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Stellantis: quale futuro per la filiera italiana?

Il nuovo asset finanziario che coinvolge FCA e PSA dovrà trovare idee e possibilità per un futuro concreto della filiera

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Non è la prima volta che discutendo di Stellantis, ovvero del nuovo assetto finanziario che sorgerà a brevissimo dalla fusione tra FCA e PSA, parliamo anche di filiera. È infatti evidente che il nuovo futuro che legherà i due grandi gruppi del settore automotive europeo (e non solo) interverrà anche su vari elementi fondanti del settore automobilistico stesso.

Ne diviene allora che anche la filiera produttiva rivestirà un ruolo ancora più importante, di cui non si potrà chiaramente fare a meno ma che probabilmente potrebbe subire una qualche razionalizzazione. Da alcuni interventi apparsi su L’Economia, sembrerebbe che FCA non sia rimasta con le mani in mano visto che pare abbia posto in essere alcuni obiettivi che però non citano interventi sulla filiera: “c’è la conferma del piano di investimenti da due miliardi di euro su Torino. La produzione della Nuova Fiat 500 Elettrica a Mirafiori che arriva a pieno regime. Il nuovo battery hub. Il rilancio di Maserati”.

Dubbi sulla filiera

È lecito quindi attendersi qualche dubbio in merito alla filiera che sta alla base del processo produttivo di FCA e di quello che sarà quindi il futuro a trazione Stellantis. Francesco Zirpoli, direttore del Centro per l’Automotive e la Mobilità Innovativa della Ca’ Foscari, ha ammesso a L’Economia che “la fusione con PSA sarà un’opportunità per tante aziende del territorio che avranno più volumi da gestire e quindi potranno fare un salto dimensionale e tecnologico quanto mai necessario. Ma molte non riusciranno a tenere il passo. Serve una politica industriale selettiva per dare linfa alle aziende della filiera più performanti. Gli incentivi ai consumi non bastano”.

Si pensi ad esempio che in Piemonte l’indotto vale la metà del fatturato italiano del settore automotive, oltre 18 miliardi di euro, con occupazioni che superano i 60mila addetti e ben 737 imprese coinvolte: tra queste una su tre dipende dalle commesse poste in essere proprio da FCA per un totale dei ricavi pari ad oltre la metà.

È chiaro quindi che montano i necessari dubbi ora che FCA entrerà a far parte di un asset globale come quello proposto da Stellantis. Le incognite sono tante e tutte plausibili. La condivisione delle piattaforme è un elemento caldo che potrebbe condurre a una riduzione degli ordini: un’eventualità sostenibile per i fornitori più solidi, un po’ meno per chi è più piccolo e si ritrova con una condizione economica al limite. Il tema è importante, bisognerà capire come Stellantis vorrà ragionare sulla questione negli anni che verranno.

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