiedono per il loro funzionamento l’uso delle mani). Nel 2021, letta a un 18enne che deve prendere la patente o che l’ha appena conseguita, suona malissimo.

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Smartphone in auto, senza una regola precisa

Il primo tentativo era di introdurre la parola smartphone. Eppoi di vietare espressamente chat, selfie, puntate nei social durante la guida. Non c’è stato niente da fare. Tra un litigio elettorale e l’altro, quei disegni legge dormono in qualche cassetto del Parlamento.

Un secondo tentativo era di arginare i sinistri da distrazione, sottraendo subito la patente, alla prima infrazione con smartphone in mano. Ma anche questa norma è finita nel dimenticatoio.

Servirebbero poche e semplici regole. Ci sono tante normative, e complesse.

I conti si fanno in fretta. L’Italia ha bucato il target imposto dall’Ue: dimezzare i morti su strada dal 2001 al 2010. Poi il secondo obiettivo: dimezzare le vittime dal 2011 al 2020. Addirittura, con la pandemia, il lockdown, il nostro Paese non ce l’ha fatta.

Nel Piano Draghi presentato a Bruxelles per avere i 248 miliardi di prestiti dall’Ue nel Recovery Fund, neppure mezza riga sul Codice della Strada. Ora, attendiamo i numeri dei sinistri del 2021 per sentirci dire che servono più autovelox…

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