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Targhe straniere, quando si può o non si può circolare, ecco le norme

La stretta sull’utilizzo di targhe straniere è ormai da mesi in vigore e ci sono regole da seguire per non incorrere in pensanti sanzioni.

targa estera

Sono stati i decreti sicurezza dell’allora Ministro degli Interni, Matteo Salvini a porre un freno ad una delle prassi più adottate in materia di circolazione stradale in Italia. L’utilizzo delle targhe straniere è stato regolamentato in maniera pesante e rigida proprio dai decreti sicurezza dell’ex Vice Premier del governo Conte gialloverde.

L’utilizzo di targhe straniere sui veicoli è limitato a determinate situazioni ed è vietato per cittadini, anche stranieri, che però sono di fatto presenti in Italia da un determinato periodo di tempo.

Vediamo di rinfrescare l’argomento con una dettagliata guida alla normativa vigente in materia di targhe estere, con tutte le eventuali negative conseguenze che il trasgredire a queste regole può produrre.

Targhe auto estere, perché usarle?

Ormai erano diventate di vasto utilizzo da anni e si è deciso di intervenire proprio per eliminare alla fonte il problema. Parliamo dell’utilizzo di targhe straniere dentro il territorio italiano. Imbattersi in una auto con targa straniera era diventato sempre più frequente.

Auto con targhe rumene, bulgare, polacche, oppure tedesche, francesi, di San Marino e così via. Una larga diffusione spinta da diverse motivazioni, tutte votate a “dribblare” la probabilmente più pesante tassazione italiana sui veicoli rispetto ai Paesi esteri in cui invece si preferiva immatricolare l’auto. Dal passaggio di proprietà al bollo auto, dall’Iva sull’acquisto alle imposte di bollo e fino alle eventuali multe del Codice della Strada, la targa estera forse è stata vista da chi la utilizzava, come il modo per sfuggire a questi adempimenti.

Anche in materia multe e violazioni del Codice della Strada, anche se molti potrebbero obbiettare sottolineando il fatto che adesso le banche dati delle motorizzazioni, soprattutto a livello europeo sono centralizzate, l’uso della targa straniera viene interpretato come un modo per diventare fantasmi di fronte agli organi accertatori. Basti pensare agli autovelox che scovano il trasgressore che supera il limite di velocità e manda la relativa multa a casa del proprietario del veicolo, rintracciato per via della targa registrata al Pra.

Si può credere o meno che anche ai cittadini esteri le multe comminate da organi accertatori italiani arrivino a destinazione, ma è anche lecito avere dei dubbi che una multa di un Tutor sulla Autostrada A14 arrivi ad un veicolo immatricolato in Transilvania.

Tasse e multe non sono gli unici motivi che hanno fatto diventare per anni l’utilizzo di auto a targa straniera, una autentica moda in Italia. Anche la polizza Rca, quella obbligatoria sulla responsabilità civile che ogni auto italiana (ma anche estera) deve avere per poter circolare, è un motivo che ha fatto propendere molti automobilisti a immatricolare auto all’estero.

Il prezzo delle nostre polizze è tra i più alti d’Europa come tariffe medie. E se evitare di pagare il bollo in Italia o evitare di rispondere alle multe, genera danno allo Stato, la polizza auto contratta presso una compagnia estera rende senza dubbio meno snello e veloce il risarcimento del danno per i malcapitati che hanno avuto un sinistro con una auto assicurata fuori dai confini nazionali.

Targhe estere in Italia, possibilità di utilizzo e divieti

Proprio allo scopo di risolvere tutti questi problemi con i decreti sicurezza si è voluto porre un freno a queste pratiche lecite ma furbesche. La stretta alla circolazione in territorio italiano, di auto con targhe estere è uno dei capisaldi dei decreti sicurezza di Salvini quando era al Viminale. Un freno quindi alla targa straniera usata come stratagemma per evitare alcune rigide norme e regole vigenti in Italia.

Per via della nuova normativa, non è più possibile circolare con targa straniera in Italia, se il proprietario del veicolo risulta residente nel nostro Paese da oltre sessanta giorni. In pratica, se lo straniero o anche il cittadino italiano (erano davvero molti anche gli italiani a preferire l’immatricolazione estera del veicolo per le motivazioni prima citate) è effettivamente sul suolo italiano da più di 60 giorni, deve per forza di cose avere una auto immatricolata in Italia se vuole continuare a circolare liberamente.

I trasgressori se trovati dalle forze dell’ordine, sono puniti con una multa da 712 a 2.848 euro. Oltre alla sanzione, entro 180 giorni l’auto deve essere re-immatricolata in Italia. Infatti la norma prevede la relativa confisca del veicolo che poi andrà in alternativa alla nuova immatricolazione in Italia entro 180 giorni dalla sanzione, esportata nel paese di origine.

Tutte operazioni che prevedono nuove spese per il proprietario, che comunque resta tenuto pure al pagamento della sanzione. Infatti anche se si decide di esportare il veicolo, questo deve essere munito di targa provvisoria rilasciata dalla nostra Motorizzazione Civile, e sono targhe piuttosto costose. Il divieto riguarda chi abita stabilmente e da oltre sessanta giorni in Italia, ma con delle eccezioni.

Auto con targa straniera, chi può circolare?

In primo luogo è consentito utilizzare un veicolo con targa estera, se lo stesso veicolo è in leasing, cioè se chi lo sta utilizzando lo ha preso a noleggio da una società estera che fa questa attività. Chi non risiede in Italia invece, può utilizzare l’auto con la sua targa originaria, del Paese estero di provenienza, ma massimo per 12 mesi.

Dopo 12 mesi infatti, per portare il veicolo all’estero, il conducente dovrà chiedere alla Motorizzazione un foglio di via e una targa provvisoria. Dovrà consegnare agli uffici il documento di circolazione e le targhe estere, che saranno restituite allo Stato che le ha rilasciate.

Un’altra deroga alla rigidità del divieto di usare targhe straniere è la residenza normale, una salvaguardia per chi pur non essendo residente effettivamente in Italia, trascorre gran parte dell’anno nella Penisola per questioni lavorative ma non solo.

La residenza normale è quel tipo di residenza che riguarda stranieri che per almeno 185 giorni all’anno, per motivi professionali o lavorativi (ma anche personali), sono in Italia stabilmente. Inoltre, anche se la normativa introdotte è restrittiva, anche la guida occasionale spesso viene ammessa e giustificata da Tribunali e giudici. Infatti stando alla normativa vigente, ricevere un parente residente all’estero per le vacanze ed usare l’auto di quest’ultimo, può mettere a rischio multa il conducente pur se occasionale.

Una rigidità che come dicevamo i giudici spesso ammorbidiscono perché magari, familiari residenti in due Stati diversi che si ricongiungono per le vacanze, non sarebbero liberi di prestarsi le auto perché chi la guida è residente in Italia da troppo tempo.

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