Tesla, il titolo crolla dopo il taglio della produzione da parte di Panasonic

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Aumentano i timori intorno alla casa di Elon Musk
Interni di una vettura Tesla

Per Tesla non è un buon momento. Dopo i risultati del terzo trimestre giudicati inferiori alle aspettative, tanto da provocare una decisa flessione del titolo a Wall Street, ora la casa californiana deve fare i conti con il taglio della produzione di batterie per auto elettriche da parte di Panasonic, il suo principale fornitore.

Non appena è uscita la notizia relativa a Panasonic, l’azienda di Elon Musk ha lasciato sul terreno il 5% del proprio valore azionario. Il taglio, infatti, è stato valutato dai mercati come l’ennesima conferma di un deciso rallentamento globale del mercato delle auto elettriche. Un calo che, del resto, era già visibile in Paesi come la Germania, il Regno Unito e gli stessi Stati Uniti.

Logo Tesla

Perché Panasonic ha tagliato la produzione

È stata la stessa Panasonic a precisare i motivi che l’hanno spinta a tagliare i suoi volumi produttivi. In particolare, dall’azienda hanno voluto mettere in rilievo che la produzione ha sofferto non poco per il rallentamento delle vendite di auto green in Nord America. Un dato che, del resto, era già stato evidenziato dallo stesso Elon Musk nella conferenza a margine della pubblicazione dei dati sugli utili del terzo trimestre dell’anno.

L’uomo più ricco del mondo, infatti, in quell’occasione non aveva avuto eccessive remore nell’affermare che i costi di finanziamento più alti collegati al rialzo dei tassi di interesse si sarebbero ben presto riflessi sulle vendite. Il ragionamento del miliardario di origini sudafricane era del tutto logico: in una situazione sempre più complicata, perché le famiglie dovrebbero affossare i già traballanti bilanci domestici acquistando auto elettriche di fascia alta?

Un dato che, naturalmente, non è destinato a riflettersi solo su Tesla. Occorre infatti sottolineare come, all’inizio della passata settimana, già Ford e General Motors avessero deciso di sospendere temporaneamente la produzione di veicoli elettrici in alcuni dei loro stabilimenti. Una decisione anch’essa derivante dalla presa d’atto che i consumatori si stanno allontanando dalla mobilità sostenibile, ritenendo troppo elevati i costi per averla.

Panasonic conferma quanto già si sapeva

La decisione di Panasonic non rappresenta di certo un fulmine a cielo sereno. Il rallentamento dell’economia sta infatti causando grandi difficoltà alle famiglie, in particolare quelle degli strati meno abbienti. In una situazione simile i primi ad essere sacrificati sono i consumi ritenuti non essenziali e l’auto, in particolare elettrica, non lo è.

Secondo Edward Moya, analista senior di Oanda, i dati provenienti dai mercati, con il crollo di Tesla erano facilmente preventivabili: “L’avvertimento di Panasonic sulla debole domanda per le auto Tesla Model S e Model X ha fatto temere a molti che le prospettive economiche globali potrebbero essere peggiori di quanto inizialmente creduto”.

A capirlo, erano del resto state le stesse case automobilistiche alle prese con gli scioperi di United Auto Workers che le stanno mettendo a dura prova. Il passato lunedì, infatti, la General Motors ha deciso di sottoscrivere un accordo di carattere provvisorio con il sindacato. Come del resto avevano fatto in precedenza Stellantis e Ford. In tal modo sono state fermate le interruzioni che rischiavano, a detta di molti analisti, di consegnare un ulteriore vantaggio a Tesla.

Tesla stabilimento

Da quando è iniziato lo sciopero della UAW, comunque, le azioni Tesla hanno dato vita ad una flessione pari al 34%. Non molto dissimili nel comportamento da quelle dei due marchi storici di Detroit, Ford e General Motors, che hanno lasciato sul terreno tra il 30 e il 33%. Ha invece fatto eccezione il titolo di Stellantis, che ha visto aumentare di un terzo il suo valore azionario.

A cosa sarebbe dovuta la debolezza del titolo Tesla?

Il titolo di Tesla, quindi, è in un momento di estrema debolezza. Una debolezza che Gary Black, un investitore del marchio californiano, ha dal canto suo attribuito alle cupe previsioni del produttore di chip Onsemi. Anch’esse da ricondurre alle ripercussioni sul mercato dei veicoli ecologici degli alti tassi d’interesse.

Lo ha fatto in un messaggio pubblicato su X (ex Twitter), in cui ha poi affermato: “ON vende agli operatori automobilistici con una quota superiore al 50% delle vendite globali di veicoli elettrici, inclusi 4 dei 5 principali produttori cinesi di veicoli elettrici.”

A sua volta, l’amministratore delegato di Onsemi, Hassane El-Khoury, ha affermato che i principali clienti europei dell’azienda stanno lavorando nell’intento di svuotare le loro scorte. In questa situazione, proprio la debolezza della domanda è destinata ad aumentare la pressione sul margine lordo di Tesla. Un margine che già si è contratto del 17,9% tra luglio e settembre rispetto al 25,1% di un anno prima. A provocare tale smottamento l’aggressiva politica commerciale condotta a forza di tagli ai prezzi, che ha spinto alla risposta gli altri marchi.

La situazione che si prospetta, anche a causa dei prezzi più competitivi delle auto elettriche cinesi, fa addirittura temere un crollo di Tesla nell’immediato futuro. Resta ora da capire come Elon Musk intenderà reagire a quanto sta accadendo.

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